«La sera portavo a spasso il cane, adesso non più. C’è il coprifuoco». Damiano Larotella abita da cinquant’anni in via Giaggioli, vicino il capolinea della linea 28 e lungo la salita che collega il caseggiato di Cologna a via Commerciale. La zona, tranquilla e circondata dalla frescura del bosco, da qualche tempo registra la presenza di cinghiali che si spingono fin dentro i giardini delle abitazioni provocando danni alle colture e gran spavento agli abitanti. «Posso considerarmi fortunato - racconta Damiano sul terrazzo di casa - non ho mai incontrato personalmente un cinghiale, ma sarei curioso di vederne uno. Quel che trovo la mattina in giardino sono i bulbi dei tulipani estirpati: l’ultimo episodio risale a un mese fa, ma qua dietro - dice indicando le abitazioni dei vicini - i problemi sono quotidiani». «Da questo inverno - aggiunge la moglie - i cinghiali sono diventati ormai di casa». E la conferma arriva da Alessandra Viviani che, insieme al marito e ai sette figli, risiede vicino all’abitazione dei Larotella: «Ogni notte è la stessa storia - spiega - i nostri due cani cominciano ad abbaiare perchè nei paraggi ci sono alcuni cinghiali. «Non è difficile incontrarli anche sulla strada principale: una sera avevamo un appuntamento ma non abbiamo potuto muoverci perché un gruppetto di loro stava proprio qui, lungo questo vialetto sterrato che fa da ingresso all’abitazione». Seduti all’ombra di un poggiolo, la signora racconta dei danni arrecati al giardino e alle piante dei fiori. Gli alberi da frutto circondano le case arroccate lungo la ripida salita, ma la rilassata atmosfera campagnola è solo apparente. Dopo il tramonto non c’è anima viva, gli unici movimenti sono quelli di pochi coraggiosi che con fare sospetto rientrano alle proprie abitazioni: «Le mie figlie hanno paura - racconta Alessandra - e si fanno accompagnare fino al portone dai rispettivi fidanzati. Una sera uno di loro ha anche ripreso un gruppo di cinghiali che gironzolava in strada. Ma i cinghiali - interrompe la figlioletta Maria - sono anche all’asilo di Rebecca!” (in via Commerciale, ndr). “Si è voluto costruire nuove case - conclude il figlio Francesco - e così facendo ci si è spinti verso il bosco, sconfinando sul territorio degli animali». Attraversando via Commerciale e i binari del tram, verso il campo scuola Draghicchio, si incontra via Amendola. Al numero 4 Livio Micheli si gode la pensione lavorando l’orto della casa appartenuta alla madre. Al suono della parola cinghiale, Livio si precipita subito in giardino: «Ho dovuto recintare tutto, vede? Ho dovuto arrangiarmi come potevo». Di naturale hanno ben poco le reti di materasso addossate lungo il perimetro della proprietà, e la recinzione casalinga non sembra funzionare a dovere: «E’ impressionante - commenta - posso piantare solo i pomodori perché di zucchine e cetrioli i cinghiali sono ghiotti». In diversi punti infatti le reti di protezione sono state sollevate dalle incursioni dei maialini selvatici. «Beh, per farla breve - conclude Livio - io avrei la soluzione: un laccio intorno al collo. Ma non si può, e così succede che i danni degli incidenti causati dai cinghiali li debbano pagare gli automobilisti!». Risalendo via Amendola, dai piani alti del palazzo al civico 6 si domina lo spazio sottostante, con una visuale che dal campo di calcio arriva al bosco. «Pur chiudendo il cancello - racconta la moglie di Stelio Slamic - i cinghiali riescono ad entrare lo stesso facendo danni al terreno che sta davanti all’ingresso. Noi dalla terrazza vediamo tutto - prosegue il marito - Si tratta di un gruppo, probabilmente la mamma con i piccoli che, alla ricerca di cibo, si spinge fin dentro il campo sportivo. Abito qui da dodici anni e questa storia ha avuto inizio quasi tre anni fa. Avrei paura - conclude la donna - ad uscire la sera e trovarmeli davanti».