Verona è stata scelta tra diverse città per il tour italiano del movimento pacifista contro la guerra in Ucraina.
‘’Europe for Peace’’ è un progetto comune nell’ambito della mobilitazione, che dal 20 al 26 febbraio, porta le attiviste Kateruna, Darya e Olga, per far conoscere l’orrore della guerra e l’impegno per una risoluzione non violenta del conflitto russo-ucraino. Tra le città designate, Fiumicino, Roma, Modena e Ferrara, spicca anche Verona; il tour poi proseguirà nei prossimi giorni a Milano e a Brescia.
Perché Verona? Non è sicuramente un caso. Si ricorda il suo impegno a partire dallo scorso settembre, quando è partito il più grande movimento pacifista contro la guerra in Ucraina; e inoltre, a Verona il 7 gennaio si è tenuto l’incontro nazionale che ha coinvolto le figure più significative del pacifismo, del mondo sindacale e religioso, a cui hanno partecipato anche il sindaco Damiano Tommasi e il vescovo Domenico Pompili, con l’intento di giungere a convocare la Conferenza internazionale di pace. L’obiettivo è stato raggiunto, perché l’incontro è stato programmato per giugno proprio a Verona.
Le tre attiviste si sono raccontate in modo profondo e significato, restituendo lo scenario di una realtà tragica, sotto gli occhi di tutti: è quello che accade nei Paesi coinvolti nel conflitto. Le storie, diverse ma così affini tra loro, hanno un unico obiettivo: sollecitare la ricerca di soluzioni alternative alle armi, fermare il conflitto, rispettare il diritto dell’uomo di poter vivere.
Di seguito, le loro testimonianze.
Kateryna Lanko, attivista del Movimento Pacifista Ucraino. “Sono qui per oppormi alla schiavitù militare e alla guerra. Nel mio Paese nel 2014 abbiamo scelto l’Europa, i valori europei che sono anche i valori della pace. Ora nel mio Paese non sono più garantiti i diritti umani, per chi decide di non prendere le armi non ci sono opzioni se non la prigione e il nascondersi, un vero paradosso. Come movimento pacifista ucraino crediamo sia importante mostrare che esistono possibili alternative pacifiche alla soluzione del conflitto. Sono davvero importanti non solo iniziative come queste, ma anche l’appello alla difesa dei diritti umani e per questo chiediamo il supporto internazionale. I diritti umani sono fondamentali anche in tempo di guerra per promuovere vie pacifiche per la pace. Quando parlo di diritti umani parlo anche di non avere discriminazioni sul diritto fondamentale di poter avere salva la propria vita. Adesso in Ucraina non è permesso agli uomini dai 18 ai 60 anni di lasciare il proprio paese, ciò significa che coloro che non vogliono prendere le armi per salvarsi non possono farlo. Penso che un primo passo in questa direzione sia proprio difendere coloro che hanno posizioni pacifiste nel mio Paese. Questo dimostrerebbe che è possibile avviare metodi alternativi alla soluzione del conflitto e magari che possano essere d’ispirazione alle istituzioni per un cessate il fuoco, la pace nel mio Paese e la fine di questa guerra che produce per noi tantissime sofferenze”.
Darya Berg, attivista russa. “Vi assicuro che in Russia ci sono tante persone che non vogliono in nessun modo farsi coinvolgere da questa folle e sanguinosa guerra. Abbiamo lanciato perciò questo progetto ‘Go By the Forest’ il cui scopo è supportare la resistenza civile non violenta in Russia e al tempo stesso permettere al maggior numero possibile di persone di evitare la mobilitazione. Da settembre 2022 abbiamo aiutato più di 4000 persone a trovare un rifugio, ad attraversare il confine e garantendo supporto legale e psicologico. Ho bisogno del vostro aiuto per creare corridoi umanitari per gli obiettori di coscienza e disertori, un compito fondamentale che affidiamo a voi come istituzione di un Paese europeo che può attivarsi per questo riconoscimento giuridico. Penso che davvero questo possa essere un grande contributo nel fermare la guerra e nel sostenere tutte le persone che in Russia non sono con Putin”.
Olga Karach, attivista, giornalista e politica bielorussa. “Ho una missione speciale che oggi condivido con voi, rubare dalle mani di Lukashenko il suo esercito. Aiutateci ad evitare che Lukashenko e il suo regime possano invadere l’Ucraina. Con la nostra organizzazione Our House il 1°marzo 2022 abbiamo lanciato una campagna dal nome femminista ‘No significa no’ perché pensiamo che gli uomini abbiano il diritto di prendere le armi e di non partecipare alla guerra. La verità è che Lukashenko ha paura di noi e per ciò inasprisce la sua repressione. Io per il regime sono considerata una terrorista, se torno rischio la pena di morte, in Bielorussia vige un regime di terrore ma non dobbiamo fermarci, il regime ha paura di noi e sa che possiamo rubargli dalle mani l’esercito. E’ per questo che sono qui e chiedo il vostro supporto per questa missione speciale di non violenza. L’auspicio è che da oggi in poi lotteremo insieme per la pace.”
Di fronte a questi racconti e alla realtà disarmante restituita dalla narrazione della guerra, bisogna domandarsi: è davvero così difficile porre fine a queste sofferenze?