Un Marchio territoriale della Ciliegia delle Colline veronesi?
Il presidente di Coldiretti Verona, Alex Vantini: lavoriamo per il riconoscimento dell’IGP- Indicazione Geografica Protetta.
Si mira, molto giustamente, ad un marchio, atto a rappresentare un frutto, quella “Ciliegia”, che porta in sé un intero territorio, quale grande perla rossa, che viene coltivata nell’arco collinare della provincia veronese. Un brillante gioiello, che ha, ora, una nuova uniforme e che è stato presentato. a cura di Coldiretti Verona, al Mercato Coperto di Campagna Amica, in Galleria Filippini Verona.
In merito, sono intervenuti Alex Vantini, presidente di Coldiretti Verona, Salvo Garipoli, direttore di SG Marketing, che ha curato lo studio grafico, Giorgio Girardi, responsabile del settore Ortofrutta di Coldiretti Verona, Enzo Gambin, direttore di Aipo, che affianca Coldiretti nel progetto, e Stefano Faedo, presidente dell’Associazione Ortofrutta Veneta - da remoto. Rappresentavano la Regione Veneto, i consiglieri Alessandra Sponda, Stefano Valdegamberi, Enrico Corsi e il presidente della Terza Commissione Agricoltura, Marco Andreoli. Il rosso e il verde sono i colori che spiccano, su campo bianco, nello studiatissimo e attraente packaging, che sarà utilizzato dalle aziende agricole, dalle cooperative e dai rivenditori, che avranno sottoscritto l’accordo di partecipazione all’operazione marchio. Basterà farne richiesta al Consorzio Ortofrutticolo Padano che gestisce la parte amministrativa del progetto, certificando un prodotto che abbia un calibro 26+ e sia di una delle varietà indicate come Duroni. I quali, per l’occasione, erano di varietà “Cordia”. “Il nostro obiettivo – ha affermato Giorgio Girardi - era di dare un vestito a un prodotto destinato a distinguersi, dagli altri, dando continuità a un percorso, iniziato con la Mela di Verona. E’ fondamentale aiutare il consumatore, a riconoscere le nostre produzioni agricole, legandole alla zona di provenienza, per suscitare in lui una scelta consapevole, nel momento dell’acquisto”. Il marchio del frutto è dato da due ciliegie stilizzate, che sostituiscono la lettera “o” nella scritta “Ciliegia della Colline Veronesi”, in carattere ‘bold’ nero, e riporta anche la dicitura “C’è il Veneto dentro”. Girardi: “Abbiamo voluto creare un legame forte, con la nostra regione, perché il mercato delle ciliegie veronesi varca anche i confini nazionali. È, quindi, fondamentale dargli una caratura adeguata”. Le drupe, in tema, vengono prodotte, da circa 1800 aziende, per lo più, di piccole dimensioni, in 54 Comuni dell’arco collinare veronese, su 1.309 ettari, caratterizzati, per l’82%, dai terreni calcarei (1072,90 ettari), e per il restante 18% (237 ettari), dai terreni vulcanici, tipici della valle dell’Alpone. La superficie media delle aziende presenti nell’areale è di 0,67 ettari e l’altitudine media a cui si trovano è di 330 metri s.l.m. Spesso le pendenze sono piuttosto elevate e risulta particolarmente difficile svolgere le pratiche agronomiche, tra le quali, anche la raccolta. Secondo dati di Avepa, rielaborati dal Centro Studi di Coldiretti Verona, a partire dal 2000 il comparto cerasicolo scaligero ha subito un andamento negativo continuo, fino al 2020, anno di ripresa, seppur ancora moderata: da 2.123 ettari coltivati a ciliegi, nel 2000, si è passati ai 1.949 nel 2019 (- 8%), per poi risalire a 1.955 nel 2022 (+ 0,35%). “Si tratta di un recupero lento ma importante – ha detto Stefano Faedo – perché le nuove installazioni prevedono impianti moderni, spesso con reti antipioggia, antigrandine e anti insetto, fondamentali per difendersi dalle avversità che, negli ultimi decenni, hanno causato la perdita di molto prodotto. Alcune di loro, per ora il 3% del totale, è addirittura dotato dei macchinari per la selezione del prodotto, che viene così già immesso, sul mercato, distinto per calibro e uniformità di colore”. “Stiamo parlando di aziende specializzate – rileva Enzo Gambin – di altissimo profilo professionale. In alcuni casi, si può addirittura parlare di agricoltura eroica, che viene praticata senza ridurre la produttività o la qualità del prodotto. Da sole queste aziende hanno una capacità di 87 mila giornate lavorative, che, per lo più, vengono eseguite dai titolari e dai loro familiari. Il costo della manodopera incide dal 45 al 60% dei costi sostenuti dalle aziende cerasicole”. Anche se l’andamento produttivo è strettamente legato alle condizioni meteo e alla presenza o meno di parassiti, come la Drosophila Suzuki, la media produttiva dell’ultimo quinquennio è stata di tutto rispetto: 152 mila tonnellate con una impennata di produzione nel periodo di maturazione delle varietà medio tardive (58% dell’intera produzione) come il Durone e la Mora di Cazzano. La quasi totalità delle ciliegie raccolte (il 98%) è destinata alla vendita per il consumo immediato direttamente in azienda o attraverso i mercati, generando un valore della produzione pari a quasi 30 milioni di euro annuali (stime Coldiretti). Molto poco viene invece ceduto all’industria. Il 25% delle aziende produttrici è organizzato in cooperative, che si occupano dell’assistenza tecnica e della vendita. La commercializzazione viene gestita dai quattro mercati presenti sul territorio: Illasi, Negrar, San Pietro in Cariano e Montecchia di Crosara. Quest’ultimo, che accoglie tutta la produzione della vallata dell’Alpone (che nel 2022 ha rappresentato il 24% della produzione dell’intero areale) è l’unico a disporre di celle di conservazione e macchine selezionatrici. I mercati gestiscono il 31% della produzione per un fatturato di circa 9 milioni. Il 54% è nelle mani di commercianti che controllano circa 15 milioni di indotto, mentre il restante è rappresentato dalla vendita diretta. Le ciliegie vengono poi destinate per il 60% ai supermercati e ai fruttivendoli del Veneto, il 33% alle altre regioni mentre il 7% è destinato all’export. “L’indotto del comparto – il commento del presidente Alex Vantini - è molto rilevante per un areale, tutto sommato limitato. Con il nuovo marchio, ci aspettiamo che, nel 2030, la superficie di impianti di Ciliegia delle Colline Veronesi cresca del 10% e nel 2040 di un ulteriore 7% arrivando a rappresentare una delle migliori produzioni nazionali. A fronte di una crescita così rilevante, però, deve corrispondere una adeguata soddisfazione economica dei produttori”. “Il nostro impegno ora – ha concluso Vantini - è tutto proiettato all’ottenimento dell’IGP. Il nuovo marchio è solo l’inizio di un iter ancora piuttosto lungo e difficoltoso che, al di là degli aspetti tecnici, comporta un doveroso impegno da parte di tutta la politica. Ringrazio pertanto i consiglieri presenti questa sera e sollecito un interessamento di tutti i nostri rappresentanti in Regione, affinché la “perla rossa” delle nostre colline abbia il giusto riconoscimento”. Un comunicato, per il quale, ringraziamo Chiara Gozzo, comunicato che ci propone un quadro completo della nostrana e pregiata produzione cerasicola, meritevole, sicuramente, di un riconoscimento ufficiale italiano ed europeo, che la identifichi chiaramente, valorizzando, al tempo, un territorio particolare, che si dstingue anche, per altre ottime produzioni, quali pregiati vini diversi, fra i quali l’ormai noto Durello, lo Spumante di Verona. Avendo potuto ammirare, de visu, il calibro, la bellezza, che non è poco, del prodotto “Cordia”, e valutare le caratteristiche della sua polpa e del suo delicato sapore – non dimenticando il costante impegno degli agricoltori, per ottenere piante e prodotti eccezionali – non ci resta che augurare un rapido ottenimento del marchio IGP. IGP che contribuisce anche ad aggiungere valore ad un prodotto, come sopra citato, che fortemente crea e creerà economia. Nella foto: ciliegie della varietà “Cordia” della Val d’Alpone.
Pierantonio Braggio