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Domenica 12 Ottobre 2025
Burocrazia choc: sommersi, da 35mila pagine di norme all’anno. Le imprese di Padova e Verona sono le più “martoriate” dalla cattiva burocrazia - CGIA Mestre, 11.10.25

“Al netto della legislazione europea e di quella regionale - tra Dpcm - Decreti dl Presidente del Consiglio, leggi, decreti, ordinanze ministeriali, delibere, determine, circolari, comunicati, etc. - nel 2024 l’Istituto Poligrafico e la Zecca dello Stato Spa hanno pubblicato 305 Gazzette Ufficiali, a cui vanno sommati 45 Supplementi ordinari e straordinari. Complessivamente questi 350 documenti sono composti da 35.140 pagine. Se quest’ultime fossero state stampate, il peso raggiunto da questa montagna di carta ammonterebbe a 84 chilogrammi. Se, inoltre, avessimo messo queste Gazzette l’una sopra l’altra, otterremmo una pila di carta alta oltre un metro e 90 centimetri. Infine, considerando un tempo medio di 5 minuti a pagina, una persona che si dedicasse a leggerle tutte con attenzione impiegherebbe 366 giorni lavorativi, praticamente un anno (con sabati e domeniche incluse). A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA. Nel 2025, purtroppo, il quadro generale non dovrebbe subire grosse variazioni. Nei primi 9 mesi sono state pubblicate 227 Gazzette Ufficiali e 31 Supplementi ordinari e straordinari, per una foliazione totale pari a 25.888, “solo” 189 facciate in più rispetto a quanto pubblicato nello stesso periodo dell’anno scorso. Rispetto agli anni prima del Covid[1], invece, il confronto è leggermente peggiorato. Se nel 2019, ad esempio, contavamo lo stesso numero di Gazzette Ufficiali e di Supplementi diffuso l’anno scorso, le pagine totali ammontavano a 32.236, 2.904 in meno del dato riferito al 2024. Padova e Verona sono le realtà più danneggiate dalla cattiva burocrazia. In questa analisi la CGIA ha stimato anche il costo annuo che la cattiva burocrazia grava sul nostro sistema economico regionale questo esito è stato ottenuto partendo dai dati de The European House Ambrosetti[2]. Ebbene, il think tank milanese ha quantificato in 57,2 miliardi di euro il costo annuo sostenuto dalle imprese italiane per la gestione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione. Relazioni che, purtroppo, sono spesso condizionate negativamente dal cattivo funzionamento e dalla lentezza della macchina statale. Dopodiché, è stata rapportata l’incidenza percentuale del Pil di ciascuna delle 107 province presenti nel Paese[3] a questo costo complessivo, stimando così il danno economico che la burocrazia pubblica causa a ciascuna di queste aree. Risultato? I territori più penalizzati, ovviamente, sono quelli più caratterizzati dalla presenza delle attività economiche. Per quanto riguarda il Veneto, la situazione più critica la scorgiamo a Padova, dove le imprese ubicate in questa provincia subiscono un costo pari a poco più di un miliardo di euro all’anno. Seguono Verona ad una incollatura, Vicenza con 978 milioni di euro e Treviso con 960. In coda alla classifica scorgiamo Rovigo con 192 milioni di euro. A livello regionale, infine, il Veneto – dopo Lombardia e Lazio - si colloca al terzo posto tra le realtà territoriali più danneggiate dalla presenza di una burocrazia eccessiva e soffocante. Nel 2025, record toccato il 18 aprile con un Supplemento da 5.157 pagine. Tornando alla proliferazione normativa, nei primi 9 mesi di quest’anno la punta massima di “produttività legislativa” è stata registrata il 18 aprile. In quell’occasione, l’Istituto Poligrafico dello Stato ha stampato il Supplemento ordinario n° 13 contenete il testo, le tabelle e i grafici degli ISA (Indici Sintetici di Affidabilità fiscale) che, ricordiamo, da qualche anno hanno sostituito gli studi di settore. In buona sostanza le imprese, i commercialisti, le associazioni di categoria e gli addetti ai lavori si sono trovati tra le mani un tomo da 5.157 pagine che definisce gli indicatori di tutte le attività economiche con le relative specificità territoriali che sono soggette agli ISA. Finalmente, cancellate 30.700 leggi prerepubblicane. Tra la montagna di carte “partorite” quest’anno, sicuramente c’è una pubblicazione che abbiamo salutato con grande soddisfazione. Composto da 1.616 pagine, il Supplemento ordinario n° 14 del 24 aprile ultimo scorso ha abrogato 30.700 atti normativi prerepubblicani relativi al periodo 1861-1946. Si tratta, in particolare, di regi decreti, leggi formali, regi decreti-legge, regi decreti-legislativi, decreti luogotenenziali, decreti legislativi luogotenenziali, decreti-legge luogotenenziali, decreti del capo del governo e decreti del Duce del fascismo, capo del governo. Uno “choc normativo” che, secondo il nostro esecutivo, ridurrà del 28 per cento circa lo stock normativo statale vigente. Ricordiamo, infine, che anche il PNRR prevede tra i suoi obbiettivi una decisa semplificazione del sistema burocratico del Paese[4]. La sovraproduzione normativa ha ingessato la PA. L’eccessiva proliferazione del numero delle leggi presenti in Italia è in larga parte ascrivibile a due fattori: 1) alla mancata soppressione di leggi concorrenti, una volta che una nuova norma viene approvata definitivamente 2) al sempre più massiccio ricorso ai decreti legge che, per la loro natura, richiedono l’approvazione di ulteriori provvedimenti (decreti attuativi). Questa sovraproduzione normativa ha ingessato il funzionamento della Pubblica Amministrazione (PA) con ricadute pesantissime soprattutto per gli imprenditori di piccole dimensioni. Di fronte a questo dedalo normativo il peso della burocrazia e i ritardi decisionali in capo agli uffici pubblici hanno reso la nostra PA tra le meno efficienti d’Europa. Norme scritte male, alimentano corruzione e concussione. Oltre a essere tantissime e in molti casi in contraddizione tra loro, queste leggi sono tendenzialmente scritte male e incomprensibili ai più, per cui applicarle è molto difficile. Questa situazione di incertezza e di confusione interpretativa ha rallentato l’operatività degli uffici pubblici. Di fronte a un quadro così deprimente, i dirigenti pubblici acquisiscono sempre più potere quando stabiliscono scientemente di rinviare o bloccare una decisione. Con tante regole, la discrezionalità dei funzionari aumenta e, conseguentemente, anche le posizioni di rendita di questi ultimi salgono al crescere del valore economico del provvedimento da deliberare. Un corto circuito che in molti casi innesca comportamenti corruttivi o concussivi, purtroppo, molto diffusi in tutta Italia. Cosa fare per migliorare il rapporto tra cittadiniimprese e gli uffici pubblici? Innanzitutto, bisogna semplificare il quadro normativo. Cercare, ove è possibile, di non sovrapporre più livelli di governo sullo stesso argomento e, in particolar modo, accelerare i tempi di risposta della Pubblica amministrazione. Con troppe leggi, decreti e regolamenti i primi penalizzati sono i funzionari pubblici che nell’incertezza interpretativa spesso si “difendono” spostando nel tempo le decisioni. Nello specifico è necessario: migliorare la qualità e ridurre il numero delle leggi, analizzando più attentamente il loro impatto, soprattutto su micro e piccole imprese monitorare con cadenza periodica gli effetti delle nuove misure, per poter introdurre tempestivamente dei correttivi consolidare l’informatizzazione della Pubblica amministrazione, rendendo i siti più accessibili e i contenuti più fruibili grazie all’AI, far dialogare tra di loro le banche dati pubbliche, per evitare la duplicazione delle richieste all’utenza permettere alle imprese la compilazione delle istanze esclusivamente per via telematica procedere e completare la standardizzazione della modulistica accrescere la professionalità dei dipendenti pubblici attraverso un’adeguata e continua formazione.


[1] Ricordiamo che nel periodo pandemico (2020-2022), il numero delle norme a livello nazionale ha subito un forte aumento.
[2] “La PA (Pubblica Amministrazione) da peso a potenziale aiuto alla crescita del Paese”, 2019.
[3] L’ultimo dato disponibile è stato aggiornato a giugno di quest’anno ed è riferito al 2022.
[4] Con la revisione del PNRR approvata a maggio 2025, la scadenza relativa al giugno 2025 è stata cancellata. Tuttavia, visto che è rimasto invariato l’impegno relativo al totale di 600 procedure da raggiungere entro giugno 2026, questa cancellazione ha comportato solo un rinvio delle relative semplificazioni, non una loro eliminazione. Ricordiamo che il PNRR prevedeva anche che, entro dicembre 2021, venissero reclutati 1.000 esperti per aiutare per 5 anni gli enti locali (regioni, provincie, comuni) a semplificare le proprie procedure questo è avvenuto entro la scadenza prevista. Secondo informazioni fornite dal Documento di Finanza Pubblica (DFP), anche grazie a questo sostegno gli enti locali avrebbero introdotto 460 misure di semplificazione. Il DFP, inoltre, è al lavoro per l’adeguamento delle piattaforme SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive), SUE (Sportello Unico per l’Edilizia) e degli Enti terzi coinvolti nei procedimenti agli standard di interoperabilità oltre il 90% delle piattaforme comunali SUAP sarebbe in corso di adeguamento (Fonte: Osservatorio CPI)”. Mentre ci congratuliamo, con CGIA Mestre, per i precisi dati – come sempre – di cui sopra e per avere dedicato la nota, che li contiene, ad un tema, che, mentre danneggia l’economia, pur essendo sentito, non è, in generale, quasi mai, all'ordine del giorno. Leggiamo, fra l’altro, dell’enorme spesa di 57,2 mld l’anno, da parte delle imprese italiane, e di ca. 1 mld, da parte di imprese, a livello regionale. Restiamo senza parole, pur ben sapendo, in qualche modo, modesto, ma, del resto, anche pratico, cosa significhi, nella realtà, burocrazia. Considerazioni e numeri, quelli di CGIA, che fanno rabbrividire, numeri, che ostacolano, non poco, in fatto di efficienza, incidendo, al tempo, sui costi di produzione. La detta nota, comunque, invita chi la legge a riflettere e la politica ad agire rapidamente, per ridurre, o meglio, eliminare, il massimo possibile, come già si sta facendo, il fenomeno paralizzante, in tema, in nome del progresso e della vita nazionale.
Pierantonio Braggio



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