Non era mai accaduto che il vertice dei servizi segreti fosse costretto a diramare due comunicati di smentita in meno di una settimana. E invece le note con le quali il Dis, il Dipartimento informazioni per la sicurezza guidato dal prefetto Gianni De Gennaro, ha «ribadito l'assoluta infondatezza delle notizie su presunte iniziative svolte in Italia all'estero in merito all'immobile di Montecarlo», consentono di percepire quale sia il clima che si respira negli apparati.
Una fibrillazione che nelle ultime ore ha raggiunto livelli altissimi dopo le rivelazioni che arrivano dai parlamentari più vicini a Gianfranco Fini per dimostrare che la lettera pubblicata due giorni fa è un clamoroso falso. Si tratta del documento con cui il ministro della Giustizia di Saint Lucia spiegava al suo premier che dietro le società off shore proprietarie della casa del Principato ci sarebbe in realtà Giancarlo Tulliani, cognato del presidente della Camera. La guerra che si sta consumando tra il capo del governo Silvio Berlusconi e lo stesso Fini rischia di indebolire l'attività dell'intelligence. La espone anche a livello internazionale minandone la credibilità, nel momento in cui le strutture vengono tirate in ballo come protagoniste di questa vicenda. Sia da chi sospetta che abbiano partecipato alla fabbricazione di dossier, sia da chi gli attribuisce indagini per accreditare l'attendibilità delle proprie ricostruzioni. Sono stati gli stessi organi di informazione vicini al premier a rilanciare le voci che agenti segreti e ufficiali della Guardia di Finanza fossero ai Caraibi per investigare sulla vicenda. Mentre Carmelo Briguglio, componente finiano del Comitato di controllo sugli 007 da giorni parla di «servizi deviati» in azione. E di uomini contigui ad alcuni settori dell'intelligence ha parlato in televisione anche Italo Bocchino, che di Fini è uno dei fedelissimi. Poi ha fatto i nomi di chi avrebbe contribuito «a fabbricare la "patacca"».
E così ha coinvolto in maniera diretta lo stesso Berlusconi attribuendo un ruolo in questa vicenda a Valter Lavitola. Perché si tratta di un imprenditore che il premier - sfidando la contrarietà del ministro dell'Economia Giulio Tremonti e di quello degli Esteri Franco Frattini - ha recentemente nominato delegato in Brasile e a Panama, ma soprattutto ha coinvolto in numerose iniziative. E perché, come dichiara lo stesso Bocchino, «il primo a veicolare la notizia che i servizi erano partiti per i Caraibi è stato il 15 settembre Vittorugo Mangiavillani de "Il Velino", agenzia di stampa fino a poco tempo fa diretta dal portavoce del pdl Daniele Capezzone e a rilanciarla, due giorni dopo è stato un articolo pubblicato da Il Giornale». Un'unica strategia che, dunque, si sarebbe mossa sul doppio binario: creare falsi documenti e veicolare notizie inventate. E sarebbe stata affidata a uomini che in Centroamerica si muovono agevolmente. Lavitola era sull'aereo che alla fine dello scorso giugno portò a San Paolo del Brasile una delegazione guidata da Berlusconi. E proprio lui avrebbe allestito la festa con sei ballerine per allietare la serata del premier il 28 giugno. «Professioniste di lapdance portate in una suite di lusso dell'Hotel Tivoli São Paulo Mofarrej», raccontò il quotidiano «O Estado de São Paulo» pubblicando anche una foto del premier accanto a una splendida miss. Versione smentita da palazzo Chigi che in una nota parlò di uno «spettacolo di folclore tipico di alcuni artisti brasiliani», non negando comunque che ad organizzarlo fosse stato un imprenditore. Editore del quotidiano "L'Avanti", nel 2004 Lavitola fu inserito da Fabrizio Cicchitto nelle liste per le Europee ma non riuscì a farsi eleggere. Decise allora di seguire il percorso politico del suo amico Sergio De Gregorio, il parlamentare eletto con la lista di Di Pietro e poi passato nelle file berlusconiane.
Anche Mangiavillani conosce bene il Centroamerica per esserci vissuto alla fine degli anni 80 quando era il consigliere per l'informazione della signora Donatella Zingone, già sposata con Lamberto Dini. Poi tornò in Italia e fu nominato portavoce del Siulp, il sindacato più rappresentativo della polizia. Con alcuni agenti non ha mai interrotto i rapporti, all'epoca della scoperta dell'archivio di via Nazionale del Sismi fu accreditata una sua amicizia con Pio Pompa che di quell'ufficio era il custode. Sono loro, secondo l'entourage di Fini, ad essersi mossi dietro le quinte di questo affare. Al momento nessuna prova è stata esibita, ma è bastato l'accostamento con «i Servizi» a spingere il presidente del comitato parlamentare di controllo Massimo D'Alema a decidere di intervenire per richiamare lo stesso Dis alla vigilanza. E così cercare di mettere al riparo le strutture di intelligence da sospetti e accuse che avvelenano ulteriormente uno scontro istituzionale che non ha precedenti.