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Marted 11 Febbraio 2025
Coldiretti, ortofrutta: in Italia, persi quasi 300mila ettari in 15 anni. Vantini: troppi i fattori contro la campagna....

Coldiretti, ortofrutta: in Italia, persi quasi 300mila ettari in 15 anni. Vantini: troppi i fattori contro i nostri frutteti.

Serve dare redditività. alle imprese. Negli ultimi quindici anni sono andati persi 200mila ettari di frutteti, con la superficie coltivata a frutta e agrumi che è scesa per la prima volta sotto la soglia dei 500mila ettari. Come conseguenza della riduzione della superficie, si stima si siano persi (sono stati tagliati per cessazione della coltivazione) oltre 200 milioni di piante da frutto. Non va meglio il settore di ortaggi, legumi e patate, con una perdita di superficie coltivata stimata nello stesso periodo in altri 100mila ettari. Sono i dati che Coldiretti ha diffuso in occasione di Fruit Logistica, il più importante appuntamento europeo per il settore, in corso a Berlino in questi giorni e che terminerà oggi. Anche a Verona si registra un costante segno negativo relativamente agli ettari dedicati all’ortofrutta: dal 2014 al 2023 in particolare per le fragole si parla di -70% (da 900 Ha a 270 Ha), per le pesche di -60% (da 2902 Ha a 1166 Ha), per i meloni -28% (da 938 Ha a 673 Ha), per i kiwi -27,5% (da 2887 Ha a 2088 Ha), per le ciliegie -23,5% (1736 Ha a 1328 Ha) e per le mele -8% (da 4418 Ha a 4075 Ha), secondo i dati relativi agli ultimi dieci anni rilasciati da Veneto Agricoltura e rielaborati dal Centro studi Coldiretti Verona. Ciononostante la nostra provincia mantiene il primato regionale per SAU (Superficie agricola utilizzata): nel 2023 rappresentava il 72% della superficie agricola veneta, quella coltivata a fragola e a pesca l’82%, meloni il 77%, kiwi e ciliegie rispettivamente il 76% e il 75%. Risulta meno preoccupante la situazione delle orticole, altro settore per cui Verona ha numeri di tutto rispetto su base regionale: se si fa eccezione per il radicchio, la cui SAU è scesa del 35% negli ultimi dieci anni, per le altre colture gli ettari sembrano mantenere un assetto abbastanza stabile o addirittura ottimistico come nel caso della superficie a zucchine che è quasi raddoppiata passando da 520 Ha nel 2014 a 1035 nel 2023. Tornando alla situazione nazionale, il primato produttivo italiano in Europa rischia di vacillare a causa di una molteplicità di fattori, a partire dai prezzi troppo bassi pagati agli agricoltori, che spesso non coprono neppure i costi di produzione. Gli effetti dei cambiamenti climatici che negli ultimi anni hanno letteralmente devastato il Frutteto Italia, tra maltempo e siccità: nel 2023 le alluvioni hanno causato un calo del 63% del raccolto di pere e del 30% di quello di pesche e nettarine. Nel 2024 la siccità ha tagliato di quasi il 20% la produzione di agrumi, mentre quella del kiwi è crollata del 50% a causa della moria, con danni anche a nocciole e ciliegie. Ai problemi causati dal clima si sommano quelli dell’invasione di insetti e malattie aliene, che si sono accaniti sulle produzioni nazionali, dalla cimice asiatica alla Drosophila suzukii, il moscerino killer che attacca ciliegie e uva. Per non parlare dei danni causati dagli animali selvatici (cinghiali in primis), sempre più numerosi e affamati di prodotti coltivati nelle nostre campagne. Spesso, peraltro, i frutticoltori nazionali si trovano nell’impossibilità di difendere i propri raccolti a causa della mancanza di sostanze fitosanitarie adeguate (in Italia l’utilizzo di fitofarmaci, si è ridotto del 50% negli ultimi 30 anni e i prodotti utilizzati sono passati da oltre un migliaio a circa 300), mentre tardano ad essere rese disponibili le nuove tecnologie non Ogm per il miglioramento genetico (Tea). “Con tutto ciò – interviene Alex Vantini, presidente di Coldiretti Verona - si riduce fortemente il nostro potenziale produttivo e l’Italia è passata da essere un paese esportatore ad avere un saldo in volumi negativo, importando più ortofrutta di quella esportata, anche per la mancanza di reciprocità delle regole con i paesi extra-Ue che esportano ortofrutta che possono contare su costi di produzione più bassi ed utilizzano pesticidi da noi vietati e manodopera sfruttata e sottopagata”. Ma, secondo Coldiretti, il problema riguarda anche i consumi. Negli ultimi cinque anni le famiglie italiane hanno tagliato gli acquisti di frutta di ben 21 chilogrammi, con un impatto pericoloso anche dal punto di vista della salute. Se si aggiungono anche gli ortaggi il “conto” sale a 40 kg in meno, secondo l’analisi Coldiretti su dati Cso Italy. “Serve incentivare il livello di aggregazione, - riflette Vantini - stimolando i processi di fusione delle strutture, rendendo più attrattiva l’adesione alle OP, anche introducendo nuove misure finanziabili nei piani operativi, come interventi per combattere gli effetti dei cambiamenti climatici come sistemi di risparmio idrico e invasi, imballaggi ecologici, compostabili, riutilizzabili, assicurazione dei crediti commerciali, fondi di mutualizzazione”. “Nonostante tutte le difficoltà – conclude Vantini - ancora oggi migliaia di imprenditori credono nel proprio lavoro e garantiscono altissimi livelli di qualità sempre più imitati al mondo, basti pensare che il fenomeno dell’italian sounding non risparmia nemmeno l’ortofrutta, ma è fondamentale riconoscere questo valore in termini di redditività delle imprese”. L’agricoltura è sempre presa nella tenaglia di un complesso di fattori, che spesso, in mancanza di volontà e di tenacia, non invoglia, certo, ad impegnarsi, sulla terra. Ed è più che comprensibile. In parte, a portare a tale situazione è il mestiere, in sé stesso, mestiere, che definiremmo eroico, perché appesantito a da un insieme di cause, che, dato il loro grande numero, non possono essere, dettagliatamente, elencate. “Solo” alcuni dei problemi, sopra citati, che negativamente incidono, sul non semplice lavoro di agricoltore: cambiamenti climatici, alluvioni, ormai, all’ordine del giorno; insetti dannosi; animali selvatici, mancanza di fitosanitari adeguati, burocrazia, spese d’ogni tipo… e ben altro. Un tutto, che, unito alla bassissima quotazione dei prodotti e a minori consumi degli stessi, ha portato e porta alla riduzione di terreni coltivati e, addirittura, anche, a esportare meno e ad importare di più. Dicevamo: temi, già sopra, evidenziati, ma, che ripetiamo, perché, sugli stessi è necessario e doveroso riflettere, onde, ove possibile, adatte soluzioni trovare. Anche perché, non dimentichiamolo, l’agricoltura è vita...!
Pierantonio Braggio




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