98ª Giornata mondiale del Risparmio 2022:
un “Risparmio”, che merita massima attenzione e minore imposizione fiscale, almeno per i patrimoni più contenuti. Sarebbe sicuramente benvenuto un intervento del Governo, in tal senso. Che direbbe, in tema di Risparmio, il grande economista Maffeo Pantaleoni, che indisse la “Giornata”, nel 1924?
A 98 anni, da quando grande, l’economista, Maffeo Pantaleoni, propose – e la cosa fu realizzata, nel 1924 – di celebrare, ogni anno, una giornata-festa del risparmio, convinto che questa voce, “risparmio”, come ne siamo più che certi anche noi, sia il massimo, che un individuo o uno stato possano realizzare, per crearsi certezze e benessere, per il presente e per il futuro. Il 31 ottobre scorso, tale “giornata” fu celebrata anche nel nostro Paese, che, di risparmio, avrebbe tanto bisogno…, specialmente nella spesa pubblica. Fra il 31 ottobre e il 2 novembre scorsi, di Risparmio, si è tanto parlato, ma, non si è detto, che lo stesso non viene dall’alto, che non si crea facilmente e che è frutto, invece, nel privato, di massimo impegno, di lavoro, di sacrificio, e, spesso, di decenni di privazioni, mentre è solo diretta derivazione di oculatissima amministrazione, nello Stato. Non vi è dubbio, quindi, che la bella voce “Risparmio” sia elemento, diremmo, addirittura, da “glorificare”, come fonte di certezza, dicevamo, di un futuro, per quanto possibile, sicuro, di investimento produttivo e, quindi di crescita di un paese e della sua società. Purtroppo, però, il Risparmio – ci riferiamo, ora, a quello privato, essendo più sentito, come tale, nella sua essenza e nella sua motivazione – non è, per nulla, dovutamente riconosciuto, come fattore importante, per i singoli e per il Paese, agevolato e fiscalmente ricompensato, ma, considerato, nei fatti, come base, straordinaria, semplice e sicura, per imposizioni fiscali diverse, sullo stesso, non tenendo, assolutamente, presente quanto detto sopra, ossia che il risparmio non viene dall’alto e che è frutto, nel privato, di massimo impegno, nel lavoro, di sacrificio, e, pesso, di decenni di privazioni, e, dunque, in riassunto, di studiato “risparmio”. Ricordiamo, fra parentesi, e siamo ad un solo, piccolo, esempio, quando incontravamo nostri concittadini – anni Cinquanta e Sessanta del 1900 – sui treni, non certo, in prima classe, diretti verso il Nord d’oltreconfine, in ‘condizioni pietose’, con valigioni, legati con spago…: italiani, che, lasciata la propria terra e le proprie famiglie, affrontavano sacrifici enormi…, forse, forse, anche, se baciati, in futuirop, da pur modestissima fortuna, per acquistarsi una casetta, che “era ed è risparmio”… Vi sarà anche l’odiato chi, che ha la fortuna di disporre di patrimoni ingenti o di ereditare gli stessi, ma, alla fine, anche tali proprietari, vanno lodati, se sanno e sapranno bene amministrare tali patrimoni, che, o prima o poi, investiti, nessuno può negarlo, originano crescita economica, non dimenticando che anche la diabolizzata ‘rendita’ crea economia, contribuendo al bene della società. Guardando alla realtà, colpiscono il Risparmio, in Italia: un 26% sugli interessi da depositi – cosa ridicola, perché, da anni, qualsiasi giacenza, se prima rendeva poco, oggi, non rende nulla…; un 12,50%, sugli interessi e sui plusvalori da Poliennali ed affini; un 26%, sui plusvalori – con questi chiari di luna, non se ne vedono – da azioni, e, se non bastasse, uno 0,20% – che sembra modesto, ma, che incide fortemente, sul plusvalore provvisorio, fittizio delle giacenze, in deposito a custodia, in obbligazioni o in azioni: si è pagato, in merito, per esempio, mesi orsono, riferendoci a BTP, su plusvalori, esistenti, solo sulla carta, ed ora, fortemente ridotti… Si tratterebbe di sapere, se tale tipo d’imposizione sia o meno costituzionale, in generale, e, con riferimento all’articolo 47 della Costituzione, in particolare. Ma, non basta: su interessi o su plusvalori, da obbligazioni private, il tasso a debito del portatore sale al 26%... Se, poi, aggiungiamo, le spese di tenuta del deposito a custodia titoli e di conto corrente, del resto giustificate… Premesso, che su cedole e eventuali plusvalori su Buoni del Tesoro, sino agli inoltrati anni Ottanta del 1900, non si pagavano imposte – un tempo, si leggeva, sui certificati del Tesoro: “esenti da ogni imposta, presente e futura” – un’imposizione del 26%, su interessi da depositi, su interessi e su plusvalori, se vi sono, da obbligazioni private e da azioni, è sproporzionato, rispetto al reddito medio da lavoro italiano, reddito, che, per la sua modestia, rispetto a salari in essere, nelle più evolute nazioni europee, spinge, giustamente, il risparmiatore a tentare di arrotondare, le sue modeste entrate, attraverso la “rendita” da obbligazioni e, anche, se molto meno, da azioni. Alla luce di quanto sopra, non possiamo dire che il festeggiato risparmio sia dovutamente riconosciuto, nella sua importanza, e facilitato – tenuto conto, pure, dei bassi, anche se giustificati, rendimenti attuali di bonds e di azioni…, che si riducono, si impoveriscono, incisivamente, attraverso le imposizioni citate. A ciò s’aggiunge il fatto che il denaro, l’euro, come tutte le monete, è sottoposto, oggi, a veloce, galoppante inflazione, ossia, perdita di valore, ma, ci sentiamo in dovere di raccomandare consistente risparmio, sebbene, una buona, pur contenuta somma, messa da parte, è garanzia di tranquillità. Tutto, poi, senza considerare l’enorme debito pubblico, che ci affligge e che appare di difficile riduzione, con il suo pesante ammontare di oltre 2799 mld di euro, mentre l’economia, nonostante gli sforzi delle imprese, e le maggiori entrate fiscali – dovute ad una pressione fiscale sul 45% e all’inflazione – offre prospettive difficili, causate dai noti problemi europei e mondiali. Troppa burocrazia, troppe imposte, troppa spesa pubblica ci fanno pensare, a quanto affermò, più che sapientemente, Maffeo Pantaleoni, economista e ministro delle Finanze, nel 1919: Qualunque imbecille può inventare e imporre nuove tasse. L’abilità – nell’operare nella Pubblica Amministrazione, n.d.r. – consiste nel contenere la spesa, garantendo servizi efficienti”. Parlare di risparmio e diffonderne il relativo, grande concetto è ottimo intento, che, massimamente, ovviamente, apprezziamo, ma vorremmo che oltre ad essere proposto e raccomandato, tale risparmio, venisse, contemporaneamente, rispettato e agevolato, onde non sentirci dire, come più volte ci è stato espresso, che oggi, quasi, quasi, non conviene, per esempio, essere proprietari d’una casetta o d’un appartamento – frutto, come dicevamo, di innumeri sacrifici – a causa delle “rogne”, che tale proprietà procura, attraverso l’imposizione fiscale, accompagnata da complicata burocrazia…, rogne che invitano, quasi, a rinunciare, persino, a eventuali eredità, che sono, pure, frutto di risparmio. Eppure, ricordiamo che due francobolli italiani del passato – uno è quello, sopra riprodotto, anno 1965, proponente una grande musìna ed una casetta, due elementi, super-atti a creare e a realizzare risparmio, e uno, anno 1971, che raffigura(va) un bambino, avvolto in una botte, data da un buono fruttifero, e, per questo, sorridente – invitavano a risparmiare, in un momento, però, in cui la fiscalità e la burocrazia, quali sono le attuali, non esistevano…, rispettando l’articolo 47 della Costituzione, che redatto, certamente, da menti sagge, recita: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio, in tutte le sue forme… Favorisce l’accesso del risparmio popolare, alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario, nei grandi complessi produttivi del Paese”. Un intervento del Governo a favore del mondo del Risparmio – abbiamo usato sempre la erre grande, per porre per iscritto, con rispetto, tale importantissima voce – sarebbe sicuramente benvenuto, specie, nella prossima ricorrenza del centesimo anniversario – 1924 - 2024 – della nascita della Giornata del Risparmio. Ciò, tenendo anche presente che, di solito, il Risparmio è costituito, non da grandi importi, ma, da piccole somme o da piuttosto limitati importi in titoli, che, come già, in precedenza, menzionato, vogliono essere modesto mezzo, immediatamente utilizzabile, per la soluzione di improvvisi problemi familiari, personali e, soprattutto, purtroppo, di salute.
Pierantonio Braggio

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