Giallo dell’eredità Conte Destro sentita in Procura
Una lunga chiacchierata, di sabato mattina, nell’ufficio del sostituto procuratore Sergio Dini. Lei è Giustina Destro, onorevole del Pdl, già ex sindaco di Padova: è stata sentita dal pm come persona informata dei fatti nell’inchiesta sul testamento di Mario Conte, commerciante di pelli morto a 91 anni - il 13 novembre 2008 - lasciando una fortuna da 90 milioni di euro. Andata tutta all’ex factotum Luciano Cadore.
Il colloquio Sabato mattina l’ex sindaco è arrivato a palazzo di Giustizia di buon’ora, attorno alle 8,30, senza legale al seguito, e se n’è andata dopo un’ora e mezza di faccia a faccia con il magistrato titolare del fascicolo sul testamento che ha surriscaldato la già torrida estate 2009. Impossibile sapere cos’abbia raccontato l’ex sindaco durante il colloquio avuto con il pm Dini. Ma è molto probabile che le attenzioni del magistrato si siano concentrate soprattutto sul rapporto che legava l’onorevole padovana al milionario Conte. Il nome di Giustina Destro infatti venne a galla già a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione sulla stampa dell’inchiesta. Era il luglio del 2009 ma la vicenda era in incubazione già dal dicembre 2008. Fu allora che il maggiordomo Luciano Cadore, 63 anni, scoprì il documento che lo nomina «unico erede universale» della fortuna racimolata in una vita di lavoro da Conte. Secondo la procura e i Ris di Parma però quel testo è falso e a scriverlo sarebbe stato proprio Luciano Cadore. Questa l’ipotesi di inchiesta. Quello che c’è di certo è invece il forte legame di amicizia tra Giustina Destro e Mario Conte, come confermato dall’ex sindaco fin dalle prime battute. Un legame certificato dal fatto che in uno degli appartamenti di proprietà di Conte, poi sequestrati dal Nucleo Tributario della Guardia di Finanza, vivesse la stessa madre dell’ex primo cittadino.
L’intreccio politico Non si sarebbe parlato però solo questo: non è da scartare l’ipotesi che il magistrato abbia chiesto alla Destro, in qualità di vice coordinatore del Pdl padovano, tutta una serie di chiarimenti sul possibile intreccio tra il denaro dell’eredità e la politica cittadina, alle prese nel giugno scorso con l’elezione del sindaco. Nel dicembre 2009 infatti la Finanza sequestrava (trovandone poco meno delle metà) 8 milioni di euro girati da Cadore sul conto di Aurora Srl, società di intermediazione immobiliare amministrata dal commercialista Alessandro Castellini, mandatario e tesoriere del candidato sindaco per il Pdl Marco Marin. Castellini, con studio in piazza Garibaldi 8, è il cognato dello stesso Marin. Da ricordare poi che lo stesso Cadore in campagna elettorale partecipò - con un contributo regolarmente registrato - alla campagna elettorale di Marin con un versamento tra i 10 e i 20 mila euro. Probabile che il sostituto procuratore abbia voluto vederci chiaro pure sul milione di euro donato da Luciano Cadore a «Libera Fondazione» il «laboratorio politico» varato dall’ex sindaco del Pdl, anch’esso con sede in piazza Garibaldi 8. Soldi mai utilizzati e finiti nel fondo cassa di «Libera». Tutte ipotesi queste sulla chiacchierata, perché Giustina Destro, ieri contattata al telefono, non ha risposto.
L’inchiesta Intanto resta ancora al vaglio del pm Dini la situazione dei tre indagati: Luciano Cadore, accusato di falso per aver scritto di suo pugno il testamento ritenuto falso; Flora Cagnin e Silvia Cadore, moglie e figlia di Cadore e indagate per concorso in appropriazione indebita e ricettazione per l’acquisto di un appartamento in via delle Laste, pagato con i soldi dell’eredità contesa.