Quito piomba nel caos. Nella capitale dell'Ecuador si sono verificati scontri e saccheggi, l'aeroporto e il Parlamento sono bloccati, gli uffici sono stati chiusi, così come le scuole, in molte città del Paese. La situazione è precipitata nel pomeriggio, durante la manifestazione di centinaia di soldati e agenti di polizia scesi in piazza per protestare contro una nuova legge che, a loro dire, riduce determinati benefici economici.Il presidente del Paese, Rafael Correa, ferito a un piede dai manifestanti che hanno attaccato il Congresso, ha accusato l'opposizione di tentare un colpo di Stato. Correa ha anche accusato gli agenti di polizia che protestano nel Paese di «cospirazione e tradimento», confermando di essere stato aggredito e di essersi dovuto sottoporre a cure mediche.
Caos in Ecuador
STATO D'EMERGENZA - Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza per una settima in tutto il Paese ed ha delegato alle Forze armate la sicurezza interna ed esterna. Intanto un gruppo di poliziotti ha ora occupato l'Assemblea Nazionale a Quito e impedisce l'ingresso o l'uscita delle persone che lavorano all'interno. Lo ha riferito una fonte parlamentare. Diversi deputati hanno denunciato di essere stati cacciati dai loro uffici nell'edificio circostante. Secondo immagini diffuse dai canali televisivi, in alcuni casi i manifestanti hanno dato alle fiamme pneumatici e sono ricorsi ai gas lacrimogeni. Sempre secondo i media, soldati e poliziotti per protesta avrebbero anche interrotto gli accessi stradali alla capitale.
REAZIONI INTERNAZIONALI - Voci di condanna e di preoccupazione dalle due Americhe, e non solo, per la rivolta in Ecuador . Mentre a Washington si è riunito d'emergenza il Consiglio permanente dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa) per analizzare la crisi in corso, con sorprendete rapidità gli Stati Uniti hanno preso posizione in difesa dell'ordine costituzionale nel paese sudamericano denunciando qualsiasi tentativo per sovvertirlo. Il presidente del Venezuela Hugo Chavez, alleato di Correa, ha detto che il suo omologo dell'Ecuador corre «pericolo di morte» aggiungendo che quella della vertenza salariale dei militari e dei poliziotti è in realtà solo una scusa per preparare un 'golpe' ordito dalle forze di destra. Altri governi del Sudamerica come Brasile, Argentina, Cile, Uruguay, Colombia e Perù, hanno espresso la propria preoccupazione. A Washington l'ambasciatore dell'Ecuador, Maria Isabel Salvador, ha denunciato davanti all'Osa «i gravi fatti» che stanno succedendo nel suo paese. E ha parlato anche lei di un «tentativo di glope». «Le prossime ore sono cruciali per la stabilità democratica dell'Ecuador - ha dichiarato la Salvador - Questi fatti non possono essere permessi senza una reazione. Quanto succede ha origine politica e interessata». Il presidente del Perù, Alan Garcia, ha disposto la chiusura della frontiera fra il Perù e l'Ecuador. Anche Cuba e il Messico hanno condannato il presunto tentativo di golpe. In Europa ha preso posizione Catherine Ashton, che ha chiesto alle parti in causa di astenersi «da qualsiasi ricorso alla violenza e da atti che potrebbero minare l'ordine costituzionale e lo stato di diritto». Il presidente francese Nicolas Sarkozy dal canto suo ha espresso il suo pieno sostegno a Correa.