Crollano i prezzi del latte, preoccupazione tra gli allevatori. Da 69 a 53 euro a ettolitro in tre mesi. Confagricoltura: “Gli industriali vogliono abbassare ancora, ma la remunerazione non sarebbe sufficiente a coprire costi di produzione e investimenti”
“Verona, 3 dicembre 2025 – Clima di preoccupazione tra i produttori di latte nel Veronese. I prezzi del latte spot, cioè quello sfuso in cisterna, sono crollati vertiginosamente: secondo i dati Ismea, da ottobre ad agosto, sono scesi da 69 euro a 53 euro a ettolitro, e sono in discesa verso i 50. Un crollo riconducibile principalmente a un eccesso di produzione su scala europea e internazionale, unito ad una fase di rallentamento dei consumi. “La situazione non ci lascia tranquilli – sottolinea Tiziano Ronca, presidente del settore lattiero-caseario di Confagricoltura Verona -. La perdita complessiva è di circa 16 euro a ettolitro in un arco di tempo molto breve, con un andamento più brusco rispetto a quanto accade di solito nei cicli stagionali del settore. Sappiamo che l’industria vuole abbassare ulteriormente i prezzi, scendendo sotto i 50 euro a ettolitro. Un prezzo che per noi sarebbe assolutamente insufficiente a coprire costi di produzione e investimenti. Sono aumentati a dismisura i costi delle macchine agricole, dei ricambi, delle mungitrici e altre attrezzature zootecniche, così come quelli energetici. Tra le materie prima tra crescendo il costo dell’erba medica e temiamo altri rincari. Inoltre, i giovani allevatori hanno compiuto importanti investimenti per modernizzare le stalle. Ma se la remunerazione del latte non è adeguata è difficile rientrare”. Il tonfo dei prezzi sarebbe dovuto ad una sovrapproduzione di latte in tutto il mondo. I dati Ismea dicono che in Italia le consegne di latte sono aumentate del 2,6%, con crescite particolarmente rilevanti nelle principali aree a vocazione lattiera: + 4,2% in Veneto, + 3,4% in Lombardia, + 3,8% in Emilia-Romagna. Dinamiche analoghe si registrano all’estero in Germania e Francia, così come in Nuova Zelanda (+ 3,1%) e negli Stati Uniti (+ 1,7%). La pressione al ribasso è accentuata anche dai prezzi del latte spot di importazione – in particolare da Germania e Francia – che sta scendendo a ritmi persino più rapidi rispetto a quello nazionale, contribuendo a comprimere ulteriormente le quotazioni. I formaggi dop, pur mantenendo una maggiore stabilità, iniziano a mostrare lievi segnali di flessione, come nel caso del Grana Padano nelle ultime settimane. Il lungo periodo di prezzi elevati di inizio anno ha, inoltre, indotto molti allevatori a trattenere più vacche in stalla, come evidenziato dal calo del 12% delle macellazioni estive. Ciò ha ulteriormente ampliato l’offerta disponibile di latte. “Gli allevatori dovrebbero farsi un esame di coscienza e comprendere che produrre in eccesso equivale a sbilanciare il mercato – dice Ronca -. Bisognerebbe produrre un 10% in meno per garantire un equilibrio delle quotazioni. Ma il problema non è solo questo. Gli industriali, da un lato, cercano di tirare giù i prezzi, mentre dall’altro le politiche nazionali ed europee pongono vincoli e limitazioni che rendono sempre più difficoltoso il nostro lavoro e meno competitive le aziende. Infine, c’è sempre meno ricambio generazionale, che induce i vecchi allevatori, a fonte di perdita di redditività, a chiudere le stalle”. Confagricoltura sta lavorando ad ogni livello per tutelare il reddito dei produttori e difendere un comparto che per la provincia scaligera è strategico. Secondo i dati di Veneto Agricoltura il territorio veronese è secondo, per produzione di latte, solo a quello vicentino, con 318.205 tonnellate prodotte nel 2024, per un valore di 162,2 milioni di euro. Ieri a Roma si è svolto il tavolo latte al Ministero dell’agricoltura, alla presenza del ministro Francesco Lollobrigida. Gli industriali hanno fatto notare come il calo delle vendite dell’ultimo periodo renda difficile mantenere il ritiro di tutto il latte per il primo trimestre 2026. Confagricoltura, dal canto suo, ha proposto di evitare, da parte delle stalle, il superamento delle produzioni del 2025, chiedendo la tutela piena degli allevatori, senza riduzioni di prezzo, con aiuti al contenimento dei costi energetici, distribuzione agli indigenti di prodotti lattiero-caseari, azioni pubblicitarie per promuovere i consumi del latte e derivati, valorizzazione della filiera nazionale basata sui formaggi dop e di qualità”. Auguriamo, che la situazione, in tutti i suoi aspetti, si normalizzi, non trascurando, al tempo, le esigenze dei consumatori. Pierantonio Braggio