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Luned 15 Luglio 2024
Imprese: calano i prestiti, aumenta il rischio infiltrazione della criminalità, anche in Veneto.

“Nell’ultimo anno, gli impieghi vivi alle imprese[1] venete sono diminuiti del 7,2 per cento (in termini assoluti -5,1 miliardi di euro), con un picco in provincia di Verona del -11 per cento (-1,7 miliardi). Continua, pertanto, la riduzione dei prestiti bancari alle nostre aziende, così come in buona parte del Paese. Ricordiamo che negli ultimi 12 anni[2], in Veneto, i presti bancari alle aziende sono crollati del 32,9 per cento (-32,2 miliardi di euro). E’ evidente che questo risultato è stato in parte provocato dalla crisi, che in questo arco temporale, ha colpito molti istituti, presenti nella nostra regione (Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banca Antoniana, etc.). Per l’Ufficio studi della CGIA, questo trend rischia di alimentare, indirettamente, un fenomeno molto preoccupante che, ormai, non riguarda solo le regioni del Sud, ma anche quelle del Nord: vale a dire, la presenza sempre più diffusa nell’economia reale delle organizzazioni criminali. In questi momenti così particolari, infatti, sono gli unici soggetti che dispongono della liquidità necessaria per “aiutare” chi si trova in difficoltà economico-finanziaria, in particolare nei settori ad alta intensità di contante (ristorazione, intrattenimento e sale giochi), in quelli che richiedono il controllo del territorio (edilizia) e nei comparti meno innovativi che non richiedono competenze specialistiche[3]. Insomma, le attività economiche sono le principali “prede” di chi vuole reinvestire i proventi ottenuti illecitamente. Un’ulteriore conferma viene anche dall’Europol[4]; secondo questa Agenzia, l’80 per cento delle organizzazioni criminali, attive in Europa, utilizza le imprese nelle loro attività illegali. E’ vero, come sottolinea la CGIA, che il calo degli impieghi dell’ultimo anno anche in Veneto è sicuramente condizionato dalla diminuzione della domanda di credito da parte delle imprese, dall’elevato costo del denaro e dalla diminuzione degli investimenti in macchinari, dovuta all’attesa delle agevolazioni previste dalla nuova transizione 5.0. Tuttavia, i segnali di una presenza consolidata della criminalità, nel mondo delle imprese settentrionali, risalgono almeno a 30 anni. I reati spia ci segnalano il rischio infiltrazione. Come dimostrano alcuni studi realizzati dalla Banca d’Italia, a livello territoriale, la presenza più diffusa delle organizzazioni economiche criminali si registra nel Mezzogiorno, anche se, ormai, molte evidenze altrettanto inquietanti segnalano la presenza di queste realtà illegali nelle aree economicamente più avanzate del Centronord. La letteratura specializzata evidenzia che, storicamente, i territori dove l’economia locale è fortemente condizionata dalla spesa pubblica e il livello di corruzione della pubblica amministrazione è molto elevato, sono più vulnerabili dal potere corruttivo delle mafie. Induttivamente è possibile riconoscere un’area geografica più a rischio di un’altra, anche dal riscontro di una elevata presenza di reati spia. Nei territori, dove il numero di denunce all’autorità giudiziaria, per estorsione/racket, usura, contraffazione, lavoro nero, gestione illecita del ciclo dei rifiuti, scommesse clandestine, gioco d’azzardo, etc., è molto alto, la probabilità che vi sia una presenza radicata e diffusa di una o più organizzazioni criminali di stampo mafioso è molto elevata. Il Sud, Roma, Latina, Genova, Imperia e Ravenna sono le aree più a rischio infiltrazioni. In Veneto, allerta a Venezia e Padova. In uno studio realizzato verso la fine del 2021, secondo la Banca d’Italia[5], la penetrazione territoriale della Mafia Spa non riguarda solo il Sud; purtroppo, come dicevamo più sopra, presentano un indice di presenza mafiosa[6], molto preoccupante, anche realtà del Centronord, in particolar modo, le province di Roma, Latina, Genova, Imperia e Ravenna. Meno colpite delle precedenti, ma comunque con forti criticità si segnalano, sempre nella ripartizione centrosettentrionale, anche le provincie di Torino, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Varese, Milano, Lodi, Brescia, Savona, La Spezia, Bologna, Ferrara, Rimini, Pistoia, Prato, Firenze, Livorno, Arezzo, Viterbo, Ancona e Macerata. Meno investite da questo triste fenomeno sarebbero, invece, le province del Triveneto (con leggeri segnali in controtendenza a Venezia, Padova, Trento e, in particolar modo, Trieste. Trieste, Gorizia, Novara e Trento, dove il taglio del credito si è fatto sentire di più. In Veneto credit crunch, a Verona. Nell’ultimo anno, a livello provinciale, la contrazione degli impieghi vivi erogati dalle banche alle imprese si è sentita maggiormente a Trieste (-18,5 per cento pari a -756,9 milioni di euro), a Gorizia (-14,1 per cento pari a -154,7 milioni), a Novara (-13,8 per cento pari a - 460 milioni) e a Trento (-13,5 per cento pari a -1,6 miliardi di euro). Ad eccezione di Gorizia, sono territori che un rischio di presenza mafiosa particolarmente elevato. In Veneto, la caduta più pesante si è registrata a Verona, con un importante -11 per cento (-1,7 miliardi). Seguono Rovigo con il -7,4 per cento (-142,4 milioni) e Vicenza con il – 6,6 per cento (-904 milioni di euro). A livello regionale, infine, sono le realtà del Triveneto quelle più interessate dalla contrazione dei prestiti. Sempre, nell’ultimo anno, il Trentino Alto Adige ha subito una diminuzione del 10,4 per cento (-3 miliardi di euro), il Friuli Venezia Giulia del -10,3 per cento (-1,6 miliardi di euro), la Valle d’Aosta del -8,7 per cento (-155 milioni), le Marche del -7,6 per cento (-1,2 miliardi) e il Veneto del -7,2 per cento (-5,1 miliardi di euro). In termini percentuali meno credito soprattutto alle piccolissime imprese. Se, come dicevamo in precedenza, nell’ultimo anno la riduzione dei prestiti bancari alle imprese venete è stata del 7,2 per cento (-5,1 miliardi di euro), le piccolissime imprese (quelle con meno di 20 addetti) hanno subito una contrazione dell’erogato del 9,4 per cento (-1,1 miliardi), mentre quelle, con più di 20 addetti, hanno visto scendere il flusso del 6,8 per cento (-3,9 miliardi di euro). Ancora una volta, nel rapporto tra banche e imprese, anche nella nostra regione, le micro e le piccolissime risultano essere le più penalizzate.
______________________ [1] Prestiti bancari al netto delle sofferenze tra aprile 2023 e aprile 2024; [2] Da aprile 2012 (inizio crisi debiti sovrani) ad aprile 2024; [3] Marco Simonini, Il profilo finanziario delle imprese infiltrate dalla criminalità organizzata in Italia (Estratto non tecnico dello studio), Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia, Banca d’Italia, Quaderni dell’antiriciclaggio n. 17, marzo 2022; [4] EU SOCTA 2021, Serious and organised crime threat assessment[5] Sauro Mocetti e Lucia Rizzica, “La criminalità organizzata in Italia”, Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza n° 661, dicembre 2021, pag. 10; [6] Tale indice è calcolato incrociando i dati riferiti a: omicidi di stampo mafioso, reati di associazioni di tipo mafioso, Comuni sciolti per mafia, imprese confiscate alle mafie, omicidi volontari, danneggiamenti a seguito di incendi, attentati, estorsione, sfruttamento della prostituzione, produzione e traffico di stupefacenti, contrabbando, riciclaggio. Da un’indagine realizzata su un campione di 3.500 imprese, invece, sono stati “calcolati” l’indice di vittimizzazione, la percezione di acquisizioni “insolite”, la percezione di finanziamenti “anomali” e la percezione di violenza ed estorsioni”.
Assenza di concessione di credito e infiltrazione di criminalità. Non solo, un problema, come, un tempo, quando, ogni giorno, si parlava, senza capirne troppo, perché, il termine inglese, credit crunch, era, inizialmente, impenetrabile, pur portando con sé, ovviamente, il suo devastante effetto. Fatto è che, oggi, tale effetto – sempre più ridotta concessione di credito all’impresa, dovuta, fra le altre cause, anche a giusta cautela, nel concederlo – sempre deteriore, è accompagnato dalla presenza o dalla diffusione di criminalità, pronta ad agire, in base a legge ferrea, propria e rovinosa, per chi ne viene coinvolto. Il tema credito o concessione di credito, nella sua stretta realtà, è essenziale per lo sviluppo dell’impresa e, quindi, per l’economia, dalla quale dipende il benessere della società. Dobbiamo, e dovremo, quindi, attentamente e severamente pesare le parole di CGIA Mestre: “…calano i prestiti, aumenta il rischio infiltrazione della criminalità”… Speriamo in una pur modesta riduzione del tasso di riferimento BCE, ove l’inflazione lo permetta, e, quindi, dei tassi su linee di credito e mutui. Qualche modesto segno non manca.
Pierantonio Braggio





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