Al Salce, si riaccenderà la Torcia Olimpica di Cortina 1956
La Torcia Olimpica di Cortina 1956 si riaccenderà al Salce per la grande mostra “Il Magico Inverno. Bianche emozioni dalla Collezione Salce“ allestita in entrambe le sedi del Museo Nazionale trevigiano, al Santa Margherita e al San Gaetano. La mostra, che prenderà il via tra un mese, il 21 novembre per restarvi sino al 29 marzo, è curata da Elisabetta Pasqualin e deriva da un concept di Sergio Campagnolo.
La torcia brillerà al centro dell’abside della chiesa di Santa Margherita, ad introdurre e focalizzare la sezione che la grande mostra trevigiana riserva alla rievocazione delle Olimpiadi cortinesi del dopoguerra. Nel catalogo edito da Antiga Edizioni a rievocare quegli storici giochi olimpici sarà un brillante saggio di Massimo Spampani nel quale si ricorda come quelle Olimpiadi “furono una straordinaria iniezione di fiducia nell’avvenire… Per il nostro Paese il momento era ancora molto delicato. Una Repubblica nata da poco sulle macerie della guerra, che aveva sì al Governo, quando vennero assegnati i Giochi, un uomo – Alcide De Gasperi- che si era meritato la stima internazionale, ma che doveva ancora fare i conti con una difficile situazione politica e sociale. Eppure il CIO non volle negare a Cortina il risarcimento dovuto per la cancellazione – causa la guerra - dei Giochi del 1944, già assegnati, e ripose la fiducia nell’Italia. Ma tutto era da dimostrare. Quando il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, in uno straripante stadio olimpico di Cortina, quel 26 gennaio 1956, pronunciò la formula rituale con cui i VII Giochi olimpici invernali erano ufficialmente aperti, molti occhi, tra i diecimila presenti, luccicavano. Solo un brivido per un attimo gelò lo stadio: quando il campione di pattinaggio Guido Caroli, ultimo tedoforo, si inciampò nel cavo di un microfono finendo orizzontale sul ghiaccio, ma salvando la fiamma sacra, che continuò ad ardere nella fiaccola impugnata dalla sua mano destra”.
Furono Olimpiadi molto diverse da quelle adesso in programma: all’epoca tutti gli atleti, per potervi partecipare, dovevano essere dilettanti, ragion per cui Zeno Colò, che aveva dato il suo nome ad un modello di scarponi, venne squalificato. Gli venne concesso di portare la fiaccola olimpica scendendo con gli sci dalla Tofana nella staffetta che precedette l’accensione del tripode. E delle gare fu solo spettatore. Gli sponsor erano banditi… Cortina ’56 segnò anche innovazioni: per la prima vota, il giuramento degli atleti venne affidato ad una donna, la sciatrice Giuliana Minuzzo. Per la prima volta ai giochi olimpici prese parte l’e Sovietica, partecipazione problematica nel pieno della Guerra Fredda. Per la prima volta le Olimpiadi vennero trasmesse in diretta europea dalla televisione, impresa davvero pioneristica per i mezzi tecnologici dell’epoca. Gli atleti, le loro storie, divennero popolari a livello planetario.
In quei giochi l’evento sportivo divenne anche appuntamento mondano, con feste e galà nei grandi alberghi e una bellissima Sophia Loren a dominare la scena.
“Cortina - conclude Spampani - era entrata degnamente nella storia dello sport olimpico”, con una cifra distintiva che sarà anche quella di Milano Cortina 2026.
Mostra promossa dal Ministero della Cultura – Direzione regionale Musei nazionali Veneto – Museo Nazionale Collezione Salce, in collaborazione con il Museo dell’Emigrazione e il Museo dello Sportsystem, con il contributo della Regione del Veneto e della Camera di Commercio di Treviso e Belluno e il patrocinio della Provincia Comune di Treviso, Confindustria Veneto est, Fondazione Sportsystem, RAI Veneto, Cultural Olympiad di Federazione Milano Cortina 2026, e del Coni comitato di Treviso. Sponsor tecnico Hausbrandt 1892.