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Luned 11 Novembre 2024
Il frutto di sacrifici e di privazioni, denominato “risparmio”, sin da lontano passato, fortemente tassato… Maffeo Pantaleoni (1857-1924), ideatore della Giornata del Risparmio, non la pensava così. Bella, apprezzatissima, la frase d’oggi di Giorgia Melon

Sarà, perché, noi, che stiamo stendendo queste modeste righe, siamo piuttosto avanzati, in età, ma la voce “risparmio” è sempre stata, per noi, sino da giovanissimi, un bellissimo, grande termine, sempre, apprezzato e da dovere realizzare. Sapere di avere qualcosa a parte, era ed è, tutt’oggi, grande motivo di soddisfazione e di sicurezza, come lo era, per esempio, quasi trecento anni fa, ai tempi di Carlo Goldoni, che, pur non grande risparmiatore, ha fatto di dire al vecchio Simon, ne “I rusteghi” – si era nel lontano 1790: “E mi? sunava le boneman - chiedevo una mancetta - e qualche soldeto, che ghe bruscava - che riuscivo a fare tirare fuori - e ho fatto cento ducati, e i ho investii al quattro per cento, e gh’ho ‘n gusto cussì grando, che no ve posso fenir de dir. No miga, per l’avarizia dei quattro ducati, ma gh’ho gusto de poder dir: Tolè, questi me li ho vadagnai, da puttelo - Guardate, questi me li ho guadagnati, da ragazzo”! Senza risparmio, non c’è serenità, nei singoli, nell’impresa e nello Stato e viene a mancare quello sviluppo economico, che significa benessere sociale ed essere in grado di fare fronte ad ogni esigenza, sia improvvisa, che normale. Ed è il caso, non solo, di questi tempi, ma, del resto, di tutti tempi, nei quali, cittadini e attività economiche vanno fortemente sostenuti, e, anzi, incoraggiati… Risparmiare deve anche lo Stato…, che, operando, supportato dalle entrate fiscali, denaro dei contribuenti, deve, per suo compito, fornire servizi efficienti. Dobbiamo, comunque, dire che risparmiare, vale sempre la pena, sebbene si sia forzati a fare finta di non vedere, come sul risparmio gravino balzelli diversi, che non invitano, certo, a risparmiare o a pensare alla Giornata del Risparmio… Se, ci sono stipendi o ricompense di entità stellare, che, per essere tali, non creano la necessità di vituperate “rendite”, bisogna tenere presente che buona parte del reddito da risparmio è dato, spesso, anche da importi contenuti, frutto, quasi sempre, di massimo impegno, nella vita e, quindi, di sacrificio. Impegno e sacrificio, dei quali va tenuto dovuto conto, in sede di legislazione fiscale, per attenzione ai cittadini, che nel risparmio credono. E non dimentichiamo che, comunque, risparmio in contanti, in obbligazioni o, ancora, in azioni, s’incanala, attraverso il sistema bancario, con linee di credito, mutui o partecipazioni, a creare o a sostenere imprese, piccole, medie e grandi, che, investendo a prestito, originano preziosi valore ed occupazione e, quindi, benessere. Ancora: sebbene ci ripetiamo, evidenziamo che lo Stato funziona bene, solo, se bene funziona l’economia, perché è dalla stessa, che riceve di che vivere. Tali modestissime considerazioni, a parte, passiamo a due prime inziali: Povero risparmio… Povero, perché maltrattato, nonostante chiunque sappia, che senza di esso, abbiamo già detto, non vi è prosperità. Castigare il risparmio, significa paralizzare l’economia. Se, sino a decenni, dopo la seconda guerra mondiale, i BTP erano “esenti da ogni imposta, presente e futura” – così, si leggeva sui certificati del Tesoro, sino al 1986 – oggi, si paga, su interessi, derivanti da BTP, in passato, Buoni del Tesoro, il 12,50%; su plusvalenze, derivanti da BTP, il 12,50%; su interessi da obbligazioni private, il 26%; su dividendi da azioni, il 26%; su plusvalenze, ossia, su guadagni, fra il prezzo d’acquisto di azioni o di obbligazioni private e il prezzo di vendita delle stesse, pure, il 26%; sul valore medio di borsa dei titoli, BTP o azioni – nota: prima della diffusione dell’informatica, i certificati di BTP erano in carta e si potevano custodire, sia pure con pericolo, in casa – si paga lo 0,20% annuo, pari a 200.-€, per esempio, su 100.000 € di BTP posseduti, e, su eventuali interessi – dei quali, da anni, ad oggi, non ve n’e neanche l’ombra – dovuti a giacenze, in conto corrente, è applicata l’aliquota del 26%: un’esagerazione, non condivisibile, perché tale aliquota danneggia il piccolo, piccolissimo risparmiatore… Un complesso pesante di detrazioni, che incide negativamente, soprattutto, su quelle, cennate, “rendite” contenute, scarse, che non sono regalate, ma, quasi sempre, dicevamo, succo di intere vite di lavoro e di sacrifici. Se, in altro paese europeo, notiamo bene, un’aliquota del 26% è cosa accettabile, esso lo è perché salari e stipendi sono, colà, più sostanziosi, che da noi… Quindi, chi ha, qualcosa in Bot o in azioni, o dispone di una casa – altro problema – non li ha per caso, ma, appunto, anche, per tentare, di rimpolpare le proprie modeste entrate, da lavoro, e di godere di un’abitazione propria… Tutto, non trascurando il fatto, spesso sottovalutato, che ogni acquisto, eseguito, ovviamente, con il denaro, di cui disponiamo, già al netto di detrazioni diverse, ci comporta un’ulteriore detrazione, invisibile, ma, reale, dovuta all’applicazione dell’IVA, sull’acquistato, più che spesso, con aliquota del 22%, aliquota che, in Germania, ad esempio, è da anni, al 19%. In tal modo, nonostante il desiderio di risparmiare, ci coglie, spesso, la voglia di non risparmiare, di spendere, di liquidare, di dare aria, al risparmiabile, con meno attenzione di un tempo, e di non vedere più celebrata la pur importante, annuale Giornata del Risparmio, il quale, ricordiamolo, non è solo affare di chi ha di più, dicevamo, ma, piuttosto, di chi ha molto meno e che sente il bisogno, date le modeste entrate, di crearsi una modesta certezza, per il futuro. Vale ancora, però, comunque, la pena di suggerire ai nostri giovani, il motto, che da piccoli, leggevamo, su una cartolina pubblicitaria: “Giovinezza previdente, vecchiaia sorridente”! Da notare: fu l’economista e politico, Maffeo Pantaleoni (1857-1924), a dare vita, con saggia lungimiranza, nel 1924, alla Giornata del Risparmio, che, in seguito, divenne “mondiale”. Sul risparmio, allora, non v’era imposizione fiscale… Oggi, ci sono imposte, in abbondanza, sul risparmio – probabilmente, molti risparmiatori, anche modestissimi, neanche lo sanno… Quindi, scarse possibilità di mettere da parte e imposte, non consentono di aderire felicemente alla pur lodabilissima Giornata del Risparmio, anche se risparmiamo, al massimo, per non lasciare in triste eredità, sicure spese, non certo modeste, di casa di riposo e di funerale… Pantaleoni, ma, anche noi: ridurre le spese – pubbliche – dando, però, servizi efficienti…! Per raggiungere tale meta, si rende essenziale evitare anche il più piccolo inutile, nello Stato e nei vari Enti o Uffici, perché il debito pubblico sta raggiungendo la massima cima del monte di 3000 mld, che, per quanto, possibile, si potranno limare, ove ci riusciamo, solo con una positiva e forte crescita, ossia, con forte sviluppo economico, che, unico, dona benessere. Bello, consolante, quanto abbiamo, finalmente, udito, oggi – per la prima volta, in settantacinque anni di attenzione all’operato politico: “Obiettivo è la crescita, e non il consenso” …! Tale, significativa frase di Giorgia Meloni, ci fa sperare…
Pierantonio Braggio




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