Nel Veronese, quasi un terzo delle superfici venete ad agricoltura biologica. “B/Open”, la prima rassegna, dedicata al Biologico, si svolgerà, nei giorni 9 e 10 novembre, presso Veronafiere, con convegno, sul tema: “L’agricoltura biologica: un’opportunità
L’importante è, oggi, per il consumatore, che frutta e verdura garantiscano massima sicurezza per l’organismo. Ci riferiamo, ove possibile, ad una produzione al naturale, lontana da trattamenti, dannosi alla salute. I tecnici invitano, quindi, a puntare sull’agricoltura smart, che si basa su sensori e su intelligenza artificiale, per ridurre fortemente l’utilizzo di fitofarmaci e accorciare la filiera, con riduzione degli intermediari e promozione della produzione locale. Obiettivi importanti, sottolineati da Roberta Martin, eletta presidente della nuova Sezione Agricoltura biologica di Confagricoltura Verona, per dare impulso alle coltivazioni bio ed essere in linea con il Green deal, la rivoluzione verde dell’Unione Europea, che si pone, tra l’altro, il raggiungimento della neutralità climatica, entro il 2050. Sensibilità verso le persone e verso l’ambiente, quindi, nella presente attualità, che nel Veronese, è già in forte crescita, come dimostrano i dati di Aveprobi, l’Associazione veneta dei produttori biologici e biodinamici. Nel Veronese, sono 15.000 gli ettari di superficie bio, sui 50.000 del Veneto, con oltre 300 operatori e 900 aziende agricole, che fanno parte nel settore sui circa 4.500 regionali. A Verona, quindi, si concentra quasi un terzo del mondo agricolo veneto che produce e commercia alimenti con sostanze e processi naturali. “Un forte impulso alla crescita arriva dalla viticoltura, che costituisce il 30 per cento delle superfici bio – spiega Roberta Martin, che nella nuova Sezione biologica sarà affiancata dai vicepresidenti Agnese Fiorio e Giorgio Pasqua -. Anche il mondo delle erbe officinali è in forte crescita, con un 30 per cento, in più di vendite, per la preparazione di tisane e affini. Il mercato dei cereali, invece, è stabile, senza incremento di superfici. Per quanto riguarda la frutticoltura, la curva è altalenante, con aziende, che entrano ed escono dal bio, a seconda del trend di mercato, dell’andamento meteo o delle fitopatie, che peraltro colpiscono zone a macchia di leopardo: abbiamo, ad esempio, territori più colpiti dalla cimice asiatica, rispetto ad altri. In generale, comunque, i dati sono in crescita, perché sia le aziende agricole che i consumatori sono orientati verso prodotti. sempre più naturali”. Comunque, conforta il fatto che la grande distribuzione abbia aumentato le vendite di settore dell’11%. Biologico: tale voce, nei fatti, significa anche sviluppo economico e lavoro per i giovani…
Pierantonio Braggio