Le casse del Brescia sono vuote; il furbo presidente Gino Corioni continua a piangere miseria ma, nel calciomercato di riparazione che si è chiuso lunedì scorso, non ha voluto cedere il gioiello più prezioso delle rondinelle. Lo voleva l’Inter (poi è arrivato Pandev); lo cercava il Milan prima dell’esplosione di Borriello; Corvino avrebbe fatto carte false per portarlo a Firenze (per sostituire Mutu); Siena, Lazio e Bologna si erano fatte avanti con gli argomenti che più piacciono a Corioni: i dané; perfino i greci dell’Olympiakos avevano messo sul piatto la bellezza di 7 milioni, ma Corioni ha detto no.
E ha detto no anche Andrea Caracciolo, il 28enne attaccante milanese che con i suoi gol (l’ultimo quello di ieri sera del temporaneo vantaggio contro il Toro) sta cercando di riportare il Brescia nella massima categoria. E ritornare in A dopo 5 stagioni per Corioni significa, grazie ai milioni dei diritti tv, sistemare i bilanci e far vivere di rendita la società. «Non potevo andarmene. Con la città e soprattutto col presidente Corioni ho un debito di riconoscenza», afferma Caracciolo, «perché mi hanno ripreso quando le cose non mi erano andate bene e hanno creduto in me. Hanno investito sui miei gol e ora devo ripagarli». Già, i gol, una specialità che ha fatto di Caracciolo l’Airone, per quel suo modo di gioire a braccia larghe quasi volesse librarsi in volo dopo aver cacciato il pallone nella porta avversaria; una specialità che, grazie anche all’agilità e alla forza fisica, l’hanno portato ad essere in questa stagione il capocannoniere dei cadetti: 17 gol in 20 partite, suo primato stagionale, con una media di oltre 0,8 reti a partita e meglio nei campionati professionistici ha fatto solo il cileno Pinella del Grosseto (che però ha giocato 15 partite).
«Vincere il titolo cannonieri non mi interessa più di tanto – continua l’Airone – non ho un obiettivo personale, ma solo di squadra. Lavoro a testa bassa senza pensare al titolo di cannoniere o alla serie A. Se facessi 30 gol, ma il Brescia restasse in B, non potrei essere felice. È l’obiettivo finale che interessa a tutti noi, anche perché abbiamo tutto per poter centrare la promozione senza passare per i playoff. Se falliamo il salto di categoria, sarà una sconfitta per tutti».
L’amore di Caracciolo per il Brescia ha origini lontane, da quando nel 2001, dopo esperienze al San Colombano e alla Pro Vercelli, il Brescia lo tesserò e Carletto Mazzone lo fece esordire diciottenne in serie A il 6 gennaio 2002 al fianco di Toni al Dall’Ara contro il Bologna. «Fummo sconfitti 2-1, io rilevai Tare e alla fine ci salvammo e giocai 7 partite». Poi un’annata sfortunata a Perugia e il ritorno a Brescia nel 2003, con 12 reti e altrettante nella stagione successiva. Nel 2005 Corioni lo vendette al Palermo per 8 milioni (e Possanzini, ora suo compagno di reparto), ma il rendimento dell’Airone fu altalenante, malgrado gli undici gol. Ma il suo rapporto con Palermo e i tifosi rosanero non fu dei migliori, colpa anche dell’esplosione di Amauri e Toni e nel 2007 emigrò a Genova nella Sampdoria (appena un gol) e nel gennaio 2008 Corioni versò 3,5 milioni alla Sampdoria e altrettanti al Palermo per riportarselo a casa.
«Ho rinunciato a un forte ingaggio con i Rangers Glasgow perché volevo rigenerarmi in questa società che mi ha dato fiducia e mi ha aiutato a maturare. A Palermo avevo mollato io, ma ora non rifarei gli stessi errori. Corioni è per me come un padre, ogni tanto ci punzecchiamo ma è perché ci vogliamo bene. Ecco perché da Brescia non vorrei più andare via, questo è l’ambiente ideale per me perché sto bene anche col tecnico Iachini che ha introdotto un metodo diverso di allenamento rispetto a quello che avevo con Cavasin, al quale ero molto legato. E poi ho un marcatore che non mi molla un attimo: mia moglie Gloria (ex schedina di Quelli che il calcio, ndr) che mi segue ovunque, che guarda con me tutte le partite in tv e che mi fa mille domande. Forse è proprio grazie alla sua marcatura che riesco adesso a fare così tanti gol come non avevo mai fatto in passato».
Gongola Corioni, perché sa che col Brescia in A, la quotazione di Caracciolo (2 presenze nella nazionale maggiore con Lippi e Donadoni e il titolo europeo vinto con l’Under 21 nel 2004), non sarà inferiore ai 10/12 milioni, con una bella plusvalenza pro Brescia.