Nuovo lavoro di Lucia Beltrame Menini, questa volta, in dialetto di Morubio, Verona…
Titolo: Done morubiane del ‘900, storie de done, tirè fóra da le pàgine de Quatro Ciàcoe e da i me libri. Intervista con l’Autrice.
D.: Ho saputo che ha steso un nuovo libro, questa volta, in dialetto di Morubio. Cosa L’ha spinta ha questa ennesima iniziativa letteraria? R.: Innanzi tutto, il fatto, per cui, non ho mai smesso di parlare in dialetto; il mio è quello della Bassa Veronese. Anche se sono nata e vivo a Verona, da molti anni, torno spesso a San Pietro di Morubio, mio paese d’origine, dove si parla dialetto comunemente. Parlo e scrivo, in dialetto; è da 27 anni, dal 1996, che collaboro con il mensile Quatro Ciàcoe, che compie, quest’anno 40 anni e che ospita, tra gli articoli provenienti dalle 7 province venete, anche i miei, in dialetto della Bassa Veronese. Ho già scritto libri di narrativa e di poesia, in dialetto: ne nomino alcuni: A pié descalzi, La me tera-la me gente, Quando el sole va in catinora, Al levar de la luna, El me Nadale e altri. In questi due anni di ritiro, per la pandemia, ho tradotto in dialetto: Fòle da sognare, Versus de Verona, il Piccolo Principe che par mi l’è El Principe Butin.
D.: Che titolo ha la Sua nuova opera e perché l’ha redatta, in dialetto locale? Certo, sappiamo che, per noi, il dialetto è la nostra madrelingua… R.: Si intitola CÓRE (da Cuore). Mi sono appassionata al libro CUORE, fin da bambina, quando ho visto, al cinema parrocchiale, il film Dagli Appennini alle Ande, e poi sentendo anche la maestra, Odina Signori Menini, mamma di mio marito, Giorgio, quando raccontava che, da Quaderni di Villafranca, faceva in bicicletta la Cavalchina, per andare ad insegnare alla scuola di Custoza, e nominava sempre i luoghi del Tamburino sardo e della Piccola vedetta lombarda. Posso aggiungere che, per cinque anni, ho accompagnato mio figlio Giacomo alla scuola elementare “De Amicis” di Tombetta, scuola che ho nel cuore e per la quale, a corredo di questa traduzione, è uscito il libro Scuola Elementare “Edmondo De Amicis” di Tombetta.
D.: Non vado errato se dico, che Lei condivide, con me, il concetto, per cui non c’è un unico “dialetto veneto”, ma numerosi dialetti diversi, nel Veneto stesso. Il Suo parere?... R.: È per questa ragione che non ci potrà mai essere una lingua veneta.
D.: Di quante pagine consta il libro e da chi è stato edito? Quando è uscito? R.: Edito dai F.lli Corradin, Arte Stampa, Urbana, Padova – agosto 2021, CÓRE è un volume di 304 pagine, con nota introduttiva del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, prefazione del sindaco di Verona, Federico Sboarina, e presentazione del sindaco di San Pietro di Morubio, Corrado Vincenzi; il libro si completa, con 25 pagine di glossario finale.
D.: Di cosa tratta questo Suo ultimo volume? R.: È la traduzione integrale del romanzo, che è il diario di un alunno di terza elementare, Enrico Bottini, il quale narra gli episodi, lieti e tristi, e le curiosità di un intero anno scolastico, annotando, via via, su un quaderno, che poi, insieme al padre, correggerà e risistemerà, qualche anno dopo per la stampa.
Il nuovo libro di Beltrame Menini ha goduto di diversi apprezzamenti, fra i quali, emergono, quello del presidente di Regione Veneto, Luca Zaia, in particolare e sopra, appena cennato, perché il lavoro di Lucia mira alla conservazione del suo dialetto morubiano e alle caratteristiche locali tradizioni, quello del giornalista, Lino Cattabianchi, e il positivo parere di Mario Klein, direttore di Quatro Ciàcoe, e quindi, più che competente, in fatto di dialetti veneti. In un mondo, in cui, il vero bello va rapidamente venendo meno, sostituito, anche da innovazioni, materiali e morali, non sempre positive, per la vera vita, una parola che ripresenti il passato, nella sua realtà, caratterizzata da modestia e da soddisfazione del poco, ed espressa, per giunta, nel dialetto dell’Autore, porta alle nostre radici e ci immerge in un romantico, che piace e che è grande storia e grande cultura. Nella foto, la copertina del volume, sopra, in tema.
Pierantonio Braggio