Viticoltura e cambiamenti climatici. Servono tecniche agronomiche ad efficacia, sia a breve che a lungo termine. Incontro tecnico a Negrar, Verona, a cura di Coldiretti Verona e di Valpolicella Benaco Banca.
In cinquant’anni, la temperatura media della superficie della terra è aumentata di un grado e mezzo e le previsioni, per il prossimo mezzo secolo, parlano di un ulteriore, preoccupante, innalzamento. Ciò incide sul vigneto, per il quale, è ormai fisiologico l’anticipo delle fasi fenologiche della vite, vale a dire germogliamento, fioritura, invaiatura e maturazione, momenti fondamentali per ottenere un vino di qualità. Stress idrico, scottature, ristagno di acqua e gelate tardive sono alcuni dei fenomeni legati ai cambiamenti climatici che possono essere molto dannosi per le viti. Necessarie, quindi, tecniche agronomiche, che possano avere efficacia sia nel breve periodo che a lungo termine. Così, in sintesi. Giovanni Battista Tornielli, ordinario di Arboricoltura generale e Coltivazioni arboree dell’Università di Padova, il 27 marzo 2024, presso la Cantina Valpolicella Negrar durante il tradizionale incontro, che Coldiretti e Valpolicella Benaco Banca organizzano, in sinergia con Cantina Valpolicella Negrar, con il Consorzio Tutela Vino Valpolicella, con il Comitato Palio del Recioto e dell’Amarone, con l’Associazione Pro Loco di Negrar e con il patrocinio del Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona.
“Gli effetti dei cambiamenti climatici influenzano anche il mondo agricolo e la nostra attenzione è rivolta alla viticoltura che rappresenta il nostro “patrimonio” - ha detto il presidente di Valpolicella Benaco Banca Daniele Maroldi. E’ importante, quindi, trovare soluzioni che cerchino di mitigare le conseguenze negative e la sinergia tra tutti gli attori diventa fondamentale. La nostra Banca organizza questi momenti di confronto per sottolineare l’importanza del settore vitivinicolo nella nostra provincia e per dare voce ai produttori che lavorano con serietà nel territorio”.
“Poche decine di anni fa – ha spiegato Tornielli – in molte aree della Valpolicella, la data media di raccolta cadeva nella prima settimana di ottobre. Ora si inizia ad andare in vigneto anche a fine agosto. Questo può provocare diverse conseguenze: dall’eccessivo accumulo di zuccheri con innalzamento del tenore alcolico dei vini, al rapido calo dell’acidità con l’aumento del PH del mosto, fino al disallineamento tra la maturazione dell’uva dal punto di vista tecnologico, da quello fenolico e aromatico. Senza pensare che anche in fase di appassimento si potrebbero riscontrare anomalie qualitative”. La buona notizia è che è possibile affrontare tali fenomeni dal punto di vista agronomico, garantendo così le migliori performance possibili delle viti. “Tra le misure di mitigazione a breve termine – ha continuato Tornielli – si va da una precisa cura della chioma, all’applicazione di ombreggianti nel vigneto, fino a una scrupolosa gestione del suolo, della presenza di sostanza organica e dell’irrigazione di soccorso, quando possibile. Inoltre, per ottenere risultati duraturi nel tempo, è necessario intervenire sulla posizione dei vigneti, sui sistemi di allevamento e sulle scelte varietali. I portinnesti, attualmente più utilizzati, sono stati costituiti più di un secolo fa: è quindi fondamentale incrementare la ricerca per ottenerne di più resistenti e adatti al clima che già sta interessando il nostro territorio”. Alex Vantini, presidente di Coldiretti Verona: ”Negli ultimi anni, la nostra provincia è risultata la seconda in tutto il Paese, per fenomeni siccitosi, causati dalla forte mancanza di precipitazioni. Gli imprenditori agricoli sono chiamati, quindi, a reagire con uno sforzo di adattamento che passa necessariamente dalle nuove tecnologie, alle pratiche agronomiche innovative fino ad arrivare alle Tea, le nuove frontiere della biotecnologia, che nulla hanno a che fare con i vecchi OGM, e grazie alle quali possiamo, oggi, sperare di ottenere vitigni più resistenti, che rispettano le caratteristiche varietali e di biodiversità che poi trasferiscono riconoscibilità al vino”. Purtroppo, il comportamento del tempo, sulle culture, è determinante, ma sullo stesso, lo sappiamo bene, non è possibile intervento alcuno. Importante è seguire, quindi, i suggerimenti, che, in base a studi ad hoc, vengono offerti, per fronteggiare, nel modo migliore possibile, una situazione, che, in fatto di cambiamenti climatici, del resto, in parte costatati, e in parte, imprevedibili, incide negativamente sulla qualità del prodotto vino.
Pierantonio Braggio