Valentina Lodovini: odio i pregiudizi però non sono «rompiscatole»
Non c'è solo la questione dei pregiudizi in Benvenuti al Sud, il film del momento. Valentina Lodovini, 32 anni, aveva una piccola questione personale risolta proprio nell'Italia riconciliata del regista Luca Miniero. Ha detto: «È la prima volta in cui tette e fianchi mi vengono esaltati». Perché la sua femminilità è stata sacrificata? «Ho avuto la fortuna di non essere mai stata etichettata. Se pensi a Vicari (Il passato è una terra straniera) dove ho il volto sfregiato, alla ragazza della porta accanto con Mazzacurati (La giusta distanza) o alla moglie tradita con Francesca Comencini (A casa nostra), il mio corpo non era mai stato delineato. In questa donna semplice di un gruppo strampalato ho una fisicità che finora non era mai venuta fuori».
Però, a proposito di etichette, lei ha detto: «Sono stufa di essere definita l'anti-Bellucci»... «Beh, solo perché siamo nate in due piccole città dell'Umbria, anche se io sono cresciuta in provincia di Arezzo. Sono le etichette dei media. Monica l'ho vista una volta da piccola. Si è conquistata tutto da sola, parla quattro lingue, è bella, intelligente». È vero che le piace il fatto che la gente non la riconosca? «Sì, significa che mi sono trasformata nei personaggi. Il lavoro dell'attore è di essere anonimi e continuare a lavorare. È un vantaggio: a Napoli mi hanno chiamata Daniela, come la fidanzata di Giancarlo Siani in Fortapàsc di Marco Risi. Poi è vero che senza un pubblico non esisti. In Benvenuti al Sud ero in sala con la gente che mi rideva intorno e alla fine applaudiva, come a teatro. È l'amore che ti riempie».
Lei quali pregiudizi ha combattuto? «Quello di essere donna. Ogni volta che hai qualcosa di ridire gli uomini ti rinfacciano che sei fragile, troppo sensibile o peggio isterica. Però è vero che i ruoli femminili più belli li hanno scolpiti registi uomini. Penso a Kieslowski, a Woody Allen e soprattutto a Una giornata particolare di Scola, dove Sophia Loren ha bisogno di essere amata e a sua volta non riesce ad amare. Io sono anche quello che i personaggi mi hanno fatto diventare».
Valentina da ragazza come vacanza estiva chiedeva a sua madre di portarla al Festival di Venezia. «Mi svegliavo all'alba per i biglietti. Ricordo di aver sbattuto contro Robert De Niro, protagonista di Sleepers. Era il '96, avevo 18 anni. Nella ressa mi persi, non avevo cellulare, non so come, riuscii a entrare da dietro oltrepassando le transenne e a un certo punto sbattei contro De Niro. Rimasi scioccata. Poi ricordo Claudio Bisio: non gli chiesi l'autografo, mi vergognai e gliel'ho detto sul set di Miniero».
Ha frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia, divideva la casa con altre allieve. «Un'esperienza speciale, piena di arte. Ero in classe con Giulia Bevilacqua che ha fatto Distretto di polizia, con Alessandro Roja che ha fatto Romanzo criminale in tv, e con Alba Rohrwacher dividevo anche casa. Una vita da reclusi, a scuola otto ore al giorno, poi i compiti. Tre anni pieni di gioie e di paure, di lacrime e di silenzi, di sorrisi e di gelosie. Di complicità. Con Alba ci compensavamo, il mio periodo disordinato coincideva col suo ordinato, e viceversa. Quando una era giù di morale l'altra era su».
Lei ha fama di rompiscatole. «Non è vero, è un gioco tra me e Marco Risi. Detesto il pressapochismo, non sono mai sicura, la stessa battuta puoi dirla in cento modi. Voleva che piangessi e urlassi in una scena di Fortapàsc, mentre ero in crisi con il Giancarlo Siani di Libero De Rienzo. Io dicevo che quelle lacrime erano sbagliate, che stava sbagliando Siani...».
Il 26 novembre esce La donna della mia vita di Luca Lucini, lei è una violoncellista: prima sta col donnaiolo Alessandro Gassman, poi si mette col fratello forse fin troppo dolce Luca Argentero. «Una commedia sofisticata sugli equivoci, un amore che prima di compiersi deve conoscere l'inganno». Sembra una storia geometrica alla Harold Pinter. «Sono d'accordo, un copione perfetto scritto da Cristina Comencini». Le hanno offerto il ruolo di Anna Magnani di cui non può parlare. Poi la fiction con Riccardo Scamarcio Il segno dell'acqua in onda a febbraio per Raiuno. «È un film di nove ore diviso in sei puntate. Una storia quasi epica. C'è il melodramma, il poliziesco, la ricerca del padre. Io e Riccardo siamo poliziotti, Michele Riondino il mio fidanzato». Infine Cose dell'altro mondo di Francesco Patierno con Diego Abatantuono: «E lì finalmente farò, dopo tutte persone di saldi principi, una donna completamente ipocrita. Mi mancava».