“La grande storia e le piccole storie”: mostra, nelle sale dell’Archivio di Stato, Verona, di documenti e foto riguardanti la Comunità Ebraica veronese, dall’entrata in vigore delle leggi razziste, nel 1938, al 1945. Aperta sino all’8 giugno 2022.
Inaugurata il mattino del 21 aprile 2022, la mostra, dal titolo “La grande storia e le piccole storie”, allestita nelle sale dell’Archivio di Stato, area ex Magazzini Generali, Verona, rimarrà aperta sino al all’8 giugno 2022. L’esposizione ha lo scopo di fare sapere e ricordare, in base a documenti, conservati, appunto, presso l’Archivio di Stato, quanto hanno subito gli Ebrei veronesi, dal 1938, data dell’entrata in vigore delle leggi razziali, in Italia, sino al 1945… La mostra, realizzata, con il contributo di Regione Veneto e il patrocinio del Comune di Verona, è dovuta alla collaborazione dell’Associazione Figli della Shoah, della Comunità Ebraica di Verona, dell’Archivio di Stato, dell’Istituto veronese per la Storia della Resistenza, e dei Licei veronesi Maffei e Fracastoro, Verona. Circa lo scopo principale della mostra, evidenzia Roberto Israel, consigliere nazionale dell’Associazione Figli della Shoah e ideatore dell’esposizione: ”…avvicinare i giovani alla “piccola storia”, quella avvenuta, vicino a noi, attraverso la ricerca, il recupero e l’analisi di alcuni documenti, contenuti nell’Archivio, riguardanti le sorti della Comunità Ebraica di Verona, dall’entrata in vigore delle leggi razziste, dal 1938 al 1945”… Questo, perché è necessario che la gente, i giovani sappiano quanto è accaduto e quanto non debba più accadere, a Verona e nel mondo. Da notare, che l’Archivio di Stato di Verona, custodisce circa una quarantina di faldoni, contenenti documentazione originale e particolareggiata, redatta dalle autorità fasciste del tempo, in Verona, in fatto di provvedimenti, previsti dalla legislazione razziale. Un catalogo ad hoc, dettagliatissimo, riportante al completo, ogni foto e ogni documentazione esposta, accompagna il visitatore, raccontando quanto hanno dovuto subire quattro nostri concittadini veronesi, Ebrei, e come e quale è stata, purtroppo, la loro fine… Nelle sue 27 pagine, il catalogo riporta: le introduzioni di Roberto Israel, cui, come menzionato, è dovuto il progetto della mostra; del sindaco di Verona, Federico Sboarina; di Nicola Spagnol, assessore del Comune di Verona; di Federico Melotto, direttore dell’Istituto veronese per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea, e di Chiara Bianchini, direttrice dell’Archivio di Stato di Verona. Dopo un’ulteriore introduzione generale all’esposizione, seguono i capitoli: Gli Ebrei a Verona, una lunga storia fra convivenza ed esclusione; Dalla “persecuzione dei diritti” alla “persecuzione delle vite”; Lina “Arianna” Jenna - tre facciate; Gilda Forti - tre facciate; Tullio Basevi - tre facciate; Ruggero Jenna - facciate. Il catalogo che in poche pagine racchiude un prezioso moltissimo, si chiude spiegando le due voci, “Pietre d’Inciampo”, o Stolpersteine, in tedesco, quale progetto artistico, simbolico, creato dall’artista Guenter Demnig – nato a Berlino, nel 1947 – come reazione ad ogni forma di negazionismo e d’oblio, per ricordare tutte le vittime del nazionalsocialismo, che, per qualsiasi motivo, sono state perseguitate: religione, razza, idee”. Una mostra, che bisogna vedere, meditando su ogni parola e su ogni fotografia, riflettendo su quanto propone ogni pannello, perché troppo pesante e terribile è quanto è accaduto ad ognuna delle quattro, care persone, innocenti, “veronesi”, cui l’esposizione è dedicata. Per ricordare bene tutta l’esposizione, nel suo complesso, essa dovrebbe essere visitata un seconda volta, onde il suo contenuto mai si cancelli dalla nostra mente,,,
Pierantonio Braggio