Sonohra, il blues che infiamma Teatro Romano da grandi occasioni
Verona. Verona dolce Verona. I Sonohra sono tornati ieri in città e hanno mandato in tilt il botteghino del teatro Romano con oltre 1800 fan urlanti e decine di altri in attesa fuori, sulle gradinate che salgono a San Pietro e davanti alle transenne.
Ma il ritorno dei fratelli Luca e Diego Fainello nella "Sweet home Verona", come la chiamano loro modificando un classico blues, è stato più un raduno dei fan da tutta Italia che un abbraccio dei veronesi al gruppo pop cittadino più famoso di sempre. C'erano gruppi di "sonohrine" da Salerno, Napoli e Bari, oltre a una folta rappresentanza veneta ("Jesolo c'è", dice uno striscione) e molte altre da Lombardia, Emilia e Toscana. Grazie a Sanremo, ai social network e al recente tour, i Sonohra sono un fenomeno pop nazionale consolidato. Il che, dopo aver assistitito a uno show trionfale come quello di ieri al Romano, pone una questione: quale gruppo pop da classifica, oggi, si sognerebbe mai di infilare in un set dal vivo brani di B.B. King, Bo Diddley ed Eric Clapton, Lenny Kravitz, Dire Straits e Chris Isaak? Insomma, è roba da adulti, mica da teenager! E infatti, se solo i due Fainello si mettessero a girare il circuito dei blues club, avrebbero ai loro piedi gli over 40 appassionati della musica del diavolo. Invece i Sonohra hanno stretto un patto con un altro tipo di demone, quello del pop che li tiene a galla in classifica e permette loro serate perfette come quelle di ieri. Dove il nuovo chitarrista Pietro Cuppone trova collocazione in uno show tutto suonato, dove le chitarre spadroneggiano, passando dal blues al rock'n'roll e arrivando, con "Good luck my friend" all'emo-rock dei 30 Seconds To Mars. Questi suonano davvero; altro che i "fenomeni" dei reality!