“Fiera del Riso”, Isola della Scala Verona.
Uscita l’opera:”Isola del Riso - i racconti del Riso”, Volume 1…: ventuno contributi, legati alla “Fiera”, ai suoi diversi aspetti, alle sue caratteristiche e al grande richiamo, che l’evento produce.
Un volume importante, un’opera, destinata a creare testimonianza e documentazione, per chi, un domani, vorrà conoscere meglio il passato della grande kermesse annuale, che, dal 1967, eccellentemente promuove il Riso Vialone Nano IGP, di Isola della Scala. L’opera, dal titolo “Isola del Riso - i racconti del Riso”, raccoglie ventuno contributi di diciotto autori; in elegante copertina plasticata, è data da 103 pp. ed è uscita per i tipi di Artifices s.r.l.s, San Giovanni Lupatato, Verona, 2021. Scrive, nell’introduzione all’opera, l’amministratore unico di Ente Fiera di Isola della Scala, avv. Roberto Venturi, “il lettore è coinvolto in un viaggio unico, caratterizzato da sapori e profumi, capace di portarlo, in periodi di tempo diversi, ma, sempre accompagnato, dalla buona cucina e dalla tradizione”. Questi racconti, aggiunge l’avv. Michele Filippi, nella presentazione, “siano un viatico, verso un futuro, che permetta di sederci tutti insieme, senza preoccupazioni, alla nostra bella Fiera di Isola della Scala, a gustarci un abbondante (delizioso!) piatto di riso fumante, nella buona compagnia delle voci amiche, che, come quelle, raccolte, in questo libro, sono state, sono e saranno, con noi, nel corso degli anni”. I racconti: Il risotto segreto che piace a 007, di Luca Bonacini; Tanti chicchi di riso, per farsi una risata, di Pierfranco Bruni; Amuleto dell’amore tra fatiche e speranze, di Manuela S. Colombo; Difendere le radici dall’erba cattiva, di Davide Damiani; La solitudine è un piatto di ‘Rìsi e Bìsi”, di Luigi De Pascalis; Quel granulo di memoria, di Carmen De Stasio; Gh’era ’na olta el rìso, poesie, di Diana Maimeri; Ma quanto ho riso, di Paolo Massobrio; Miracolo del risotto al vertice dei grandi, di Mauro Mazza; 18.446.744.073.551.615 chicci sul tegame, di Alessandra Marcanzin; 1916: Riso e scatolette per vincere la guerra, di Enrico Nistri; Il Sartù, di Eduardo tra Napoli e Sicilia, di Carlo Ottaviano; Tra Iran e Venezia col riso gioiello, di Anna Maria Pellegrino; Il riso, perché lo chiamano così, di Alberto Raffaelli; Insalata di riso “all’italiana”, di Giuliano Ramazzina; Quel riso in menù da New York a Mosca, di Giordano Riello; Lascia di chicchi di riso, che copre la tua anima, di Marzia Taruffi; La capricciosa Dorotea, regina dei risotti, di Maria Rosa Teodori. Seguono i “profili degli Autori”. Non avremmo potuto trascurare l’opera sopra descritta, perché affettusamente legati all’isolana Fiera del Riso, che, fra l’altro, abbiamo, da lungo tempo, sempre voluto denominare “internazionale”, non solo, perché, in passato, sue edizioni, furono dedicate a relazioni, con l’estero, ma anche perché riteniamo, che la stessa, se ha eguali, in Europa, in fatto di visitatori e di prestazioni gastronomiche, sola sua concorrente è la nota Oktoberfest di Monaco di Baviera, che, tra l’altro, guarda caso, dopo l’imperversare del virus, riapre anch’essa, proprio nel settembre in corso. Comunque, per aprire all’internazionalità, la Fiera del Riso, le caratteristiche le ha tutte. Dicevamo, dianzi, affettuosamente legati, perché fu nel lontano 1971, che visitammo, per la prima volta, assieme all’amico, Luigi Valitutti, la Fiera del Riso…, in una serata di pioggia, quando, attivo in uno stand, o meglio a servizio di un “banchetto” modestissimo, era il creatore – assieme a Giorgio Gioco – dell’evento, cav. Pietro Secchiati, dell’oggi imponente kermesse risicola. Ricordiamo, quindi, anche, come tale “banchetto” fosse uno fra i pochissimi, presenti, a lato d’una strada, tutta ghiaia e pozzanghere… Parliamo di oltre cinquant’anni orsono: il cav. Secchiati, autore della famosa ricetta del “Risotto all’Isolana”, non solo somministrava il suo “risòto”, ma distribuiva anche una bella cartolina, oggi straordinario documento, riportante la ricetta Secchiati-Gioco della specialità gastronomica isolana. Aggiungiamo, in fine, dato che siamo in tema di considerazioni e di poesia, alcuni modesti versi, sulla Fiera del Riso, che risalgono, sì, al 2016, ma, che, già allora validi, vogliono essere un’ulteriore lode alla Fiera stessa, ai suoi Creatori e ai suoi Organizzatori, del passato e del presente.
La Fiera del Riso de Isóla déla Scala, Verona – qualche pensiero in versi…
Déle fiere ghe n’è gran tante,
ma, fra queste, par mi, una l’è gran ‘nportante,
parché, da çinquant’ani, Isola déla Scala, a malàdi e a sani,
el veronese Riso Vialón Nàn
la dóna, ‘n abondanti piàti,
piàsèndo quélo, più del pàn.
Se tràta de la Fiera del Riso,
che, ogni àno, fra sétémbre e ótóbre,
a nissùn la néga dólçe e grande ‘n sórìso
e che, vólùda có’ gran òcio,
da Pietro Secchiati e da Giorgio Gioco,
el riso la fa ménàr a tàola, da gran còcio...
‘Na Fiera, che ’l riso, del Veronese, gran résórsa,
la ónora, Isola la fa cónóssar e che de soddisfassióne, de àn ‘n àn, la ghe ne dà ‘na bórsa...
‘Na Fiera – désméntegàrlo ‘l sarìa màl –
cónóssùda assè, ànca ‘n ‘té’l mondo,
tanto che mi ghé dìgo “’nternassiónàl”!
‘Na Fiera, po’, che la fa capìr de l’agricóltór
l’importànsa, che tèra e aqua el laóra,
sempre, có’ tanto, tanto ‘npégno e amór...
L’edissión dmìlasédese co’ i só’ lónghi çinquant’àni, – ‘légante, straordenàrio sélese –
l’è ‘na gran organizassión,
che tanta lòde la merita e massima considerassión,
parché, zà, la prómóve rìso, laóro,
e animassión, trì fatóri, che de più i vàl del zàlo òro…
Lode, dunque, alla Fiera del Riso!: non solo, come eccezionale evento, specie per le sue ineguagliabili caratteristiche, marchio di Isola della Scala, ma anche, come motore incisivo di promozione dell’agroalimentare e del territorio della Terra Dei Dogi, ossia, del Basso Veronese!
Pierantonio Braggio
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