HA FALLITO VERONA, NON EATALY ! (cosa ci insegna il caso Eataly)
Quando un gigante abbandona, non è un caso. Non è un campanello d’allarme ma una sirena a
tutto volume.
La chiusura di Eataly alla Ghiacciaia non è solo una sconfitta commerciale, è il simbolo di
un’intera visione cittadina che si dimostra incapace di sostenere progetti ambiziosi. Non basta
inaugurare spazi suggestivi, tagliare nastri e promettere grandi numeri: senza una strategia
chiara, senza infrastrutture adeguate e senza un’idea solida di città, ogni investimento – anche il
più promettente – è destinato a franare.
La scelta di Eataly di abbandonare la Ghiacciaia di Verona a causa delle pesanti perdite
economiche impone una riflessione concreta su qualsiasi nuova ipotesi d’uso di quello spazio,
dal Polo Culturale, al Museo del Vino fino al Museo dello Sport Veronese.
Ogni progetto, per essere sostenibile, deve nascere da una solida valutazione strategica che
parta dall’analisi del target a cui si vuole parlare: chi sono i potenziali visitatori, cosa cercano,
cosa li spinge a preferire una proposta rispetto a un’altra. Dopo aver identificato il target di
clienti (nonché il numero di clienti interessati) oggi più di ieri è indispensabile valutare elementi
come la posizione, la facilità d’accesso, la qualità e l’unicità dell’esperienza – anche in ottica di
condivisione digitale. Nella progettazione di un piano di successo (business plan) questi sono
valutazioni minime e centrali.
Ma altrettanto fondamentali sono i servizi e le infrastrutture che la pubblica amministrazione può
e deve garantire: collegamenti efficaci, parcheggi, percorsi pedonali sicuri, contesto urbano vivo
e integrato con la città. Senza questi presupposti, purtroppo, ogni progetto rimarrà una
cattedrale nel deserto: esteticamente valida, magari ambiziosa come Eataly, ma isolata, poco
frequentata e destinata a fallire.
Per evitare questo, serve un cambio di paradigma. È indispensabile che ogni nuova iniziativa sia
parte di una visione più ampia e strategica per l’espansione della città di Verona. Un’espansione
che dovrebbe vedere più che mai la ZAI come candidata preferenziale da parte della Pubblica
Amministrazione. Una visione in cui cultura, turismo, sport e commercio non siano interventi
spot, ma tasselli coerenti di un ecosistema urbano che sappia attrarre, trattenere e servire le
persone. Solo così si potrà costruire valore duraturo e reale per la nostra città.
Oppure possiamo continuare a sparare idee per far notizia: da un Luna Park tipo Las Vegas
all’OcktoberFest per i turisti tedeschi del Lago di Garda.
Ma purtroppo il tema è più serio di una idea di pancia: abbiamo sprecato anni e reso una
location bellissima un fallimento. Da Innovation Manager che accompagna le aziende a
svilupparsi, mi limito a consigliare, prima di lanciare l’ennesima iniziativa, di effettuare un’analisi
reale, mettere a terra una visione di lungo periodo, consultare i clienti e cittadini, considerare le
infrastrutture (...). Teoria e metodo vs istinto e idee di pancia.
Altrimenti continueremo a contare i fallimenti, e la vera perdita non sarà quella economica, ma
quella della fiducia dei cittadini. E quella, quando si perde, è molto più difficile da recuperare.