Il punto è che non ci sono margini per intervenire su altre voci di un bilancio che – come ha spiegato il presidente Cudin alla Commissione - conferma un’oculata gestione, a partire dall’aspetto economico. “In quattro anni di attività – ha riferito - abbiamo chiuso il bilancio sempre registrando un segno positivo e considerando che all’interno della proposta vi sono spettacoli economicamente impegnativi come la lirica o attività di formazione del pubblico che fanno meno “vetrina” ma sono fondamentali per la conoscenza del territorio, il dato è ancor più significativamente importante.
I costi ordinari di gestione della struttura sono attentamente monitorati e calmierati e tutte le altre spese extra attività non sono ulteriormente comprimibili. Gli introiti diretti sono stabilmente aumentati negli anni e, considerata la capienza della sala da cui non si può prescindere, non potranno ampliarsi ulteriormente.
Il pubblico è in continuo incremento, come dimostrato dal costante aumento degli abbonamenti (da 2.082 nel 2005 a 2691 dell’attuale stagione) e dal numero di biglietti venduti in questi mesi e ciò nonostante il difficile momento di crisi. E anche le attività di formazione rivolte alle scuole hanno ricevuto un riscontro tale da dover integrare il numero di recite".
Il taglio dell’attività porterebbe poi a ulteriori minori entrate: meno spettacoli, meno incassi. Perciò, ribadendo che non esistono voci di bilancio significativamente comprimibili e che gli altri enti pubblici o privati locali non possono coprire le minori entrate, l’unica possibilità e ridurre l’attività , generando un impoverimento culturale del territorio. Inoltre considerato che l’attuale stagione teatrale è programmata già da tempo e che impegna circa il 70% del budget del 2010, i tagli, come si diceva, porteranno praticamente alla quasi chiusura della sala da settembre a dicembre
La conseguenza sarà in primo luogo l’impoverimento del tessuto culturale, ma anche la perdita di posti di lavoro per gli operatori del settore e l’avvio di un effetto domino su tutta la rete di imprese culturali ed extra-culturali con cui collaborano i teatri eche ne rappresentano l'indotto.