In Veneto, 8.500 le imprese, in “odor di mafia”. CGIA Mestre, 14.12.24
“In virtù dei dati in possesso dell’UIF - Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia - struttura che, per legge, riceve ogni anno dagli intermediari finanziari di tutto il Paese, centinaia di migliaia di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette – è stato possibile mappare il numero delle imprese, presenti in Veneto, che potenzialmente sono contigue a contesti di criminalità organizzata. Oltre alle segnalazioni ricevute, l’UIF ha incrociato anche gli scambi informativi acquisiti, sia dalla Direzione Nazionale Antimafia, che dall’Autorità giudiziaria. Grazie a questo mix di dati è stato possibile censire uno stock, pari a poco più di 8.500 imprese venete, che potrebbero essere potenzialmente controllate o collegate, a vario titolo, alle organizzazioni criminali di stampo mafioso . Padova e Venezia le realtà più a rischio. Analizzando la diffusione territoriale in Veneto delle aziende in “odor di mafia”, scorgiamo che il territorio, che ne conta di più, è la provincia di Padova, con 2.355 unità. Seguono Venezia, con 1.854, Verona con 1.391, Treviso con 1.295, Rovigo con 370 e Belluno con 74. Tra le provincie di Padova e Venezia, è concentrato quasi il 50 per cento delle attività imprenditoriali a rischio “presenti” nella nostra regione. Imprenditori nel mirino. Gli ambiti criminali, in cui le mafie fanno business, sono numerosissimi. Tra i principali segnaliamo il narcotraffico, il traffico d’armi, lo smaltimento illegale dei rifiuti, gli appalti pubblici, le scommesse clandestine, il gioco d’azzardo, l’usura, il contrabbando di sigarette e la prostituzione. Tra le attività esercitate da queste consorterie malavitose, le estorsioni sono quelle più remunerative e le vittime di questo reato sono, quasi esclusivamente, imprenditori. Non solo. Nei territori, dove il numero di denunce all’Autorità giudiziaria per estorsione/racket - ma anche per reati ambientali, contraffazione, lavoro nero, caporalato, etc. - è molto alto, la probabilità, che vi sia una presenza radicata e diffusa di una o più organizzazioni di stampo mafioso, è altrettanto elevata. Boom di denunce per estorsione. In questi ultimi anni, l’estorsione è uno dei pochi reati che ha registrato un forte aumento del numero delle denunce. Negli ultimi dieci anni, infatti, i delitti denunciati in Veneto dalle forze di polizia all’Autorità giudiziaria per estorsione sono più che raddoppiati (+116,1 per cento). E in particolar modo a Nordest, fa sapere la Direzione Investigativa Antimafia , questo fenomeno si sta diffondendo, senza ricorrere più a minacce esplicite e men che meno all’uso della violenza, ma cercando una specie di “complicità”, con le vittime, imponendo, ad esempio, l’assunzione di personale o fornendo altre tipologie di servizi/forniture. Oppure, proponendo alle imprese soluzioni “condivise”, con reciproci vantaggi, come l’attività di fatturazione, per operazioni inesistenti, ove le vittime devono corrispondere in contanti anche l’importo dell’IVA, che, poi, deve essere versata all’erario, dal committente. Consentendo così a quest’ultimo di onorare l’adempimento fiscale e al contempo di occultare la richiesta estorsiva di denaro. Situazione critica in tutto il Veneto: in 10 anni denunce quadruplicate a Belluno e più che triplicate a Vicenza. Come dicevamo in precedenza, tra il 2023 e il 2013, in Veneto, le denunce per estorsione sono aumentate del 116,1 per cento, contro una media nazionale del 66,2 per cento. In termini complessivi, è il Mezzogiorno, con 3.877, la ripartizione geografica, che nel 2023, ha registrato il più alto numero di denunce; seguono il Nordovest, con 2.945, il Centro con 2.573, e il Nordest con 2.043. Sempre nello stesso arco temporale, tra le province venete, invece, le variazioni di crescita più importanti hanno interessato, in particolare, Belluno, con il +330 per cento, Vicenza, con il +248,8 per cento, Verona, con il +127,7 per cento, Treviso, con il +123,7 per cento, Venezia, con il +94,8 per cento, Rovigo, con il +92,9 per cento, e Padova, con il +42,5 per cento. In valore assoluto, infine, la provincia di Verona è quella che nel 2023 ha registrato, con 148 denunce, l’ammontare complessivo più alto registrato in Veneto. Seguono Vicenza, con 143, Padova, con 124 e Venezia, con 113”.
___________________ [1] Banche, assicurazioni, società finanziarie, società di leasing, notai, commercialisti, etc. [2] E’ evidente che la certezza dell’infiltrazione può avvenire solo ed esclusivamente a seguito di un’attività investigativa e giudiziaria.[3] E’ un reato contro il patrimonio, perpetrato attraverso l’impiego di violenza o minaccia, al fine di costringere taluno a compiere, tollerare od omettere atti, ottenendo così un ingiusto profitto per sé o per altri, a danno della vittima. [4] Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia (luglio-dicembre 2023).
Ringraziamo CGIA Mestre, per il quadro, dettagliato e, al tempo, pesantissimo, in vero, in fatto di “odor di mafia”, in Veneto, auspicando che l’intervento delle Autorità competenti, riesca a debellare, ovviamente, anche se, al momento, non al completo, il fenomeno, in tema, nell’interesse delle imprese, dell’economia, e quindi, della società.
Pierantonio Braggio