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Marted 15 Luglio 2025
Questione “dazi”. C’è d’augurarsi che fra e Europea ed U.S.A., si giunga rapidamente ad un accordo. Qualche considerazione

Il tema dazi, sull’esportazione verso gli U.S.A. preoccupa, ovviamente e seriamente, le economie del globo, ed è, quindi, da mesi, all’ordine del giorno, perché detti dazi o, oggi, dall’americano, ‘tariffe’, se, da un lato, secondo il presidente americano Trump, potranno tornare utili agli USA – per la una parte degli economisti, non è proprio così – gli stessi dazi potrebbero creare la base di partenza di una crisi economica mondiale. CGIA Mestre, ritiene che dazi al 30%, ultimamente, fatti conoscere, ma ancora non vigore, comporterebbero, per l’Italia, una stangata di 35 mld, l’anno. Una tariffa doganale americana del 10%, in sé modesta, rispetto alla precedente, costituirebbe pure un grave peso, che inciderebbe negativamente, sulla già debole crescita. Chiariamo, ove fosse necessario, che per dazio s’intende un’imposizione fiscale, in percentuale, sul prezzo d’origine d’un prodotto, che si intende introdurre nel paese, cui esso è destinato. Tale maggiorazione, imposta dal paese, in cui un prodotto sta entrando, mira soprattutto a limitarne l’importazione, a tutela della produzione locale e dell’economia, in generale, facendo uscire, per il relativo pagamento ai fornitori esteri, meno valuta possibile, in questo caso, dollari. Sinora, la grandissima economia statunitense, la maggiore del globo, è stata in grado di recepire, acquistando, in enormi quantità, merci dai Paesi del mondo, per fare fronte alle esigenze delle proprie imprese e dei propri consumatori. Ciò, anche se a vantaggio delle dette imprese e dei detti consumatori americani, creando enormi esborsi, che hanno pesato e pesano sulla bilancia commerciale americana. Tale bilancia – del resto, presente in ogni paese e misurante il controvalore delle esportazioni e delle importazioni dello stesso – mostra, da tempo numeri negativi e, quindi, danni economici, come, ad esempio, meno produzione interna, causante, come è noto, anche problemi, in fatto di posti di lavoro. Gli Stati Uniti hanno acquistato e acquistano, all’estero, più di quanto abbiano esportato ed esportino, per miliardi e miliardi, con diverse conseguenze, fra le quali primeggiano l’emorragia di dollari, a danno del già altissimo debito pubblico statunitense, che, giustamente, Trump vuole ridimensionare, e il contenimento della produzione interna, contrastata, appunto, dagli acquisti da parte del consumatore americano, attratto, da prodotti di provenienza estera, e ovviamente, a prezzi più favorevoli, che quelli interni, americani. Un risultato, che frena, quindi, l’economia statunitense – causando minore necessità di prodotto locale, minore produzione, e, quindi, di conseguenza, anche minore occupazione, fattore essenziale, per la vita ed il relativo benessere sociale. Certo, non si tratta di sanare la situazione finanziaria, solo con i dazi sull’importazione, aventi lo scopo, appunto, di fare spendere meno al Paese e di farlo produrre di più: questa è solo una delle misure – considerate più o meno valide, a seconda dei punti di vista, di chi segue l’evoluzione economica, che il presidente Trump sta ponendo in atto – ci ripetiamo – per ridurre la spesa all’estero, come cennato, importando meno, e per rinvigorire la produzione, entro i confini. Inoltre, se, nel lungo termine, i consumatori e le imprese U.S.A, accettassero prezzi più alti degli attuali, dovuti all’applicazione dei nuovi dazi, sui prodotti importati – effetto da vedersi… – le casse statali americane incasserebbero abbondante denaro fresco, a riduzione del debito pubblico, ma, il prezzo dell’importato, gravato del dazio, e, quindi, più caro, creerebbe, al tempo, anche inflazione. Sugli Stati Uniti d’America grava un debito pubblico di oltre 35.000.000 mld, che, pari a circa un 130% del Pil – prodotto interno lordo – e in aumento, costa allo Stato oltre i 1000 mld di interessi l’anno, incidendo anche sul valore internazionale del dollaro, che, come è noto, è alla base degli scambi, nell’economia mondiale. Un guaio globale, se l’US Dollar accusasse problemi… Trascurando il fatto, per cui, sin dall’inizio della questione, in tema, una maggiore, rapida, dettagliata chiarezza, nell’informare sull’introduzione dei nuovi dazi – chiarezza che sempre, accanto a certezza, richiede il mondo economico – avrebbe meno terrorizzato le economie nazionali, legate all’export verso gli U.S.A., il problema dazi, con i suoi negativi alti e bassi giornalieri, fa molto, molto impensierire e crea forte inquietudine… Circa 200 sono gli Stati del globo, tormentati dalla voce “dazi”, fra cui, l’Italia, Paesi che, da decenni, hanno sinora goduto e, ancora, godono di forte esportazione, verso l’economia americana, la quale, pur forte e vivace, ha pure, come gli Stati esportatori, gli stessi problemi interni, da risolvere, e che, pertanto, ha massimo bisogno di tenere i conti in ordine, fatto, questo, che contribuisce, al tempo, a mantenere forza al dollaro, quale valuta, non da oggi, di compensazione, a livello internazionale. Non per nulla, il presidente Trump invita ad importare dagli U.S.A…, a compensazione parziale dell’export, verso gli stessi. Sinora, l’export verso gli U.S.A, è stato – e sarà, per quanto realizzabile, in futuro – di massimo supporto a molte economie, grandi e piccole, mondiali. In qualche modo, l’attuale situazione, che ci auguriamo, si calmi, con accordi ad hoc, ci fa riflettere, come, la concentrazione dell’export, verso gli Stati Uniti, vada rivista, non trascurando, al tempo, il fatto che una buona economia non può basarsi esclusivamente su vendite oltre confine e su usate destinazioni. In tal senso, torna utile pensare a promuovere maggiormente e incisivamente la diffusione di propri prodotti, a livello interno e a non dimenticare – torniamo al punto, sul quale, insiste Trump – l’import di prodotti statunitensi. L’attuale questione dazi deve renderci consapevoli che, per decenni e decenni, le economie del globo, compresa l’italiana, hanno basato il proprio sviluppo economico – e, d’altra parte, forse, non c’è stata e, ancora non c’è via migliore – concentrandolo sull’export verso gli Sytuti Uniti, non pensando, mai pensando, ad una incisiva diversificazione delle destinazioni della propria produzione. Gli U.S.A. sono un grande Paese, evoluto e capace, con una numerosa popolazione, ma – come è di ogni Stato, necessitano di denaro, per fare fronte alle numerose esigenze locali ed internazionali, per sistemare le quali, compreso, dicevamo, l’enorme debito pubblico – il pur grande Pil americano non basta più, per cui, gli U.S.A., per buona amministrazione, devono ricorrere al contenimento della spesa e, laddove possibile, risparmiare ed incassare…, anche, come ripetuto, attraverso i dazi…. Quindi, riassumendo, la manovra dazi, o tariffe, favorirebbe gli Stati Uniti, con minore import, con corrispondente, minore spesa all’estero, con maggiore produzione interna e, quindi, con più occupazione, nonché forti entrate, derivanti dai dazi stessi. Un metodo – ¬ l’applicazione di dazi – che, ha i suoi pro e i suoi contro, perché può essere dannoso, per l’America stessa, mentre lo è certamente per i Paesi esportatori, cui, per salvarsi, non resta – cosa comune, del resto – che contrattare e giungere a “tariffs” accettabili, benché, non senza conseguenze negative, ovviamente, per le economie interessate. Dobbiamo, quindi, come si sta facendo, a livello europeo, contrattare e giungere ad accordi, anche perché non possiamo e non dobbiamo raffreddare i centenari rapporti d’amicizia, sinora, altamente positivi, con quegli Stati Uniti d’America, che, non solo hanno incisivamente contribuito, negli anni Quaranta del 1900, a liberarci da fascismo e nazismo, ma anche a garantirci la libertà, nei decenni successivi. E, non dimentichiamo, che relazioni amiche, con gli U.S.A. sono e saranno sempre essenziale, per l’Italia e per l’e Europea. Eravamo abituati troppo bene… Anche gli Stati Uniti devono provvedere a tutelarsi e a rafforzare, come, sopra, evidenziato, il loro dollaro, la cui forza, giova, certo, agli U.S.A. stessi, ma, evidenziavamo dianzi, anche al globo, per cui, non solo tale forza monetaria dev’essere mantenuta, ma, anche dovutamente e costantemente consolidata. Ora, a Bruxelles, stiamo trattando, preferendo, ad una inutile e devastante guerra commerciale, una rapida soluzione negoziata, atta a creare rinnovata collaborazione, fra e Europea e Stati Uniti, e certezza, che è quanto l’economia si aspetta.


Pierantonio Braggio



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