L’imponente Giubileo dei giovani, concluso con Veglia e Messa. Le parole di papa Leone XIV, la gioia del milione di presenti e le testimonianze dei veronesi partecipanti. Il Pontefice: “Costruire un mondo più umano”!
Comunica Diocersi di Verona: «Una grazia per la Chiesa e per il mondo»: così Leone XIV ha riassunto il Giubileo dei giovani che si è concluso nella tarda mattinata di domenica 3 agosto davanti al milione di partecipanti alla due giorni a Tor Vergata. Nel grande spazio alle porte di Roma sono arrivati nel pomeriggio di sabato i circa 1.200 veronesi, sapientemente guidati dallo staff della pastorale giovanile diocesana e accompagnati da 33 sacerdoti. Tra loro don Marco Isolan, una delle guide degli oltre 300 diciasettenni a cui è stato dedicato un programma speciale durante la settimana, e don Gabriele Vrech che ha accompagnato circa 70 giovani della diocesi di Verona che hanno voluto assaporare la sfida della speranza – tema del Giubileo 2025 – vivendo alcuni giorni con i coetanei de L’Aquila entrambi non hanno nascosto l’emozione di tornare, da parroci, di quella spianata di Tor Vergata che li aveva visti presenti 25 anni fa alla Giornata mondiale della gioventù. Veronesi ve n’erano anche tra il nutrito gruppo dei volontari del Giubileo, come Andrea Cipriani, 21 anni, di Sant’Anna d’Alfaedo, non nuovo a queste esperienze, essendo da poco anche reduce dal pellegrinaggio Unitalsi a Lourdes. Dopo un pomeriggio di festa, i giovani hanno vissuto con grande intensità e in un clima di forte raccoglimento la Veglia di preghiera presieduta da papa Leone XIV che, rispondendo alle domande di tre giovani ha raccomandato a tutti di puntare sul «volersi bene in Cristo» perché «l’amicizia può veramente cambiare il mondo» sul riconoscere Gesù come Signore della vita e in lui «trovare il coraggio di fare le scelte difficili» sull’ascolto del Vangelo con il suo invito ad amare secondo lo stile di Gesù, cercare la giustizia, servire il prossimo, in modo da «costruire un mondo più umano». I veronesi, soprattuto chi era nuovo a questo tipo di esperienze, è stato impressionato dal silenzio totale che si è creato per tutto il tempo dell’adorazione eucaristica. Dopo la raccomandazione del Santo Padre a riposare almeno un po’ è iniziata la lunga nottata all’aperto, dove non sono mancati preghiere e canti: i veronesi erano sparpagliati in vari settori, ma facilmente riconoscibili dai tanti vessilli gialloblù. La sveglia per tutti è stata molto presto per prepararsi alla Messa conclusiva, con papa Leone che, nell’omelia ha invitato a guardare all’incontro «con Cristo Risorto che cambia la nostra esistenza, che illumina i nostri affetti, desideri, pensieri» e che apre a una vita «che si rigenera costantemente nel dono, nell'amore». Al termine della celebrazione il Papa ha dato appuntamento alla Giornata mondiale della gioventù che si terrà a Seul nell’agosto 2027 e invitato a portare il saluto e condividere l’entusiasmo con tutti i loro coetanei, in particolare a coloro che vivono in situazioni e Paesi che non gli hanno permesso di essere presenti.
Giorgia Teboni, 19 anni, di Angiari racconta: «È stato bellissimo in questi due giorni, durante la Veglia e la Messa con papa Leone XIV, scoprire come tutti questi giovani si siano ritrovati per una sola persona, un solo nome, quello di Gesù. In questi due giorni ho visto la grandezza del Signore, la potenza della sua misericordia. Quello che mi porto a casa da questo Giubileo è un cuore nuovo, pieno di speranza e rinnovato dalla luce di questi giorni». Marta Righetti e Anna Rapacioli, di Borgonuovo, aggiungono: «L’atmosfera è stata meravigliosa. Eravamo tutti vicini e, nonostante le diverse lingue e culture, condividendo tutti uno stesso obiettivo, ovvero l’incontro con Gesù. Passando tra i vari settori si notava la semplicità delle persone e un grandissimo aiuto reciproco! Siamo state colpite dalle parole di pace e ci auguriamo che siano un aiuto per noi, ma pure un segno per tutte le persone». Di emozione grandissima parla anche Pietro Chiaramonte di Villafranca, tra i giovani che hanno raggiunto Roma in canoa: «Abbiamo avuto per giorni la possibilità di vedere il mondo da un punto di vista diverso e fare esperienza concreta di condivisione della fatica ora mi auguro che possiamo portare tutto questo nel nostro quotidiano». Della due giorni finale, così come del percorso per arrivarci, si sono riempiti i profili social dei tanti giovani, anche grazie all’accortezza di alcuni, come Michele Turrina della parrocchia di Santa Maria Immacolata, che con il drone ha documentato il percorso del gruppo a piedi ha condiviso tutta l’esperienza anche con la moglie Lucia Cona, che confida: «Durante questi due giorni a Tor Vergata ho sperimentato cosa vuol dire essere membra di un unico corpo che è la Chiesa, unite nell’amore di Cristo. Nella tappa finale di questo lungo cammino, ho compreso che la fatica e la gioia di essere lì non era più una cosa solo mia, ma un’esperienza di fede vissuta insieme a chi ha scelto di credere nell’unico vero Amore». Un evento, quindi, straordinario, unico, che commuove e che conforta, confermandoci esso che, i giovani del globo saranno attivi operatori, nella creazione – come ha chiesto il Pontefice – di “un mondo più umano”.
Pierantonio Braggio