Veneto: paghiamo ancora più stipendi, che pensioni. Ma il sorpasso si avvicina. CGIA Mestre, 24.8.2024.
“Nel Mezzogiorno, si pagano più pensioni, che stipendi, ma, nel giro di qualche anno, il sorpasso è destinato a compiersi, anche nel resto del Paese; Veneto compreso. Secondo alcune previsioni[1], infatti, entro il 2028, nella nostra regione, sono destinati a uscire dal mercato del lavoro, per raggiunti limiti di età 272.400 addetti. E’ evidente, visto la grave crisi demografica, in atto, che difficilmente riusciremo a rimpiazzare tutti questi lavoratori, che non saranno più tenuti a timbrare il cartellino, ogni giorno. Insomma, nel giro di pochi anni, i trattamenti pensionistici erogati dall’Inps, in Veneto, sono destinati a superare le buste paga degli operai e degli impiegati, presenti nelle nostre fabbriche e nei nostri uffici. Gli ultimi dati disponibili, che ci consentono di effettuare un confronto tra il numero degli occupati e quello delle pensioni erogate, sono riferiti al 2022. Ebbene, se allora il numero dei lavoratori dipendenti e degli autonomi in Veneto era di 2,1 milioni, gli assegni corrisposti ai pensionati erano 1,8 milioni (saldo pari a +342mila) A livello regionale solo la Lombardia, con un saldo pari a +733mila unità, registra un risultato migliore del nostro. Qualcuno potrebbe legittimamente osservare che, rispetto al 2022, le cifre sono cambiate, in particolare, quella riferita agli occupati. Obiezione più che condivisibile: infatti, il numero degli addetti anche in Veneto è aumentato (di quasi 150mila persone) e in attesa che l’Inps aggiorni le proprie statistiche, è altrettanto ragionevole ritenere che anche il numero delle pensioni[2], corrisposte in questo ultimo anno e mezzo, sia cresciuto, addirittura in misura superiore all’incremento dei lavoratori attivi. Questa analisi è stata realizzata dall’Ufficio studi della CGIA che ha elaborato i dati dell’Inps e dell’Istat. Verona, Padova e Vicenza le realtà più virtuose. Dall’analisi del saldo, tra il numero di occupati e le pensioni erogate nel 2022, la provincia veneta più virtuosa è Verona, che registra un risultato pari a +86mila. Seguono Padova con +74mila, +Vicenza con +67mila, Venezia con +63mila e Treviso con 61mila. Le situazioni più critiche, invece, riguardano Belluno e Rovigo. Se nella provincia dolomitica, il numero delle pensioni ha raggiunto quello dei lavoratori attivi, a Rovigo il sorpasso è già avvenuto. Il saldo, infatti, è pari a -9mila. Ancorchè il Veneto presenti un risultato positivo, il trend è destinato a peggiorare, a causa della interazione di tre fenomeni strettamente correlati fra di loro: la denatalità, il progressivo invecchiamento della popolazione e un tasso di occupazione, che rimane inferiore alla media delle aree più sviluppate d’Europa. La combinazione di questi fattori ha ridotto progressivamente il numero dei contribuenti attivi e, conseguentemente, ingrossato la platea dei percettori di welfare. Un problema che non riguarda solo l’Italia; purtroppo, attanaglia tutti i principali paesi del mondo occidentale. Cosa fare? Con sempre meno giovani e sempre più pensionati, il trend può essere invertito in tempi medio-lunghi, solo allargando la base occupazionale. Come? Innanzitutto portando a galla una buona parte dei lavoratori in “nero”, presenti nel Paese. Stiamo parlando di coloro che svolgono un’attività lavorativa irregolare che, secondo l’Istat, ammontano in Veneto a oltre 185mila persone, che ogni giorno si recano nei campi, nei cantieri, nelle fabbriche o nelle abitazioni a svolgere la propria attività lavorativa senza rispettare le norme fiscali, contributive, assicurative, contrattuali, etc. E’ altresì necessario, incentivare ulteriormente l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro, visto che in Italia siamo fanalino di coda in Europa, per il tasso di occupazione femminile (pari al 50 per cento circa). Inoltre, bisogna rafforzare le politiche che incentivano la crescita demografica (aiuti alle giovani mamme, alle famiglie, ai minori, etc.) e allungare la vita lavorativa delle persone (almeno di quelle che svolgono un’attività impiegatizia o intellettuale). Se non faremo tutto ciò in tempi relativamente brevi, fra qualche decennio, i bilanci della nostra sanità e della previdenza rischiano di implodere. Con più anziani. vantaggi solo per le banche. Un Paese che registra una popolazione sempre più anziana potrebbe avere nei prossimi decenni seri problemi a far quadrare i conti pubblici e a mantenere i livelli di ricchezza, sin qui raggiunti; in particolar modo a causa dell’aumento della spesa sanitaria, pensionistica, farmaceutica e di assistenza alle persone. Va altresì segnalato che, con una presenza di over 65 molto diffusa, alcuni importanti settori economici potrebbero subire dei contraccolpi negativi. Con una propensione alla spesa molto più contenuta della popolazione giovane, una società costituita prevalentemente da anziani rischia di ridimensionare il giro d’affari del mercato immobiliare, dei trasporti, della moda e del settore ricettivo (HoReCa). Per contro, invece, le banche potrebbero contare su alcuni effetti positivi; con una maggiore predisposizione al risparmio, le persone più anziane dovrebbero aumentare la dimensione economica dei propri depositi, suscitando la contentezza di molti istituti di credito”.
–––––––––––––––––– [1] Unioncamere, Sistema Informativo Excelsior, “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2024-2028), marzo[2] I trattamenti erogati in Italia sono: Pensione assistenziale. Prestazione erogata a cittadini con reddito scarso o insufficiente, inferiore ai limiti di legge e indipendentemente dal versamento di contributi, a seguito del raggiungimento del limite di età previsto dalla normativa o per invalidità non derivante dall’attività lavorativa svolta; Pensione di invalidità. Prestazione non reversibile legata al versamento di contributi per almeno cinque anni dei quali tre nell’ultimo quinquennio e al riconoscimento, da parte degli organi competenti dell’Ente previdenziale, della riduzione permanente della capacità di lavoro dell’assicurato a meno di un terzo. L’assegno è compatibile con l’attività lavorativa. Ha durata triennale e confermabile per periodi della stessa durata. Dopo il secondo rinnovo l’assegno è considerato permanente. Al compimento dell’età pensionabile l’assegno ordinario di invalidità si trasforma in pensione di vecchiaia. Pensione di vecchiaia. Trattamento pensionistico corrisposto ai lavoratori che hanno raggiunto l’età stabilita dalla legge per la cessazione dell’attività lavorativa nella gestione di riferimento e che sono in possesso dei requisiti contributivi minimi previsti dalla legge. Pensione indennitaria. Rendita corrisposta a seguito di un infortunio sul lavoro, per causa di servizio e malattia professionale. La caratteristica di queste rendite è di indennizzare la persona per una menomazione, secondo il livello della stessa, o per morte (in tal caso la prestazione è erogata a superstiti) conseguente a un fatto accaduto nello svolgimento di una attività lavorativa. Pensione superstiti. Trattamento pensionistico erogato ai superstiti di pensionato o di assicurato in possesso dei requisiti di assicurazione e contribuzione richiesti.
Un quadro, dunque, difficile, che richiede soluzioni, voglia o non voglia, a breve, in sede nazionale. Soluzioni, che CGIA, più sopra, saggiamente, e, non da oggi, raccomanda e la cui messa in atto è irrimandabile, pena, gravi danni per tutti. Il fatto è che chi, sinora, non ha pagato il dovuto, deve regolarizzare la propria situazione e che se non aumenta il numero degli impegnati, in qualsiasi attività lavorativa, viene a mancare quell’entrata all’INPS, che gli permette di pagare le pensioni. Quanto alle nascite, non c’è che ripetersi: non si può essere genitori, svolgere bene il relativo compito, e, al tempo, essere al lavoro tutto il giorno… Genitori, che vanno, quindi, facilitati ed aiutati…, con normative ad hoc.! Aggiungiamo, come del resto, spesso e da tempo, richiede l’economia, di contenere al massimo la spesa pubblica, risparmiando, per esempio, anche su carta e su penne a sfera…, come si faceva, una volta…, sempre salvaguardando i giusti diritti dei cittadini.
Pierantonio Braggio