“Un bacio senza tempo” a Verona, l’eternità dell’arte tra Klimt, Shakespeare e intelligenza artificiale
(Verona, 6 giugno) - Un viaggio tra le arti, dove Klimt incontra Shakespeare, Beethoven dialoga con Bowie e la città di Verona si trasforma in uno spazio sospeso tra memoria, immaginazione e visione. È Un bacio senza tempo, la nuova creazione immersiva firmata da Massimiliano Siccardi e Luca Longobardi, con la coreografia di Alessandra Celentano, in scena al Teatro Ristori di Verona dal 7 giugno al 21 settembre. Un’opera che segna il ritorno al teatro per Siccardi e Longobardi, artisti che hanno ridefinito il concetto di arte immersiva nel mondo, con il successo mondiale di Immersive Van Gogh (oltre 10 milioni di spettatori tra Stati Uniti, Canada e Francia).
Prodotta da CREA Impresa Sociale, società strumentale di Fondazione Cariverona, l’opera è un omaggio poetico alla forza dell’amore e dell’arte, concepita come “un’opera totale” in cui musica, immagine, architettura, danza e parola si intrecciano in un grande affresco visivo. Le immagini sono realizzate con tecniche miste, che spaziano dal disegno a mano all’intelligenza artificiale.
Uno straordinario poema visivo, che mette al centro della narrazione l’amore universale ed eterno, attraverso la fusione emotiva e simbolica de Il bacio di Klimt con il mito di Romeo e Giulietta di Shakespeare, sullo sfondo di una Verona liberamente reimmaginata grazie all’intelligenza artificiale, rielaborando stampe e vedute dell’epoca.
Lo spettatore è avvolto dalla narrazione in un continuo crescendo di immagini, suoni e movimenti in grado di catapultarlo in un mondo onirico. L’immersive experience ripercorre la vita di Klimt e il contesto della Secessione Viennese per poi scivolare nella sua arte dorata che esplode per ricomporsi in una notte stellata veronese. Il racconto continua con un omaggio a Romeo e Giulietta mettendo in scena i punti più importanti della tragedia shakespeariana: il sanguinoso scontro tra Montecchi e Capuleti e l’amore tra i protagonisti che rivive sul palco attraverso la danza di due ballerini. Lo spettacolo si chiude ritornando su Klimt con una proiezione introspettiva dell’Albero della vita, in grado di suscitare sensazioni di pace e armonia con l’universo.
Il risultato è, come la definiscono gli stessi Siccardi e Longobardi, “un’opera profondamente avanguardistica”, che affonda le sue radici nella lezione della Secessione Viennese. Un riferimento che per gli autori non è solo estetico, ma rappresenta l’origine di un gesto rivoluzionario: un movimento che ha affermato l’arte come atto di libertà, rottura e coraggio.
Una tensione artistica che si coglie nel conflitto tra Capuleti e Montecchi, esploso in scena tra spade, sovrapposizioni digitali e corpi in movimento, che assurge così a simbolo di ogni guerra, passata e presente. Così come, mentre sullo sfondo si staglia il Palazzo della Secessione, risuona la voce di David Bowie in Heroes (versione tedesca): un omaggio a chi ha il coraggio di essere se stesso, anche solo per un giorno. Per Siccardi e Longobardi, questo è l’eroismo oggi: restare autentici, dire la propria, trasformare la bellezza in un atto necessario.
La musica è infatti l’architettura emotiva e invisibile dell’opera. Longobardi, compositore di formazione classica (allievo di Roberto De Simone), ha costruito una partitura sonora che contamina e attraversa epoche e linguaggi: da Verklärte Nacht di Schönberg — simbolo musicale della Secessione — a Romeo e Giulietta di Prokofiev, da Brian Eno, fino a brani originali come Ariane, passando per una rilettura della Settima Sinfonia di Beethoven firmata da Eleuteria Arena. «La musica è più del cinquanta per cento del nostro lavoro. Se non funziona a occhi chiusi, non funziona nemmeno con gli occhi aperti», spiegano gli autori.
Il momento culminante dello spettacolo è rappresentato dalla danza, curata dalla direzione coreografica di Alessandra Celentano, che trasforma il movimento in forza narrativa. Il programma nerà la presenza di Alessandro Macario e Matteo Zorzoli, entrambi al fianco di Carola Puddu, unica interprete presente in tutte le date.
Il passo a due dei danzatori – sostenuto dalle note de Il cielo in una stanza di Gino Paoli – accompagna la visione del Bacio, creando una sorta di attimo eterno. «Quella scena – spiega Siccardi – è la nostra bolla fuori dal tempo. I corpi si sfiorano, si cercano, ma il bacio non arriva mai. E non serve aggiungere parole, basta dire amore.»
"Con Un bacio senza tempo - afferma Filippo Manfredi, Direttore del Teatro Ristori, dichiara - il Teatro Ristori inaugura un nuovo modo di abitare lo spazio scenico, aprendosi in maniera strutturale all’innovazione tecnologica e alla sperimentazione artistica. Non si tratta di un semplice spettacolo immersivo, ma di una trasformazione vera e propria dell’identità teatrale: l’intero edificio – dal palco alla platea – diventa parte integrante del racconto. È un gesto culturale coraggioso e, per certi versi, inedito: ad oggi, nessun teatro nazionale ha mai ospitato un’installazione immersiva di questa intensità e continuità. Questo progetto - continua Manfredi - è anche il frutto di un percorso che il Ristori ha avviato già da tempo, aprendosi a proposte ibride, multidisciplinari, anche in dialogo con il mondo corporate e formativo. Oggi facciamo un passo ulteriore, consapevoli che solo attraverso l’apertura e il linguaggio dell’innovazione possiamo restare fedeli alla nostra vocazione culturale”.
«L’arte è eterna», scriveva Egon Schiele, ed Un bacio senza tempo è allora un sogno eterno a occhi aperti: un’opera che ci invita, oggi più che mai, a ricordare che la bellezza è un atto radicale e l’amore una forma di resistenza. A ricordare, in fondo, cosa ci rende umani.