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Gioved 28 Ottobre 2010
Feste e ragazze, indagati Lele Mora e Fede

È favoreggiamento della prostituzione nell'entourage del presidente del Consiglio l'ipotesi di reato per la quale sono indagati a Milano l'impresario televisivo Dario «Lele» Mora e il giornalista che guida uno dei telegiornali del gruppo Mediaset, il direttore storico del Tg4 Emilio Fede. Entrambi figurano tra le persone al centro di accertamenti giudiziari imposti dalla natura delle controverse dichiarazioni rese mesi fa da una minorenne di origine marocchina che, più volte scappata dalla famiglia in Sicilia e dalle comunità alle quali il Tribunale dei minorenni l'aveva affidata, ha raccontato i contorni di alcune feste con ragazze e politici nella residenza di Silvio Berlusconi.

L'inchiesta non verte sugli stili personali di vita privata, non può sindacare il tipo di convivialità alla quale ciascuno decide di ispirare le proprie feste, è indifferente alla conclusione che le ragazze possono aver scelto di dare alle serate. Punta invece ad accertare se abbiano concretezza taluni indici del fatto che talvolta tra le partecipanti vi siano state ragazze accompagnate o indirizzate alle feste con preventivate prospettive di meretricio, poi magari tali da suggerire ricatti tentati. Da questo punto di vista, si coglie nell'indagine il tentativo di smarcarsi dal grosso delle dichiarazioni della ragazza, nella quale elementi meritevoli di verifica convivono con circostanze inverosimili. E nemmeno facilitano la comprensione di quanto sta accadendo due coincidenze apparentemente incongruenti per un ragazza che in teoria ha innescato con le sue dichiarazioni una indagine pregiudizievole per le persone di cui ha parlato.

Fede: «Prostituzione? Non so cosa sia»

La prima è che 5 mesi fa la minorenne sia stata ospitata da Nicole Minetti, l'ex igienista dentale di Berlusconi e ballerina di Colorado Cafè, in marzo paracadutata dal premier nel «listino bloccato» formigoniano che l'ha fatta eleggere nel Consiglio della Regione Lombardia. La seconda è che a metà giugno, nella richiesta avanzata dalla figlia di Lele Mora e respinta poi dal Tribunale dei Minori per farsi affidare la ragazza, la minorenne sia stata tutelata da un avvocato (Luca Giuliante) che, oltre a difendere Mora nel procedimento milanese in cui è indagato per bancarotta, è certamente non ostile al partito presieduto da Berlusconi, essendo membro della segreteria regionale del Pdl, tesoriere del partito milanese, ex consigliere provinciale di Forza Italia, e uno dei legali autori del ricorso della lista Formigoni contro l'iniziale esclusione dalle elezioni regionali.

Qualche idea più precisa la può forse avere al momento il parlamentare pdl e avvocato del premier Niccolò Ghedini che, utilizzando le facoltà riconosciutegli dalla legge sulle indagini difensive, in super anticipo su possibili esiti sull'inchiesta (come già fece nel caso dell'intercettazione segreta Fassino-Consorte pubblicata da Il Giornale) ha già interrogato alcuni dei protagonisti di quei contesti di feste. «Le notizie apparse in relazione ad asserite dichiarazioni rese da tale Ruby in merito a episodi che sarebbero accaduti presso l'abitazione del Presidente Berlusconi sono assolutamente infondate», dichiara con il collega Piero Longo. «La stessa Procura di Milano», dove ieri il capo Edmondo Bruti Liberati ha messo i carabinieri a impedire ai giornalisti l'accesso all'ufficio suo e dell'aggiunto Pietro Forno che coordina l'indagine del pm Antonio Sangermano, per i legali del premier «si è puntualmente espressa sull'inesistenza di indagini in tal senso. Del resto, da approfondimenti svolti si è potuto acclarare con numerosissimi riscontri testimoniali la radicale e totale infondatezza delle illazioni giornalistiche avanzate».

Mora ha già sperimentato in passato, con l'avvocato Nadia Alecci, che essere indagato non significa necessariamente finire imputato e tantomeno condannato. Nel luglio 2007 la Procura di Roma lo ha archiviato dall'accusa di aver estorto 50 mila euro al calciatore Francesco Totti. Poi il pm milanese Frank Di Maio ne ha chiesto il rinvio a giudizio ma nel marzo 2008 il gip Enrico Manzi lo ha prosciolto dalle accuse di aver ricattato, insieme al fotografo Fabrizio Corona, il motociclista Marco Melandri, il rampollo degli Agnelli Lapo Elkann, i calciatori ex interisti Adriano e Coco. E nel luglio 2008 il pm potentino Woodcock ha chiesto l'archiviazione dell'accusa di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione di starlette.

Confida dunque di poter ora coronare un analogo proscioglimento anche Fede, che penalmente non era mai stato coinvolto nelle storie «rosa» del premier. Nel 2009, all'epoca del caso suscitato dall'arrivo di Berlusconi alla festa di diciottesimo compleanno di Noemi Letizia, Fede aveva spiegato d'aver fatto in passato un provino alla ragazza come «meteorina» del suo Tg4, presente la mamma della giovane, ma di averla poi scartata dopo averle suggerito di fare un corso di dizione. In seguito l'ex fidanzato di Noemi aveva sostenuto che Berlusconi aveva scoperto la ragazza su un book di foto che Fede avrebbe preso in un'agenzia di Roma e lasciato su un tavolo dopo un pranzo o una cena con il Cavaliere, e aveva anche aggiunto di aver assistito a una telefonata in cui Fede e Berlusconi chiamavano la ragazza: ma il giornalista aveva seccamente smentito queste due prospettazioni, giudicandole «un falso» e attribuendole ai «ricordi rancorosi di un giovane operaio napoletano disilluso».



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