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Domenica 27 Ottobre 2024
Burocrazia da incubo: alle Pmi venete costa 10 miliardi l’anno. A Treviso, le Amministrazioni pubbliche più virtuose. Seguono quelle di Venezia e di Vicenza

Nell’offerta dei servizi pubblici digitali, la Pubblica Amministrazione (PA) italiana è tra le peggiori d’Europa[1]; conseguentemente, i tempi medi per il rilascio dei permessi e delle autorizzazioni sono tra i più elevati[2]. In Italia, comunque, la situazione non è omogenea, lungo tutto lo stivale. In Veneto, ad esempio, le istituzioni pubbliche sono tra le più efficienti del Paese. L’Institutional Quality Index (IQI) è un indice, che misura la qualità delle istituzioni pubbliche, presenti in tutte le realtà territoriali italiane. Lo stesso è stato concepito, nel 2014, dall’Università degli Studi di Napoli Federico II[3]. Questo misuratore assume un valore che va da 0 a 1; a differenza di altri, che si basano sulle percezioni dei cittadini, quello redatto dai docenti napoletani fa riferimento a dati oggettivi e considera i servizi pubblici, l’attività economica territoriale, la giustizia, la corruzione, il livello culturale e la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Recentemente è stato aggiornato al 2019[4]. Il risultato che emerge dall’applicazione di questo parametro ci consegna un Paese spaccato a metà; se i livelli di eccellenza più elevati della nostra PA, a livello territoriale si concentrano prevalentemente al Nord, quelli più modesti, invece, si trovano al Sud. A guidare la classifica della qualità in Italia sono le PA[5] presenti nella Provincia Autonoma di Trento. Seguono Trieste, al 2°; Treviso, al 3°, e Gorizia al 4°. Venezia si “piazza” al 6°, Vicenza al 9°, Padova all’11°, Belluno al 21°, Verona al 28° e Rovigo al 42° posto. A segnalarlo è l’Ufficio studi della CGIA. Nonostante, in Veneto la situazione sia molto diversa, che nel resto del Paese, carte, timbri, moduli da compilare e attese agli sportelli sono comunque vissuti, da tanti imprenditori, come dei veri e propri incubi. Per tanti cittadini, invece, quando ci si deve interfacciare, con la macchina pubblica, spesso si scivola in un profondo stato di angoscia. Non solo, con un miglioramento della qualità dei servizi pubblici che avanza a passo di lumaca, la cattiva abitudine della nostra PA di richiedere, in particolare alle imprese, dati e documenti che le amministrazioni già possiedono, è diventata una prassi consolidata. Questi disservizi, purtroppo, hanno una ricaduta economica spaventosamente elevata. Elaborando alcuni dati pubblicati dall’OCSE[6], alle Pmi venete - in particolare per la loro piccola dimensione e la grande vocazione all’export[7] - il costo annuo ascrivibile all’espletamento delle procedure amministrative è stimato in 10 miliardi di euro. Si pensi che la complessità nell’adempiere alle procedure imposte dalla nostra PA è un problema, che in Italia è sentito da ben 73 imprenditori su 100. Tra i 20 paesi dell’Area dell’Euro solo in Slovacchia (78), in Grecia (80) e in Francia (84) la percentuale degli intervistati che ha denunciato questo problema è superiore al tasso riferito al nostro Paese. La media dell’Eurozona è pari a 57. Intendiamoci, anche l’Italia e in particolar modo il Veneto, possono contare su punte di eccellenza della macchina pubblica non riscontrabili nel resto d’Europa, ma mediamente la nostra PA funziona, con difficoltà e, in alcune aree del Paese, costituisce un freno allo sviluppo. Si pensi che, in virtù del Regional Competitiveness Index (RCI), con riferimento al sub-indice relativo al contesto internazionale, tra tutte le realtà italiane la prima, la Provincia Autonoma di Trento, si posiziona al 158° posto, su 234 territori UE monitorati in questa indagine[8]. Dove PA più efficiente, territori più produttivi. Secondo uno studio dell’OCSE[9], l’inefficienza della nostra Pubblica Amministrazione ha ricadute negative, sul livello di produttività delle imprese private. In buona sostanza, dai calcoli dell’Organizzazione ottenuti attraverso l’incrocio della banca dati Orbis del Bureau van Dijk e dei dati di Open Civitas, emerge che la produttività media del lavoro delle imprese è più elevata nelle zone (Nord Italia) dove l’Amministrazione pubblica è più efficiente (sempre Nord Italia). Da questo punto di vista il Veneto è la regione più virtuosa. Diversamente, dove la giustizia funziona peggio, la sanità è malconcia e le infrastrutture sono insufficienti (prevalentemente nel Sud Italia), anche le imprese private di quelle regioni perdono competitività. Come rendere più competitivi gli uffici pubblici. Innanzitutto, bisogna semplificare il quadro normativo. Cercare, ove è possibile, di non sovrapporre più livelli di governo diversi sullo stesso argomento e, in particolar modo, accelerare i tempi di risposta della Pubblica amministrazione. Con troppe leggi, decreti e regolamenti, i primi penalizzati sono i funzionari pubblici, che nell’incertezza interpretativa si “difendono” spostando nel tempo le decisioni. Nello specifico è necessario: • migliorare la qualità e ridurre il numero delle leggi, analizzando più attentamente il loro impatto, soprattutto su micro e piccole imprese; • monitorare, con cadenza periodica, gli effetti delle nuove misure per poter introdurre tempestivamente dei correttivi; • consolidare l’informatizzazione della Pubblica amministrazione, rendendo i siti più accessibili e i contenuti più fruibili; • far dialogare tra di loro le banche dati pubbliche per evitare la duplicazione delle richieste; • permettere all’utenza la compilazione esclusivamente per via telematica delle istanze; • procedere e completare la standardizzazione della modulistica; • accrescere la professionalità dei dipendenti pubblici, attraverso un’adeguata e continua formazione.
-–––––––––––––––––––––––––––––––– [1] The European House-Ambrosetti, Le opzioni tecnologiche per la digitalizzazione avanzata della Pubblica Amministrazione, 2023. Nel ranking mondiale per la digitalizzazione dei servizi pubblici, l’Italia è al 37° posto; a livello UE, invece, siamo al 23°, pag. 38. [2] Audizione preliminare all’esame del Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-29, Testimonianza di Sergio Nicoletti Altimari Capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Camera dei Deputati, Roma, 7 ottobre 2024, pag. 18. [3] Gli ideatori sono la prof.ssa Annamaria Nifo e il prof. Gaetano Vecchione. [4] Nella nota a pag. 6 è illustrata la metodologia di calcolo di questo indice.[5] Sedi decentrate dello Stato, Uffici giudiziari, INPS, INAIL, Agenzia delle Entrate, Camera di Commercio, Istituzioni scolastiche, Università, Aziende sanitarie, Regione, Provincia, Comuni, Società multiservizi a partecipazione pubblica, Società di trasporto pubblico locale, etc. [6] Studi economici dell’Ocse – Italia, settembre 2021, pag. 100.[7] Chi esporta deve predisporre: certificati di origine, attestato di libera vendita, carnet ATA, carnet TIR, visti per l’estero, dichiarazioni di “causa di forza maggiore”, etc. [8] Commissione Europea, Indice di competitività delle regioni, maggio 2023. Il sottoindice relativo al contesto internazionale è la sintesi di molti indicatori che riguardano la corruzione, la qualità e l’imparzialità dei servizi pubblici, l’utilizzo del web nei rapporti con la PA, l’efficienza della giustizia, etc.[9] Rapporto Economico sull’Italia, Febbraio 2017.
Purtroppo, non è la prima volta, che CGIA Mestre, con la sua nota precisione, ci evidenzia situazioni difficili, che frenano l’evoluzione economica, creandole, anche forti costi, che, ovviamente, vanno a finire, giustamente, sul prezzo del prodotto. CGIA suggerisce, come leggiamo. nella nota, di cui sopra, interventi validissimi, atti a migliorare la situazione. Noi, condividendo l’iniziativa, molto modestamente, aggiungiamo: “copiamo” dai Paesi a burocrazia più contenuta, quanto di meglio serva a ridurre la soffocante burocrazia nostrana.
Pierantonio Braggio







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