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Luned 8 Settembre 2025
A Palazzo Roverella, la prima italiana di Rodney Smith

Per la prima volta in Italia, arriva a Palazzo Roverella una grande mostra monografica che celebra l’opera dell’acclamato fotografo newyorkese Rodney Smith (1947-2016).

L’ampia retrospettiva, che espone oltre cento opere evocative di Smith, è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con diChroma photography, il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, con il sostegno di Intesa Sanpaolo, e prodotta da Silvana Editoriale. Sarà possibile visitare l’esposizione curata da Anne Morin dal 4 ottobre al primo febbraio 2026.



La mostra introduce il pubblico italiano a un grande protagonista della fotografia, noto per la sua inconfondibile estetica: un raffinato connubio di eleganza classica, composizione rigorosa e ironia elegante e surreale, che ha richiamato paragoni con le opere del pittore René Magritte. A lungo acclamato per le iconiche immagini in bianco e nero che combinano ritratto e paesaggio, Rodney Smith ha dato vita a mondi incantati e visionari pieni di sottili contraddizioni e sorprese. Realizzate con il solo ausilio di pellicola e luce naturale, le sue immagini oniriche, mai ritoccate, si distinguono per una meticolosa cura artigianale e una straordinaria precisione formale.



Allievo di Walker Evans, influenzato da Ansel Adams e ispirato dall’opera di Margaret Bourke-White, Henri Cartier-Bresson e William Eugene Smith, le sue fotografie sono apparse su pubblicazioni di spicco quali “TIME”, “Wall Street Journal”, “The New York Times”, “Vanity Fair” e molte altre. Non da ultimo, Smith ha ottenuto grandi riconoscimenti per la sua fotografia di moda in collaborazione con rinomati marchi tra cui Ralph Lauren, Neiman Marcus e Bergdorf Goodman.

L’estetica di Smith mostra inoltre evidenti parallelismi con la tradizione cinematografica, e si avvale di netti rimandi all’opera di registi del calibro di Alfred Hitchcock, Terrence Malick e Wes Anderson, e a leggende del cinema muto quali Buster Keaton, lie Chaplin e Harold Lloyd.



Rodney Smith, uomo colto e studioso di teologia e filosofia, mosso da una ricerca continua del significato della vita, ha trovato nella fotografia il linguaggio che gli ha consentito di esprimersi al meglio.

Proprio Smith che si descriveva come un “ansioso solitario”, trovava conforto nel catturare immagini considerandole un modo per “riconciliare il quotidiano con l’ideale”, per tradurre le proprie emozioni nella forma e per tramutarsi da osservatore a partecipe.

Le sue immagini iconiche catturano il mondo con humour, grazia e ottimismo. Con il suo stile distintivo ha affinato la percezione, portando ordine nel caos.

Le fotografie di Rodney Smith stupiscono, affascinano e intrigano, conducendo l’osservatore in regni poetici di riflessi e riflessioni. Sereni luoghi immaginari evocano un senso di benessere e inducono chi li osserva a sorridere e ad abbandonarsi alla tenerezza e, grazie a questa apertura e distensione, a provare stupore e ammirazione.



Così la curatrice Anne Morin descrive il lavoro di Rodney Smith:

“Ogni immagine creata da Smith, con la cura e la precisione di un orafo, è un tentativo sempre nuovo di ricreare questa armonia divina e di raggiungere uno

stato superiore, anche solo per un istante. Ogni immagine è eterea ed estatica.

(…) In qualsiasi punto dell’immagine si posi lo sguardo, l’occhio è immediatamente sedotto dalla grazia, dalla raffinatezza, dallo squisito accostamento di forme e contro forme, dalla diversità delle materie e dalla ricchezza narrativa che eccelle per sobrietà, parsimonia e silenzio.”



Il percorso espositivo è suddiviso in sei sezioni tematiche: La divina proporzione, Gravità, Spazi eterei, Attraverso lo specchio, Il tempo, la luce e la permanenza, Passaggi.

La maggior parte delle opere esposte sono in bianco e nero, a testimonianza del fatto che Smith ha iniziato a lavorare con il colore solo a partire dal 2002.

Come spiega lo stesso fotografo: “Dopo quarantacinque anni e migliaia di rullini, provo ancora questo amore incondizionato per la pellicola in bianco e nero. Tuttavia, contrariamente a quanto pensavano molti miei conoscenti, ho cambiato idea e circa otto anni fa ho iniziato a scattare anche a colori. Assolve a una funzione diversa per me, e ne parlerò più avanti, tuttavia non c’è niente per me come l’oscurità e la sfolgorante intensità del bianco e nero. È un’astrazione che avviene per aggiunta. Sì, c’è molto più colore nel bianco e nero di quanto non ve ne sia nel colore”.

Di fatto, una volta che Smith ha abbracciato il colore e la fotografia di grande formato, i risultati sono stati sorprendenti.



Le opere di Rodney Smith sono ora esposte in musei, gallerie e importanti collezioni private in tutto il mondo.

L’imminente retrospettiva monografica che aprirà i battenti a Palazzo Roverella il 3 ottobre 2025, offrirà l’opportunità anche al pubblico italiano di lasciarsi trasportare nel mondo incantato di Rodney Smith e di approfondire la conoscenza di questo fotografo, maestro indiscusso di un’eleganza senza tempo.



Accompagna la mostra un catalogo edito da Silvana Editoriale, curato da Anne Morin e corredato dai testi delle curatrici internazionali Anne Morin e Susan Bright e di Leslie Smolan, utive Director presso Estate of Rodney Smith.





ANNE MORIN

Diplomatasi presso la National School of Photography di Arles e la École Supérieure des Beaux-Arts di Montpellier, è la direttrice di diChroma photography, società specializzata in esposizioni internazionali itineranti dedicate alla fotografia, nonché nello sviluppo e nella realizzazione di progetti culturali in collaborazione con musei e istituzioni prestigiosi, tra cui Fundación Canal (Madrid), Martin-Gropius-Bau (Berlino), Pushkin National Museum of Fine Arts (Mosca), Musée du Luxembourg, Jeu de Paume (Parigi), Palazzo Ducale (Genova). Mossa da grande passione ed entusiasmo, Anne Morin lavora alla riscoperta di artisti e fotografi. Ha curato numerose mostre di fotografi e artisti prestigiosi, tra cui Berenice Abbott, Antonio Lopez, Vivian Maier, Robert Doisneau, Jessica Lange, Jacques Henri Lartigue, Sandro Miller, Pentti Sammallahti e Margaret Watkins. Nel 2022 ha ricevuto il premio Photo Curator of the Year dei Lucie Awards (Carnegie Hall, New York) per il suo lavoro sulla mostra dedicata a Vivian Maier, Unseen, allestita al Musée du Luxembourg.



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