“POTREI DECIDERE DI VIVERE A VERONA, MA CHE DOLORE VEDERE LA DANZA ABBANDONATA”
Carla Fracci, étoile della danza, è stata protagonista del Maravilia Festival di Tarmassia con il suo libro “Passo dopo Passo”. Un’occhiata al passato, con il racconto di alcuni eventi importanti della sua straordinaria vita artistica, ma soprattutto lo sguardo rivolto al futuro, anche quando racconta del suo vincolo con la Verona. “Ho un rapporto bellissimo con la città, ho lavorato molto con Fondazione Arena e questo mi ha permesso di rimanere a Verona anche per periodi lunghi. E poi per il futuro chissà, potrei anche trasferirmi a vivere qui”.
La danza è, da sempre, al centro della sua vita e, oggi, è universalmente considerata una delle più grandi ballerine del ‘900. Gli esordi alla scuola del Teatro alla Scala di Milano e poi il successo che è arrivato interpretando i ruoli di Giselle, La Sylphide e Giulietta, condividendo il palco con leggendari ballerini come Nureyev e Baryshnikov.
Il futuro della danza, però, non è così semplice anche per i grandi talenti italiani che, comunque, continuano ad esserci. “La danza – spiega Fracci – andrebbe aiutata, ma dalle Fondazioni hanno praticamente tolto le compagnie, le hanno smantellate e questo è un grande dolore. Mi rattrista moltissimo che la danza sia abbandonata, che non sia nel progetto di governo, di qualsiasi governo, e che non ci sia un progetto per aiutare, supportare e coltivare la danza. Ci sono molti talenti italiani, ma purtroppo devono andare all’estero per trovare lavoro, intendo un lavoro solido dove ci sia grande professionalità e siano previste stagioni di balletto”.
Nel suo libro, Carla Fracci narra episodi importanti della sua vita artistica. “Racconta – spiega l’étoile – una parte della mia vita, con fotografie significative e alcuni personaggi fantastici. È dedicato ai miei nipoti, ma i giovani possono capire tra le righe cos’è la danza che non è divertimento e basta, solo gambe e piedi, ma c’è la musica, l’ispirazione, il calarsi nei personaggi, c’è il senso di capire il cuore e, soprattutto, la testa”.