Cardiochirurgia, dimesso il primo paziente con cuore artificiale
Decorso regolare per l’uomo che ha avuto la sostituzione completa dell’organo naturale
Verona, 10 giugno 2025
E’ stato dimesso una settimana fa dal reparto di Cardiochirurgia e adesso è a Lonigo per la riabilitazione, ma a breve farà rientro al domicilio. Il paziente veronese, 52 anni, è il primo in Veneto con cuore interamente artificiale Carmat impiantato lo scorso 26 marzo. A fare l’intervento, durato circa 12 ore, è stata la Cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, la quarta città in Italia, dopo Napoli, Roma e Milano, ma la prima presso un policlinico universitario.
Decorso regolare. L’uomo aveva avuto un anno fa una cardiopatia ischemica grave, un infarto che gli ha lasciato uno scompenso cardiaco importante in continuo peggioramento e per il quale andava presa la soluzione chirurgica salvavita per consentirgli di arrivare al trapianto. Al momento del ricovero, il paziente presentava condizioni cliniche in rapido deterioramento e ipertensione polmonare. L’operazione è andata bene, così come regolare è stato il decorso nelle due settimane in Terapia intensiva Cardio-toraco-polmonare, seguito dai cardiochirurghi e dagli anestesisti, e la degenza ordinaria di altri due mesi in reparto di Cardiochirurgia.
Dispositivo di ultima generazione. E’ un device meccanico di ultima generazione, realizzato in Francia da Carmat, che riproduce esattamente la funzione di entrambi i ventricoli del cuore naturale. E’ salvavita nel caso di persone con insufficienza cardiaca avanzata per i pazienti con scompenso cardiaco biventricolare dovuto a disfunzione del ventricolo sinistro e destro, e che sono in attesa di trapianto oppure che addirittura non sono neppure candidabili a trapianto cardiaco. Il cuore artificiale sostituisce interamente l’organo naturale attraverso un intervento complesso di rimozione in circolazione extracorporea e successivo impianto nel torace del device tecnologico, capace di generare lo stesso flusso sanguigno pulsato del cuore nativo. Il cuore artificiale, dal costo di 200 mila euro, presenta quattro caratteristiche innovative: biventricolare per sostituire entrambi i ventricoli, valvole biologiche che permettono una terapia anticoagulante meno aggressiva, pulsatile per generare il flusso sanguigno e automatico con sensori che regolano il funzionamento in base allo sforzo.
Il lavoro di molti. L’intervento chirurgico è stato realizzato con successo dalla squadra multidisciplinare coordinata dal prof Giovanni Battista Luciani, direttore Cardiochirurgia, composta dal cardiochirurgo dott Livio San Biagio, dal prof Leonardo Gottin, direttore Anestesia e Terapia Intensiva Cardio-Toraco-Vascolare, dal dott Rocco Tabbì, coordinatore tecnici di perfusione extra-corporea, Enrico Marcolungo e Serena Pedrini, giovani infermieri strumentisti in Cardiochirurgia. Questa è l’équipe che si è formata sull’impianto della nuova tecnologia, ma l’assistenza clinica anche post operatoria è stata realizzata da decine di altri professionisti sanitari: infermieri di area critica, strumentisti, medici anestesisti, perfusionisti, fisioterapisti, nurse di anestesia, tecnici di radiologia.
Presenti in conferenza stampa: Callisto Marco Bravi direttore generale AOUI, Pier Francesco Nocini Magnifico Rettore Università di Verona, Matilde Carlucci direttore sanitario, Giovanni Battista Luciani direttore Cardiochirurgia, Leonardo Gottin direttore Anestesia e Terapia Intensiva Cardio-Toraco-Vascolare, équipe chirurgica: Livio San Biagio cardiochirurgo, Rocco Tabbì coordinatore tecnici di perfusione extra-corporea, Emanuela Zonzini, caposala Cardiochirurgia.
Callisto Marco Bravi: “Sono orgoglioso di dirigere questa grande Azienda formata da grandi professionisti orientati all’innovazione. E’ il primo cuore artificiale in Veneto e da quando il prof Luciani mi ha espresso l’esigenza, abbiamo agito in tempi record sia nell’acquisto e parte autorizzativa sia nella parte clinica. L’investimento non deve stupire perché l’innovazione in sanità non produce costi, bensì risparmio di risorse. In Aoui abbiamo dato l’esempio concreto con la sperimentazione robotica su tre diverse piattaforme, questo dialogo competitivo con il mercato ci permette di risparmiare quasi due milioni l’anno. L’eccezionalità del cuore artificiale è molto di più di quello che si vede. Ci sono componenti che rendono il dispositivo straordinario, il tessuto delle valvole è ricavato dal pericardio di bovino, quindi è stato innestato un tessuto naturale. Infine, è fondamentale la regolazione pressoria che compie il dispositivo, la pressione del nostro cuore cambia ogni secondo e la macchina riesce a monitorarle ed assecondarle”.
Pier Francesco Nocini: “In questi anni del mio mandato abbiamo tracciato la strada per il progresso della medicina che vuole le conoscenze e le competenze sanitarie sempre più intrecciate a quelle in ambito ingegneristico e tecnologico. Con l’obiettivo di dare alle cittadine e ai cittadini cure sempre migliori e personalizzate. Questo intervento è stato eseguito nella nostra Aoui ed è un esempio concreto della reale integrazione tra l’università e l’azienda ospedaliera. A realizzare questo successo per il nostro paziente è stata una équipe multidisciplinare di elevata professionalità. Il mio plauso va dunque al professor Luciani e alla sua équipe, al professor Gottin e alla sua équipe, agli specializzandi e tutto il personale infermieristico cui va riconosciuto il ruolo fondamentale in ambito sanitario. Ultimo ma non ultimo un doveroso ringraziamento al dottor Callisto Marco Bravi e alla dottoressa Matilde Carlucci per la loro lungimiranza e per aver creduto nell’innovazione in ambito ingegneristico e tecnologico”.
Giovanni Battista Luciani: “Un percorso che si è reso necessario per la concomitanza di due problemi cardiologici e cardiocircolatori: l'insufficienza di entrambe le sezioni del cuore sinistra e destra, con una gravissima ipertensione polmonare, condizioni in cui un trapianto cardiaco non è possibile. Per il paziente in peggioramento clinico è stato necessario ricorrere all'impianto di un cuore artificiale totale. Si tratta di un dispositivo che ha subito migliorie e aggiornamenti da un punto di vista ingegneristico. E' l'unico totalmente impiantabile sul mercato, attualmente approvato nella Comunità Europea. Un intervento molto complesso il cui decorso, già preannunciato piuttosto lungo, è stato assolutamente regolare sin dall'inizio nelle cure intensive post-operatorie cardiochirurgiche, fino alla fase di degenza in reparto. Il ricovero è durato circa 2 mesi durante i quali c’è stato un miglioramento progressivo delle condizioni generali del paziente che riscontrava solo un certo grado di disfunzione renale che ad oggi risulta totalmente superata. E’ stato un intervento ponte verso il trapianto da realizzare in 6-12 mesi. Il paziente, una volta dimesso dalla riabilitazione cardiologica, sarà seguito con controlli ambulatoriali durante i quali, interrogando il software di questo complesso macchinario, si potrà dimostrare il progressivo miglioramento dell'ipertensione polmonare, condizione ostativa al trapianto”.
Leonardo Gottin: “Il paziente è stato portato in sala operatorie alle 8 del mattino ed è uscito alle 20 circa, tempistica normale per questo tipo di interventi complessi e innovativi. È un’operazione che poi richiede un successivo trattamento rianimativo intensivologico post operatorio molto lungo e complicato. Questo tipo di intervento necessita di un’elevata specializzazione in tutti i settori, per la nostra branchia anestesiologica c'è una super-specializzazione che è quella dell'anestesia in chirurgia cardiaca. Tutta l'équipe che ha seguito il paziente ha una competenza specifica su questo tipo di pazienti e non potrebbe essere diverso: noi anestesisti in Terapia intensiva, a continuo contatto con i cardiochirurghi, con i tecnici perfusionisti, gli specialisti che seguono il dispositivo e il personale infermieristico”.