“Brepona” e “Quaiara” tornano a casa, grazie a G.R. A.S.P.O. e a Coldiretti Verona. I due antichi vitigni veronesi, iscritti nel registro del Ministero, attendono l’autorizzazione regionale per la coltivazione.
“Dopo 200mila chilometri, incontrando oltre 200 aziende custodi, conoscendo circa 300 vitigni a rischio estinzione genetica e scoprendo 15 antichissime varietà, mai segnalate prima, G.R.A.S.P.O. – Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e la Preservazione dell’Originalità viticola – torna, finalmente, a casa a Soave, dove questa suggestiva avventura è partita per fare il punto della situazione ed incassare i primi concreti risultati di tanta attività.
L’occasione è il convegno dedicato alla ricca biodiversità viticola veronese indagata e valorizzata da G.R.A.S.P.O., nell’ambito del progetto “Verona scrigno di biodiversità viticola”, sostenuto dalla Camera di Commercio. Inquadra Alex Vantini, in rappresentanza dell’Ente camerale e presidente di Coldiretti Verona, il prezioso, lavoro, svolto da G.R.A.S.P.O.:“Coldiretti condivide, da alcuni anni, il prezioso lavoro di ricerca, portato avanti, con determinazione da G.R.A.S.P.O.; un percorso importante e concreto, per il recupero della ricca biodiversità viticola, storicamente presente, nei vari areali del Veneto”. “Il cambiamento climatico in atto e la dinamica evoluzione del gusto dei consumatori costringe i produttori a ripensare in maniera nuova le strategie in vigna e in cantina. Non si tratta solo di uno spostamento, ormai certificato, dal vino rosso al vino bianco, ma da vini importanti e strutturati, verso vini più immediati, freschi ed eleganti. Oggi, infatti, si cercano vini non troppo alcolici, non troppo concentrati, con acidità più curiose e originali e pH più bassi, vini immediati e sinceri, con meno condizionamenti enologici”. “Si tratta di un cambiamento di stile epocale – ha commentato Aldo Lorenzoni, Presidente di G.R.A.S.P.O. – che potrebbe spostare la viticoltura verso areali più freschi, scalando sensibilmente altitudini e pendenze con l’evidente rischio che questo possa però compromettere, in maniera definitiva, equilibri ambientali ed identità paesaggistiche di grande suggestione”. Non conviene forse utilizzare invece quei vitigni originali di ogni territorio, che, in passato hanno manifestato caratteri di unicità e resilienza? In particolare riteniamo che il lavoro fatto sulle varietà “Brepona” e “Quaiara” possa tornare, nel prossimo futuro, utile per i nostri produttori. Per questo, con Coldiretti Verona, chiediamo alla Regione l’autorizzazione alla loro coltivazione”. Nel contempo, altre varietà iscritte al Registro attendono l’autorizzazione regionale, per essere messe a disposizione dei produttori come la Bigolona, la Cabrusina, la Rondinella Rosa e la Rossetta di Montagna. Si tratta di varietà tipicamente veronesi, che però non sono state ancora autorizzate, per la coltivazione a Verona, dove alcuni produttori si sono dimostrati particolarmente interessati. Anche il Liseiret, una delle più antiche varietà conosciute e “genitore” di oltre 120 varietà esistenti, di cui 80 coltivate, come lo Chardonnay ed il Gamay, è in attesa dell’autorizzazione regionale. Non era mai stato segnalato, precedentemente, in Veneto, mentre G.R.A.S.P.O. ne ha rilevato la presenza in alcuni areali della Lessinia, dimostrandone l’utilità in un’ottica di contenimento del riscaldamento globale per via della sua acidità. Paolo Corbini, direttore di Città del Vino, ha sottolineato l’importanza che questa attività di ricerca si sia allargata a tutta Italia, in particolare, mettendo in evidenza come questi vitigni “con le loro storie uniche, possono diventare marcatori territoriali importantissimi e promotori di una nuova forma di attrazione turistica”.Tesi, questa, evidenziata anche nella relazione illustrata dall’agronomo, Ermanno Murari, che ha confermato, come, in ogni regione italiana, la riscoperta dell’originale ricchezza ampelografica abbia ridisegnato le prospettive di sviluppo dei territori, come nel caso del Timorasso, in Piemonte, del Famoso, in Romagna, del Cagnulari, in Sardegna, del Maiolica, in Abruzzo e della Verdeca, in Puglia. Secondo i tre fondatori di G.R.A.S.P.O., Aldo Lorenzoni, Luigino Bertolazzi e Giuseppe Carcereri, si tratta di esempi, che potrebbero essere imitati dai molti vitigni storici veronesi, inseriti nel progetto camerale: Liseiret, Ottavia, Pontedara, Saccola Bianca, Ua che Liga, Bigolona, Denela, Forselina, Invernenga, Marcobona, Simesara. I tre esperti sono fortemente convinti che la biodiversità possa essere una risorsa importante, per il futuro della viticoltura, sia in chiave di cambiamento climatico, che per una migliore e più dinamica comunicazione delle singole identità territoriali, in tutta Italia.nL’azione di G.R.A.S.P.O., hanno ricordato, ha visto il supporto iniziale di tanti tecnici, con cui, si condividono sensibilità, visioni e quando possibile progettualità e si è sviluppata inizialmente in tutto il Veneto individuando cultivar o biotipi mai indagati o segnalati prima. Un lavoro di ricerca, che ha riservato tante sorprese, con rilievi, sul campo e microvinificazioni, che hanno rivelato le peculiari caratteristiche di alcuni vitigni, considerati perduti o mai conosciuti, per testarne le potenzialità, sia in purezza, che come supporto ai vitigni storici. Questo percorso è stato validato, da convenzioni e da collaborazioni, per innovativi progetti di ricerca, attivati, con il CREA di Conegliano, sui pedigree dei vitigni veneti, con Veneto Agricoltura, per il progetto BIONET, con l’Università di Catania, sui vitigni perduti dell’Etna, con l’Università di Verona, sui nuovi vitigni, resistenti, collaborando, inoltre, con istituti di ricerca in tutta Italia, IRVO in SICILIA, CREA di TURI ed AREZZO, ARSIAL, nel Lazio, CNR di Torino, LAORE ed AGRIS in Sardegna, CRSFA in Puglia, Università di Milano. Un articolato percorso di ricerca, dettagliatamente, riportato sull’ultimo libro di G.R.A.S.P.O., “100 Custodi per 100 vitigni, la biodiversità viticola in Italia”. Vitigni dal passato, quindi, ma, per i vini del futuro. Un lavoro, quello di G.R.A.S.P.O. enorme e di grandi risultati e proposte, in un tempo, quello attuale, in cui, volontà di “nuovo”, anche nel vino, è in costante, forte e veloce divenire”. Grande, dunque, l’innovativa, storica, proposta del ricorso a vitigni d’un tempo, e, quindi, perduti e ritrovati – ritrovati dalla studiata e paziente ricerca G.R.A.S.P.O. – per nuovi vini, che corrispondano alle richieste/esigenze dei tempi, senza, per nulla svalutare, l’alta autorevolezza dei vini sinora e tuttora in uso, che hanno fatto e fanno storia, e che hanno positivamente cementato, l’economia del settore. Che, come tutto, è in costante evoluzione, come i fatti dimostrano, sottolineando la domanda d’innovazione, che, ad esempio, Brepona e Quaiara, con il loro “nuovo” nettare, potrebbero egregiamente soddisfare.
Pierantonio Braggio