Veneto Agricoltura inquadra il futuro delle pratiche agricole: “L’approccio convenzionale non è sostenibile, bisogna cambiare”.
Le evidenze emergono dal convegno organizzato dall’Agenzia veneta e NaturaSì: “L’agricoltura convenzionale causa progressive perdite di carbonio organico e, senza strategie di recupero dello stesso, i terreni sono destinati a continuare a perdere fertilità e quindi il proprio potenziale produttivo”. In un’epoca che ha necessariamente bisogno di approdare alla neutralità climatica dei processi di produzione, salvaguardando la fertilità e la biodiversità del suolo, l’agricoltura deve puntare a un obiettivo che l’approccio convenzionale non è più in grado di raggiungere: il recupero delle quote di carbonio organico nei terreni coltivati. A certificarlo Veneto Agricoltura e NaturaSì, con il convegno “Quale agricoltura per produrre crediti di carbonio? Casi di studio e prospettive future”, che si è tenuto venerdì 9 maggio presso l’Azienda Pilota e Dimostrativa Vallevecchia e che, con otto specifici interventi mirati, ha indagato la sostenibilità di diverse pratiche agricole alla luce della loro capacità di aumentare il carbonio e quindi la fertilità del suolo. La prima parte dell’incontro è stata dedicata alla presentazione di una serie di dati scientifici di lungo periodo raccolti in diverse realtà agricole, i quali hanno permesso di inquadrare in maniera chiara la questione. “Come evidenziato dalla comparazione dei dati” spiega Lorenzo Furlan, Direttore della Direzione Innovazione e Sperimentazione di Veneto Agricoltura e relatore di apertura al convegno “il parametro decisivo per valutare la sostenibilità delle pratiche agricole è il carbonio organico, in quanto il suo livello determina fertilità e biodiversità nel suolo. Le prove di lungo periodo condotte in Svizzera da FiBL e a Monsalvano dal CREA OF hanno mostrato la capacità dell’agricoltura biologica e biodinamica di far crescere progressivamente il carbonio nel terreno, così come le sperimentazioni svolte da Veneto Agricoltura hanno confermato che anche pacchetti di pratiche agricole sinergiche possono raggiungere lo stesso obiettivo”. “Al contrario” prosegue Furlan “l’agricoltura convenzionale basata sull’aratura, soprattutto quando non prevede significative restituzioni di sostanza organica di qualità, causa una progressiva erosione dei quantitativi di carbonio: a testimoniarlo le prove che il DAFNAE dell’Università di Padova esegue da oltre sessant’anni”. La sessione finale del convegno ha poi spostato il focus sui redditi futuri che i servizi ecosistemici e l’agricoltura biologica potranno garantire agli agricoltori, approfondendo gli scenari aperti dal nuovo regolamento europeo sulla certificazione delle rimozioni di carbonio, promulgato nel 2024. In questa fase, ad esplicitare un aspetto di non scarsa rilevanza, è stato Fausto Jori, amministratore delegato di EcorNaturaSì. “Le pratiche di ripristino del carbonio, da valorizzare per sostenere le aziende agricole biologiche e biodinamiche, necessitano di definizioni univoche e di relative certificazioni, anche per scongiurare pratiche non trasparenti di greenwashing. La nuova normativa europea prevede la definizione di precisi schemi in tal senso che, se sostenuti da oggettive analisi costi-benefici, a partire dai bilanci energetici ed economici, possono essere risolutivi. Questo problema può essere risolto pure estendendo il ruolo degli attuali organismi di controllo del biologico che già da anni visitano e controllano le aziende agricole in regime biologico e biodinamico”. "Il nuovo regolamento europeo sul Carbon Farming è un segnale che denota un'attenzione crescente da parte del legislatore a livello internazionale per i numerosi servizi ecosistemici offerti dalle aziende agricole biologiche e biodinamiche, riconosciute non più solo come produttori di beni primari, ma anche come custodi del pianeta – commenta Gianluca De Nardi, impact manager di EcorNaturaSì ,che aggiunge – "In futuro, le opportunità di reddito di questi agricoltori saranno diversificate sempre più nel pagamento di servizi ecosistemici. I crediti di carbonio sono solo un primo passo". Il convegno insieme a NaturaSì ha rappresentato un importante passo avanti, nel consolidamento delle conoscenze scientifiche, su questi temi, fondamentale per capire come implementare un’agricoltura realmente sostenibile, nel contesto attuale. L’esperienza è importante e determinante, in tutti i lavori, ma, il progresso, con i risultati della moderna, modernissima ricerca, continua, senza interruzione, superando ogni ostacolo e imponendo il nuovo. Al quale, anche l’agricoltura non può sottrarsi, visto che o produce qualità e quantità o rischia la paralisi. Bene, quindi, ascoltare chi, in tema d’innovazione, ne sa di più.
Pierantonio Braggio