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Sabato 11 Gennaio 2025
Caro bollette: per le imprese venete, +1,5 miliardi, rispetto al 2024. CGIA, Mestre 11 gennaio 2025.


“Quest’anno, le bollette potrebbero costare all’intero sistema imprenditoriale del Veneto ben 1,5 miliardi di euro in più, rispetto al 2024, pari a un aumento del 19,3 per cento. In totale, la spesa complessiva dovrebbe toccare 9,5 miliardi: di questi, 7,1 sarebbero, per l’energia elettrica, e 2,4, per il gas. Queste stime arrivano dall’Ufficio studi della CGIA e si basano, su un’ipotesi del prezzo medio dell’energia elettrica, nel 2025, di 150 euro per MWh e del gas a 50 euro per MWh; mantenendo così una proporzione di tre a uno, tra le due tariffe, come si è verificato nei due anni precedenti. Per quanto riguarda i consumi, si è fatto riferimento ai dati del 2023 e si è ipotizzato che rimangano costanti anche nei successivi due anni[1]. In Veneto, in un anno e mezzo, spesi 10 miliardi di aiuti pubblici, per mitigare i rincari. Anche se quest’anno ci aspettiamo un aumento importante dei costi energetici, questo sarà comunque molto inferiore a quanto abbiamo vissuto durante il periodo più critico della recente crisi energetica che ha colpito tutta Europa tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2023 (vedi Graf. 1). È importante ricordare che oggi non abbiamo più quelle misure pubbliche adottate all’epoca che hanno aiutato a contenere gli aumenti delle bollette sia per le famiglie che per le imprese: stiamo parlando di un totale di ben 92,7 miliardi di euro[2], di cui almeno 10 miliardi sono stati erogati alle famiglie e alle imprese venete. Dobbiamo evitare l’aumento dell’inflazione. Quest’anno gli effetti dell’aumento delle bollette potrebbero farsi sentire pesantemente sui bilanci sia delle imprese che delle famiglie. Ma c’è un altro aspetto negativo da considerare. Così come accaduto negli anni passati, potremmo trovarci davanti a un’impennata dei prezzi del gas e dell’energia che rischiano di provocare una spirale inflazionistica. Ricordiamoci che nel biennio 2022-2023, la crisi energetica ha causato una significativa perdita del potere d’acquisto, per lavoratori dipendenti e pensionati; senza contare l’aumento dei tassi d’interesse e quindi il costo maggiore del denaro, che ha messo in difficoltà investimenti e crescita del Pil. Ma c’è dell’altro. Gli esperti paragonano l’inflazione a una “tassa ingiusta”: infatti, riduce la quantità di beni e servizi acquistabili da tutti noi ed è particolarmente, dura, con chi è già economicamente fragile. Difendere i consumi e spendere bene i soldi del Pnrr. Per contrastare efficacemente il rallentamento economico in corso, in primo luogo dobbiamo evitare il crollo dei consumi interni, obbiettivo che potrebbe non essere conseguito se l’inflazione, a causa di un forte impennata dei prezzi dei prodotti energetici, dovesse tornare a crescere. In secondo luogo è necessario spendere bene ed entro la scadenza (31 agosto 2026) le risorse del Pnrr ancora a nostra disposizione; praticamente 130 miliardi di euro. Secondo la BCE, l’utilizzo di tutti i prestiti e le sovvenzioni che ci sono stati erogati da Bruxelles farà aumentare in via permanente il nostro Pil nello scenario migliore dell’1,9 per cento fino al 2026 e dell’1,5 per cento fino al 2031, rispetto a un Pil senza questi speciali sostegni post-pandemici. Rincari top al Nord: in particolare in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. A livello regionale, visto che la maggioranza delle attività produttive e commerciali sono ubicate al Nord, i rincari relativi al 2025 di luce e gas interesseranno, in particolare, le aree che presentano i consumi maggiori: vale a dire la Lombardia con un aggravio di 3,2 miliardi di euro, l’Emilia Romagna con +1,6 miliardi, il Veneto con +1,5 e il Piemonte con +1,2. Sull’incremento di costo previsto per quest’anno che, ricordiamo, a livello nazionale dovrebbe essere pari a 13,7 miliardi, 8,8 (pari al 64 per cento del totale), saranno in capo alle aziende settentrionali. Più cara l’energia del gas. Come dicevamo più sopra, la variazione di spesa rispetto l’anno scorso interesserà maggiormente l’energia elettrica del gas. Gli imprenditori veneti pagheranno le bollette elettriche un miliardo in più e quelle del gas solo, si fa per dire, 480 milioni. Per l’elettricità gli incrementi più significativi riguarderanno sempre il Nord, in particolare la Lombardia con 2,3 miliardi aggiuntivi, il Veneto, come dicevamo, con +1 miliardo e l’Emilia Romagna con +986 milioni. Il settentrione dovrebbe farsi carico di oltre il 61 per cento dell’incremento di costo (vedi Tab. 2). Per quanto concerne il gas, invece, i costi aggiuntivi interesseranno soprattutto la Lombardia con +887 milioni, l’Emilia Romagna con +660 milioni e il Veneto con +480 milioni. Dei 3,9 miliardi di rincari relativi alle bollette del gas, 2,8 miliardi (pari al 70,8 per cento del totale) dovrebbero gravare sulle imprese del Nord. L’11% dei consumi di energia e il 12% di quelli gas del Paese sono in capo alle imprese venete. Con 49.331 GW/h di consumi elettrici registrati nel 2023, pari al 23,8 per cento del totale nazionale, la Lombardia è la regione che ha le imprese più energivore d’Italia. Seguono le realtà produttive del Veneto con 22.578 GW/h (10,9 per cento del totale) e l’Emilia Romagna con 20.934 GW/h (10,1 per cento del totale). Sui 207.434 GW/h consumati a livello nazionale, il 61,3 per cento è attribuibile alle imprese del Nord (vedi Tab. 4). Anche per quanto riguarda il gas, la regione che nel 2023 ha censito i consumi più elevati è Lombardia con 48.201 GW/h (22,4 per cento del totale nazionale). Seguono l’Emilia Romagna con 35.828 GW/h (16,7 per cento) e il Veneto con 26.057 GW/h (12,1 per cento). I consumi del gas della nostra regione incidono sul dato nazionale del 12,1 per cento, mentre quelli riconducibili alle regioni del Nord sono apri al 70,8 per cento del dato Italia. Ecco i settori più a rischio rincari. Con un’eventuale impennata dei costi delle bollette elettriche, i settori più “colpiti” potrebbero essere quelli che registrano i consumi più importanti. Riferendoci ai dati dei consumi pre-Covid, essi sono: metallurgia (acciaierie, fonderie, ferriere, etc.); commercio (negozi, botteghe, centri commerciali, etc.); altri servizi (cinema, teatri, discoteche, lavanderie, parrucchieri, estetiste, etc.); alimentari (pastifici, prosciuttifici, panifici, molini, etc.); alberghi, bar e ristoranti; trasporto e logistica; chimica. Per quanto concerne le imprese gasivore, i comparti che potrebbero subire gli effetti economici maggiormente negativi potrebbero essere: estrattivo (minerali metalliferi ferrosi e non ferrosi, etc.) lavorazione e conservazione alimenti (carni, pesce, frutta, ortaggi, oli e grassi, etc.); produzione alimentare (pasta, pasti, gelati, etc.); confezione e produzione tessile, abbigliamento e calzature; fabbricazione/produzione legno, carta, cartone, ceramica, utensileria, plastica e chimica; fabbricazione apparecchiature elettriche ed elettroniche, macchine utensili e per l’industria, etc.; costruzione di navi e imbarcazioni da diporto”. _____________________________ [1] In particolare, le stime sono state costruite a partire dai dati 2023 sui consumi di energia elettrica e di gas da parte delle imprese (così come riportati nella Tab. 5, Tab. 6 e ipotizzati costanti per gli anni 2024 e 2025) e sui relativi prezzi medi di fonte Eurostat per le utenze non domestiche. Per quanto riguarda i consumi di energia elettrica, sono state considerate le utenze non domestiche al netto dei settori permeati dalla PA (Amministrazione pubblica/difesa, sanità/assistenza sociale, istruzione, illuminazione pubblica); per i consumi di gas sono state considerate le utenze industriali (generazione elettrica esclusa), del commercio e dei servizi (escluso servizio pubblico), tutte al netto degli autoconsumi. I costi per l’anno 2024 sono il frutto di una stima che tiene conto dell’andamento dei prezzi medi annui di mercato dell’energia elettrica e del gas - borsa energetica di fonte Gestore Mercati Energetici (GME) - pari a 108 euro per MWh per l’elettricità e di 36 euro per MWh per il gas. I costi per l’anno 2025 sono stati calcolati considerando un prezzo medio dell’energia elettrica di 150 euro per MWh e di 50 per il gas, rispettando la proporzione di 3 a 1 tra i due prezzi così come verificatosi mediamente negli anni 2023 e 2024. Si fa presente che l’aumento dei costi energetici per le imprese risulterà meno che proporzionale rispetto alla variazione dei prezzi della borsa energetica in quanto l’aumento del prezzo della materia prima non impatta su tutto il costo complessivo della bolletta (che comprende anche costi di commercializzazione, trasmissione, oneri, tasse, margini ecc.). E dunque rispetto ad un’ipotesi di aumento del prezzo della materia prima del 38% (stimato per il 2025 rispetto al 2024), le rispettive crescite dei costi per le imprese risulteranno inferiori (+18% per l’energia elettrica e +25% per il gas).[2] Fondi allocati dal Governo Draghi e da quello Meloni, per proteggere le famiglie e le imprese dalla crisi energetica tra settembre 2021 e gennaio 2023. Fonte: TEHA Group su dati Brugel, 2024.

Purtroppo, siamo, costantemente, al tema, pesante e falcidiante, detto “inflazione”, dinanzi al quale – ogni considerazione, a parte, compresa quella del maggiore costo delle materie prime, in generale – è ben difficile intervenire, dipendendo tale devastante fenomeno, sin da quando esiste denaro, da innumeri motivi, spesso, non prevedibili, ma, sempre e certamente, creatori di incisiva diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie e della capacità d’investimento – che significa aperture di nuove vie allo sviluppo, da parte delle imprese – creando rallentamento economico, con maggiore danno ai settori e ai soggetti più fragili. Sempre, purtroppo, incidono maggiormente, creando perdita di valore del denaro, i costi di energia elettrica e di gas, per i quali, si è troppo spesso sottovalutata l’inesorabile dipendenza dall’estero. Un estero, che ci espone alle “lune” dei fornitori e alla, mai assente, speculazione internazionale.
Pierantonio Braggio







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